La morte di sebastião salgado a 81 anni lascia un segno profondo nella fotografia e nella tutela dell’ambiente
Sebastião Salgado, fotografo di fama internazionale, è scomparso a 81 anni. La sua eredità artistica e il suo impegno per le questioni sociali e ambientali continuano a ispirare il mondo.

Sebastião Salgado, celebre fotografo documentarista brasiliano, è scomparso a 81 anni lasciando un'eredità di immagini potenti che uniscono impegno sociale e tutela ambientale. - Unita.tv
sebastião salgado si è spento a 81 anni, suscitando una vasta commozione nel mondo della fotografia e tra chi segue le questioni sociali e ambientali. Figura chiave della fotografia documentaria, Salgado ha raccontato con le sue immagini vite e realtà spesso ignorate, tracciando un percorso artistico che si è intrecciato con un forte impegno civile. Questa pagina ripercorre i momenti salienti della sua carriera, le opere che gli hanno conferito fama, e la risposta del pubblico e degli esperti alla sua scomparsa.
Dagli inizi in brasile alla consacrazione internazionale della fotografia sociale
sebastião salgado nacque l’8 febbraio 1944 ad aimorés, nello stato di minas gerais, brasile. La carriera fotografica cominciò nei primi anni Settanta, affiancando agli studi di economia una forte passione per l’immagine. Si concentrò infatti subito sulle condizioni difficili di lavoratori migranti e comunità povere nel suo paese. Questi scatti iniziali gettarono le basi per un racconto visivo dove l’attenzione umana precedeva ogni altra cosa.
Negli anni successivi Salgado entrò a far parte dell’agenzia magnum photos, un passaggio cruciale che diede ampia visibilità alle sue fotografie in bianco e nero, firmate da un tratto personale fatto di contrasti forti e composizioni dense. La scelta del bianco e nero intensificava la drammaticità e il senso di dignità dei soggetti ritratti, spesso figure in condizioni estreme: minatori, rifugiati, lavoratori in ambienti difficili o devastati da guerre e crisi sociali.
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Tra i lavori più noti spicca la raccolta “workers”, realizzata per documentare le condizioni del lavoro manuale in varie regioni del globo, dall’estrazione mineraria alle fabbriche. Questa serie incarna la volontà di Salgado di mettere in primo piano la fatica e la solidarietà umana. Altre raccolte come “migrations” e “the children” approfondiscono lo stato precario di rifugiati e infanzia in difficoltà, fotografati con attenzione e rispetto che evitano qualunque pietismo superficiale. Infine, “genesis”, progetto durato otto anni, celebra invece la natura e la diversità culturale, portando l’attenzione su ecosistemi incontaminati e popolazioni indigene.
Salgado e la sua firma in bianco e nero
Il bianco e nero diventa il marchio di fabbrica di sebastião salgado, potente strumento per sottolineare il dramma e la dignità dei soggetti immortalati. “Il bianco e nero non è solo estetica, è un modo per raccontare storie con profondità”, affermava spesso.
La relazione con milano e le incertezze sul sigillo della città
Tra le notizie circolate recentemente, si è parlato di un possibile riconoscimento conferito a salgado dalla città di milano nel 2023, col cosiddetto “sigillo della città“. Al momento però non esistono conferme ufficiali o documenti certi che attestino questo evento. milano, nota per il suo patrimonio culturale e la scena artistica attiva, rappresenta un contesto che sicuramente avrebbe accolto con interesse il lavoro di Salgado, ma la sua relazione diretta con questa città resta poco chiara.
salgado era noto per il suo legame con molte metropoli e luoghi in cui ha realizzato reportage, e conduceva una vita che lo ha portato a viaggiare in tanti continenti. Il suo interesse per le storie umane e ambientali non si è mai limitato a un solo contesto urbano, ma ha abbracciato realtà molto diverse. Quindi, seppure non sia stato accertato ufficialmente il sigillo di milano, l’impatto del fotografo sulla comunità artistica italiana e internazionale è indubitabile.
Milano e il riconoscimento dubbio
Le fonti ufficiali non confermano né smentiscono il riconoscimento: “È un mistero che aggiunge fascino al legame tra Salgado e la scena artistica italiana,” commentano alcuni esperti.
La morte a parigi e il cordoglio della comunità internazionale
La notizia della scomparsa è stata diramata dall’instituto terra, fondato da Salgado insieme alla moglie lélia. L’ente, impegnato nella riforestazione e nella tutela ambientale, ha descritto Salgado come «più che un fotografo, un testimone dell’umanità». Salgado si è spento a parigi a causa di complicazioni legate alla malaria, malattia che contrasse negli anni Novanta.
La conferma della sua morte ha sollevato una reazione diffusa in diversi paesi, con esponenti del mondo culturale e fotografico che hanno ricordato il suo lavoro e la sua dedizione. Molti hanno sottolineato il duplice ruolo di artista e attivista che ha sempre mantenuto. La scomparsa ha fatto emergere la sua figura come simbolo di impegno visivo nella denuncia delle ingiustizie e nella valorizzazione del patrimonio naturale.
L’eredità artistica e il contributo alla difesa dell’ambiente
salgado non si è limitato a documentare: ha trasformato il suo metodo di lavoro in un veicolo di riflessione sociale e ambientale. Le sue fotografie raccontano infatti situazioni di disagio ma anche bellezza, offrendo uno sguardo che unisce rigore estetico a consapevolezza critica. Il suo approccio ha consentito di avvicinare il pubblico a mondi lontani, spesso ignorati dai media.
L’instituto terra sintetizza questa filosofia, puntando alla ricostruzione di foreste e alla diffusione di pratiche agricole che rispettino l’ambiente. Il lavoro ambientale del fotografo, iniziato dopo le prime esperienze in campi devastati da disboscamenti, si è tradotto in uno sforzo concreto per ridare vigore agli ecosistemi del brasile. L’arte visiva e l’impegno sostenibile si sono integrati, fornendo una testimonianza che va oltre il singolo scatto.
Riforestazione e impegno concreto
L’azione di Salgado attraverso l’instituto terra ha trasformato aree degradate in habitat rigogliosi: “Un esempio di come la fotografia può diventare strumento di cambiamento”.
La dimensione culturale e storica del lavoro di salgado
Il percorso artistico di salgado si è sviluppato in un contesto mondiale segnato da grandi movimenti sociali, crisi umanitarie e trasformazioni ambientali negli ultimi cinquant’anni. Le sue immagini hanno fissato momenti difficili per l’umanità, come guerre, migrazioni forzate e povertà, legandoli alla costruzione di una coscienza collettiva.
Mostre e pubblicazioni delle sue opere hanno varcato i confini nazionali, portando messaggi che interrompono lo scorrere distratto delle notizie e invitano a riflettere su diritti e dignità. Salgado ha scelto uno stile che fonde documentazione e intensità estetica, imprimendo nella memoria visiva fatti spesso taciuti. Il suo lavoro ha influenzato a lungo artisti, attivisti e studiosi.
Critiche e questioni intorno alla rappresentazione fotografica
Non sono mancate discussioni che hanno riguardato l’approccio di salgado a culture e soggetti fotografati. Alcuni hanno contestato la possibilità che le immagini formino una narrazione troppo distante dai contesti reali, con toni considerati da alcuni come esotizzanti o paternalistici. Questi aspetti hanno alimentato un dibattito sull’etica nella fotografia documentaria.
Pur con queste contestazioni, l’impegno umano e artistico di salgado ha ottenuto un largo riconoscimento pubblico e accademico. Il fotografo ha sempre lavorato per dare visibilità a chi non ha voce e per esporre storie che rischierebbero di perdersi. L’opera si pone alla base di molte discussioni contemporanee sul ruolo dell’immagine nella giustizia sociale e nella consapevolezza ambientale.