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La procura della corte penale internazionale accusa l’Italia di aver ostacolato la consegna di Almasri alla giustizia

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La procura della Corte penale internazionale ha formulato accuse precise contro il governo italiano per non aver rispettato gli obblighi legali nel caso del generale libico Osama Almasri. Il documento, lungo 14 pagine e firmato dal procuratore Nazhat Shameem Khan, contesta la gestione italiana dell’arresto e della successiva liberazione di Almasri, sottolineando come queste azioni abbiano impedito alla Corte di svolgere le proprie funzioni. La vicenda ha sollevato interrogativi sul ruolo delle istituzioni italiane e sulla trasparenza nelle procedure internazionali.

Le contestazioni formali della corte penale internazionale nei confronti dell’Italia

Il testo ufficiale diffuso dalla Corte penale internazionale mette in discussione la strategia adottata dall’Italia dopo l’arresto di Osama Almasri a Torino. Secondo quanto riportato, la richiesta formale di estradizione da parte delle autorità libiche è stata inoltrata solo due giorni dopo l’arresto, il 20 gennaio scorso. Tuttavia questa comunicazione è stata resa pubblica oltre tre mesi dopo il rilascio del generale. Inoltre manca qualsiasi mandato d’arresto emesso dalle autorità libiche nella documentazione fornita dall’Italia.

La liberazione e il rientro di Almasri in libia

La Corte evidenzia che al ritorno in Libia Almasri non è stato né arrestato né estradato ma trasferito liberamente a Tripoli dove una folla lo ha accolto tra applausi e bandiere nazionali. Questo comportamento fa pensare che l’Italia abbia deciso autonomamente se dare priorità o meno alla richiesta libica rispetto a quella della stessa Corte penale internazionale senza consultarla preventivamente come previsto dall’articolo 97 dello Statuto del tribunale.

L’assenza di confronto con la Corte rappresenta una grave violazione degli obblighi internazionali italiani secondo i magistrati dell’Aja: un mancato dialogo che avrebbe dovuto affrontare eventuali problemi nell’esecuzione della consegna richiesta dalla CPI.

Il ruolo del ministro nordio e le critiche sulle dichiarazioni pubbliche

Nel documento si sottolinea anche il ruolo centrale attribuito al ministro italiano della Giustizia Carlo Nordio nella gestione delle richieste provenienti dalla Corte penale internazionale. Il procuratore Khan ricorda che Nordio è “l’unico destinatario” ufficiale delle istanze di cooperazione da parte del tribunale ed è tenuto semplicemente a trasmetterle al Procuratore generale per esecuzione.

Le osservazioni contestano poi alcune affermazioni fatte dallo stesso Nordio durante un intervento parlamentare dove aveva parlato “dell’incertezza assoluta sulla data dei crimini” imputati ad Almasri. La procura precisa invece che gran parte dei capi d’accusa contenuti nel mandato non riguardano fatti avvenuti dal 2011 in poi – anno in cui la prigione militare Mitiga non era ancora operativa – contraddicendo quindi quanto sostenuto dal ministro.

Questa discrepanza rafforza le accuse rivolte all’Italia circa una gestione poco trasparente e giuridicamente insostenibile dell’intera vicenda processuale legata ad Almasri.

Le richieste formali avanzate dalla corte all’assemblea degli stati parti e al consiglio sicurezza onu

La Procura della CPI definisce “insostenibile” sia sotto il profilo giuridico sia fattuale la posizione assunta dall’Italia nella vicenda Almasri; inoltre ritiene insufficienti ed evasive le spiegazioni fornite finora dagli organi italiani coinvolti nei procedimenti relativi alla mancata collaborazione con il tribunale internazionale.

Per questo motivo viene chiesto formalmente alla Camera dei deputati italiana un accertamento pubblico sull’inadempienza riscontrata nello svolgimento degli obblighi internazionali da parte dello Stato italiano. L’obiettivo è deferire quindi questa situazione all’Assemblea degli Stati parti o direttamente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché vengano presi provvedimenti adeguati contro Roma per aver ostacolato l’attività giudiziaria sulla questione Libia-Almasri.

Questa mossa rappresenta uno sviluppo significativo nelle relazioni tra Italia e istituzioni giudiziarie internazionali, aprendo scenari delicati sul piano diplomatico oltreché giudiziario nel contesto mediterraneo più ampio.

Reazioni politiche: mediterranea chiede indagini su nordio piantedosi mantovano meloni

L’associazione Mediterranea ha reagito duramente alle rivelazioni contenute nelle osservazioni inviate dalla CPI invitando i magistrati romani a chiudere senza indugi le indagini aperte per favoreggiamento nei confronti dei ministri Carlo Nordio , Matteo Piantedosi , del sottosegretario Mantovano e persino della presidente Giorgia Meloni stessa.

Secondo Mediterranea infatti dietro quella che viene definita “la fuga organizzata” del capo polizia giudiziaria tripolina accusata di crimini contro l’umanità si nasconde un tentativo deliberato dello Stato italiano volto ad impedirne il processo davanti alla CPI. L’associazione invita inoltre gli organismi giudiziari internazionali ad agire su tutti i fronti possibili includendo come complici coloro che hanno facilitato questa azione illegittima.

Il comunicato denuncia anche come questo episodio metta sotto accusa più in generale i rapporti italo-libici sanciti dal controverso memorandum bilaterale, collegandolo ai gravi abusi sui diritti umani registrati nei centri detentivi libici quali quello noto come lager Mitiga. Viene chiesto infine un dibattito parlamentare serio volto a fare chiarezza su queste dinamiche spesso occultate dietro accordi politici opachi, soprattutto riguardo ai respingimenti migratori nel Mediterraneo caratterizzati da omissione soccorso, torture, uccisione.

Il richiamo finale riguarda proprio Parlamento italiano chiamandolo a investigare con rigore sulle responsabilità politiche implicate senza sacrificare verità o giustizia alle convenienze diplomatiche o agli interessi geopolitici regionali.

Written by
Matteo Bernardi

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