
La Regione Lombardia esce dalle agenzie di bacino del trasporto pubblico locale per centralizzare il controllo tramite direttive vincolanti, suscitando critiche su autonomia territoriale, trasparenza e impatti economici. - Unita.tv
La giunta regionale della Lombardia ha deciso di uscire dalle società delle agenzie di bacino del trasporto pubblico locale per aumentare la propria influenza sulle decisioni riguardanti il TPL. Il cambio di strategia ha suscitato reazioni contrastanti, sollevando dubbi sulla nuova governance e sulle ricadute per il trasporto pubblico nel territorio lombardo. Questo articolo raccoglie dettagli e commenti emersi durante l’audizione in consiglio regionale, mettendo a confronto le ragioni dell’uscita con le critiche di chi gestisce il settore sul campo.
Le motivazioni della regione per lasciare le agenzie del trasporto pubblico locale
La Regione Lombardia ha giustificato la scelta di uscire dalle agenzie del TPL sottolineando l’insufficiente peso del 10% di partecipazione detenuto in ciascuna società. Questo limite non avrebbe permesso di influenzare coerentemente le decisioni quando queste si fossero discostate dalle linee guida regionali. Di conseguenza, la giunta ha deciso di spostare il confronto fuori dagli organi societari delle agenzie, affidandosi a direttive regionali vincolanti invece delle linee guida non obbligatorie.
Il risultato atteso è un maggior controllo diretto su questioni fondamentali, senza dover negoziare in assemblee dove la regione non può modificare il corso degli eventi. L’uscita è stata votata un mese fa dalla giunta e porta a una riforma della governance del comparto che punta a dare centralità alla regione come unico soggetto decisore attraverso lo strumento delle direttive vincolanti. Questo cambio sembra voler evitare situazioni di contrasto con le agenzie, ritenute spesso incapaci di allinearsi completamente alle strategie regionali.
Le direttive ora diventano atti che vincolano le agenzie e i soggetti coinvolti, riducendo il ruolo negoziale delle assemblee. La scelta nasce dal bisogno di superare un’impasse strutturale legata alla frammentazione del potere decisionale tra più enti, ritenuta poco funzionale per la pianificazione e la gestione efficace del trasporto pubblico locale.
Luca tosi e le critiche sull’uscita della regione dalle agenzie tpl
Durante l’audizione in commissione consiliare, Luca Tosi, direttore generale dell’agenzia TPL di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, ha espresso chiaramente la sua contrarietà alla decisione regionale. Secondo Tosi, la rappresentazione della regione come soggetto marginale che non incide nelle assemblee non corrisponde alla realtà. Ha ricordato che negli ultimi otto anni l’assemblea dell’agenzia ha votato 47 delibere, di cui la regione ha partecipato a 15 votazioni, con un risultato quasi sempre unanime.
Tosi ha evidenziato che il problema non risiede nella partecipazione o nel peso della regione, ma nella qualità e nella chiarezza delle indicazioni fornite. Ha inoltre segnalato la mancanza della cosiddetta clausola valutativa, prevista dal sistema di governance, ovvero la ricognizione biennale sull’andamento e la programmazione dell’agenzia. Da quando è direttore questa relazione non è mai stata comunicata alla struttura, con un deficit di trasparenza e di controllo che si riflette nell’efficacia delle decisioni.
Altra questione sollevata riguarda il ricorso alle direttive vincolanti che concentra il potere decisionale sulla giunta regionale, posticipando le agenzie al ruolo di meri esecutori. “Questo meccanismo rischia di ridurre la capacità delle agenzie di adattare i servizi alle specificità locali e limita il confronto democratico previsto nelle assemblee.”
Le preoccupazioni dei presidenti delle agenzie tpl e degli esponenti politici
Le perplessità sull’uscita della regione dalle agenzie sono condivise da quasi tutti i presidenti degli enti gestori del TPL, intervenuti in commissione. Tra le criticità segnalate spicca il fatto che per Trenord, il servizio ferroviario a gestione regionale, rimarranno regole e procedure differenziate rispetto al trasporto su gomma. Questo crea un sistema in cui la programmazione e il trasferimento dei fondi continuano a seguire dinamiche di mercato particolari separate, non integrate nel nuovo modello di governance.
Oltre agli aspetti tecnici, arrivano critiche politiche precise. Emilio Del Bono, consigliere regionale del PD, ha denunciato il rafforzamento del centralismo di Palazzo Lombardia, che a suo dire riduce le autonomie territoriali e il potere delle realtà locali nella gestione del TPL. Nicola Di Marco, capogruppo del M5S, si è focalizzato sull’incertezza riguardo alle implicazioni economiche dell’uscita: “se la regione si ritira dalla governance, si rischia un parallelo disimpegno finanziario.”
Di Marco ha aggiunto che in caso di ritiro della regione dalla gestione, le agenzie avrebbero bisogno di una maggiore autonomia operativa. “Senza questa, infatti, ogni delega rischia di diventare inefficace, con una governance che rimane concentrata su via Fabio Filzi, sede della giunta regionale, senza maggior responsabilità nei territori.”
Implicazioni future della riforma sulla governance del trasporto pubblico in lombardia
L’uscita della Regione Lombardia dalle agenzie di bacino del TPL segna una svolta significativa nella gestione del trasporto locale. La riforma va nella direzione di un controllo più centralizzato, con direttive che hanno carattere vincolante e una giunta più protagonista nelle decisioni strategiche. Questo approccio potrebbe ridurre attriti e negoziazioni negli organismi partecipati, ma pone questioni sul ruolo e la rappresentatività delle agenzie.
Le agenzie stesse manifestano dubbi sulla capacità di rispondere in modo flessibile alle esigenze dei territori, elemento cruciale in un sistema che deve adattarsi ai diversi bacini di utenza. Le differenze tra trasporto ferroviario e su gomma rimangono un nodo non sciolto e alimentano la sensazione di un sistema diviso, con regole differenti e difficoltà a coordinare le risorse.
Restano incerte inoltre le conseguenze sul piano economico e finanziario, con potenziali ripercussioni sul trasferimento di fondi e sul coordinamento dei programmi. Il dibattito in consiglio regionale mette in luce anche una spaccatura politica sul tema tra chi sostiene il maggior controllo regionale e chi invoca maggiore autonomia per le realtà locali.
Una riforma di questo tipo inciderà nei prossimi mesi sull’organizzazione del TPL lombardo e sulla capacità di garantire continuità e qualità del servizio su territori molto differenti tra loro. Resta da capire come si evolveranno i rapporti tra la regione e gli enti territoriali coinvolti nella gestione quotidiana del trasporto.