Il caso che ha coinvolto Matteo Salvini e l’eurodeputata Ilaria Salis si è chiuso con una richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano. La vicenda nasce da accuse di diffamazione aggravata mosse dalla Salis nei confronti del ministro, in seguito a dichiarazioni ritenute offensive durante un periodo delicato della sua detenzione in Ungheria. Il procedimento giudiziario ha analizzato le parole usate da Salvini, valutandone la veridicità e il rispetto dei limiti del diritto di critica.
I fatti alla base della denuncia: le accuse dell’eurodeputata ilaria salis
Ilaria Salis, eurodeputata del gruppo Avs, era stata detenuta a Budapest per 15 mesi. Durante quel periodo, precisamente il 31 gennaio 2024, Matteo Salvini aveva rilasciato alcune dichiarazioni riguardanti un episodio risalente al febbraio 2017. Secondo quanto riportato dalla Lega e dallo stesso ministro in un’intervista dello stesso giorno, la Salis sarebbe stata coinvolta in una presunta aggressione violenta contro un banchetto della Lega.
La denuncia presentata dall’eurodeputata contestava queste affermazioni definendole false e lesive della sua reputazione. In particolare negava categoricamente ogni accusa relativa ad atti violenti come sputare o picchiare militanti leghisti. Inoltre sottolineava che era stata assolta “per non aver commesso il fatto” nel processo relativo all’episodio citato da Salvini.
Nella nota ufficiale diffusa dalla Lega si sosteneva che la Salis fosse finita a processo proprio per quei fatti; mentre nelle parole del ministro si parlava anche dell’assurdità che lei potesse lavorare come maestra in Italia dopo tali episodi.
La posizione della procura: diritto di critica e verifica dei fatti storici
Il pm Antonio Pansa ha iscritto inizialmente Matteo Salvini nel registro degli indagati per diffamazione aggravata sulla base delle accuse mosse dalla europarlamentare. Tuttavia dopo aver esaminato gli atti ha chiesto l’archiviazione sostenendo che le espressioni usate dal ministro sono coperte dal diritto di critica.
Secondo l’accusa pubblica infatti non vi è stato travisamento dei fatti storici: effettivamente c’è stato un processo nei confronti della Salis legato all’episodio menzionato anche se poi lei è stata assolta perché riconosciuta innocente dai testimoni oculari o dalle persone offese.
Le parole pronunciate da Salvini non sono state considerate particolarmente offensive né hanno superato i limiti consentiti nell’ambito delle polemiche politiche o pubbliche discussioni su temi sensibili come quello affrontato.
L’espressione “luce negativa” riferita alla figura dell’europarlamentare appare giustificabile nel contesto politico senza configurarsi come diffamazione vera e propria secondo quanto stabilito dal pm milanese.
Possibili sviluppi processuali: opposizione alla richiesta d’archiviazione
Nonostante la richiesta avanzata dalla Procura sia favorevole a Matteo Salvini resta aperta la possibilità per Ilaria Salis e i suoi legali – Eugenio Losco e Mauro Straini – di opporsi davanti al gip alla decisione sull’archiviazione entro i termini previsti dalla legge processuale penale italiana.
L’opposizione potrebbe portare ad ulteriori approfondimenti giudiziari sul contenuto delle dichiarazioni rese dal leader politico o eventualmente ad altre valutazioni sulle modalità con cui sono state diffuse notizie relative all’ex detenuta ungherese durante quel delicatissimo momento personale e politico.
La vicenda mette nuovamente sotto i riflettori temi quali libertà d’espressione politica versus tutela dell’onore personale soprattutto quando si tratta personaggi pubblici impegnati su fronti controversi come immigrazione ed ordine pubblico spesso oggetto di dibattito acceso sui media nazionali ed europei.