Un nuovo capitolo sulla gestione del patrimonio di ex dirigenti pubblici si apre in Toscana, dove si indaga sulla cessione a prezzo ridotto di una villa nell’entroterra del Comune di porto azzurro, isola d’elba. La procura della corte dei conti mette nel mirino la vendita di un immobile di proprietà di Emilio Trabucchi, già presidente del consiglio di amministrazione del pio albergo trivulzio, coinvolto in una controversa vicenda giudiziaria legata alla gestione di beni pubblici e ora accusato di aver alienato la villa ai figli per meno di un decimo del valore reale, con l’obiettivo di sottrarre patrimonio alla garanzia dei creditori.
La lotta della corte dei conti contro le vendite a prezzo irrisorio
La procura della corte dei conti sostiene che la vendita della villa di trabucchi non è un affare autentico ma una simulazione mirata a evitare che il bene possa essere aggredito dai creditori. Il passaggio dei soldi, anche se reale, non rende valida la transazione rispetto a chi vanta diritti sul patrimonio del debitore. I giudici confermano che la vendita a un prezzo incredibilmente basso, pari circa al 12% del valore catastale e soltanto il 6% di quello di mercato stimato dalle fiamme gialle , ha impoverito in maniera sostanziale il patrimonio di trabucchi, rendendo inefficace l’atto nei confronti dei creditori.
Un quadro più ampio di responsabilità
Il caso si inserisce in un quadro più ampio che già ha visto trabucchi condannato a risarcire più di un milione di euro per danni d’immagine e finanziari riguardanti la vendita sottocosto di immobili del pio albergo trivulzio. Questa vicenda conferma un modus operandi basato su cessioni a prezzi irrisori per svuotare il proprio patrimonio e sottrarsi alle responsabilità economiche.
Il ruolo di emilio trabucchi e il contesto giudiziario pregresso
Emilio trabucchi, che ha guidato il pio albergo trivulzio dal 2004 all’inizio del 2011, è una figura centrale nell’inchiesta. Il caso della villa a porto azzurro si affianca a un’inchiesta più ampia sulle finanze del trivulzio, iniziata nel 2021 quando la procura contabile ha imputato trabucchi e altri ex manager di aver causato ammancamenti per 2,4 milioni di euro. Quella cifra è stata ricalcolata anche come danno d’immagine per l’ente. Nel 2023, trabucchi è stato condannato a risarcire una somma superiore al milione.
La sentenza e gli sviluppi successivi
La condanna non ha fermato i magistrati, che l’anno successivo hanno chiesto l’esecuzione provvisoria del verdetto. La sezione d’appello della corte dei conti ha rifiutato la sospensione, dando il via libera per i controlli patrimoniali sulla posizione di trabucchi. Proprio qui nasce il sospetto sull’operazione immobiliare con i figli avvenuta pochi giorni dopo l’istanza della procura, una tempistica che i giudici trovano “sintomatica”.
I dettagli della vendita della villa e le motivazioni della procura
Il 5 febbraio 2024 trabucchi ha ceduto ai figli una villa su due piani con ampi terreni intorno, per 40mila euro, riservandosi il diritto di abitazione. Il bene occupa quasi 8mila metri quadrati di superficie catastale e conta nove vani. Una valutazione nettamente inferiore a quella stimata dagli organi fiscali e militari. I magistrati sottolineano che la ratio dell’operazione è stata quella di sottrarre “la parte più consistente del patrimonio” allo stato debitorio, che ormai comprende solo un appartamento a segrate valutato 119mila euro.
La consapevolezza dei figli
La relazione di parentela tra venditore e compratori, unita al contesto mediatico e alle precedenti condanne, inducono i giudici a credere che i figli fossero pienamente consapevoli dell’esposizione debitoria del genitore e delle conseguenze della transazione.
Le difese di trabucchi e l’analisi critica della corte dei conti
Trabucchi ha motivato la vendita sostenendo le condizioni difficili dell’immobile e la propria età e salute, che impedirebbero di mantenere la villa. Ha inoltre spiegato che il prezzo basso era necessario per incentivare i figli ad acquistare, considerati i costi di manutenzione e la riserva dell’uso dell’abitazione. Il riferimento al valore più alto della casa a segrate ha fatto parte della sua strategia difensiva.
I magistrati hanno però respinto queste argomentazioni, sottolineando come la quasi contemporaneità tra la richiesta della procura per l’esecuzione della sentenza e la cessione sia indicativa di una strategia per sottrarre beni all’esecuzione. L’attenzione si concentra sul possibile danno che l’operazione ha arrecato ai creditori del trivulzio, ragione per cui l’atto è stato dichiarato inefficace rispetto a loro.
Il monitoraggio della magistratura
Il procedimento conferma l’attenzione della magistratura contabile nel vigilare su operazioni immobiliari sospette che possano compromettere la copertura dei debiti pubblici. La vicenda rimane sotto osservazione, con ulteriori verifiche attese sul patrimonio e le mosse di trabucchi.