Un gruppo di 100 adolescenti milanesi ha realizzato un documentario che mette in luce le contraddizioni della città dove vivono. Il progetto, nato da un laboratorio di cinema pratico, propone uno sguardo diretto e personale sulle differenze tra chi gode delle opportunità offerte da Milano e chi invece resta ai margini. Il lavoro mira a far emergere emozioni e riflessioni di giovani spesso poco ascoltati, attraverso immagini girate con smartphone per le vie della città.
Il laboratorio di cinema come strumento di espressione giovanile
Il documentario nasce da un laboratorio intensivo condotto dal regista Fabio Martina, che ha guidato gli adolescenti lungo un percorso pratico e creativo. I ragazzi, provenienti da tre Centri di Aggregazione e due istituti di formazione, hanno utilizzato i loro smartphone per filmare le diverse realtà di Milano. Questo metodo ha trasformato un semplice dispositivo in un vero e proprio strumento per raccontare storie e punti di vista soggettivi.
Lo smartphone come “foglio bianco”
Martina sottolinea come lo smartphone diventi per i giovani “un foglio bianco” su cui elaborare immagini in movimento, sperimentando un linguaggio visivo per comunicare esperienze e sentimenti. Il processo non si limita alla produzione audiovisiva, ma spinge i partecipanti a riflettere criticamente sulla loro quotidianità urbana. Le immagini raccolte sono così diventate il mezzo per sondare emozioni legate alla città, sia di affetto sia di timore causato dai suoi forti contrasti sociali.
Una visione sfaccettata di milano tra speranza e paura
Il filmato racconta una metropoli dagli aspetti contrapposti: da un lato un luogo che accoglie e apre porte, dall’altro uno spazio che esclude e dimentica chi vive in difficoltà. I giovani descrivono una città amata, ma anche instabile e difficile da affrontare per chi è più vulnerabile. Insieme hanno messo a fuoco questo doppio volto, mostrando quanto la realtà milanese sia frammentata in molteplici piani di convivenza.
Uno sguardo diretto e autentico
Fabio Martina evidenzia che questa immagine poliedrica della città nasce proprio dallo sguardo diretto dei ragazzi, che con spontaneità e autenticità segnalano le tensioni sociali e i problemi che sfuggono ai riflettori tradizionali. La narrazione costruita è dunque meno romanzata e più radicata nel vissuto concreto. La scelta di privilegiare un approccio visuale agevola un racconto immediato, capace di coinvolgere chiunque osservi le riprese.
Il ruolo educativo del cinema nel confronto con le dinamiche sociali
L’iniziativa non si esaurisce nelle riprese, ma comprende una riflessione più ampia sulle regole e sulla struttura che tengono insieme la società, oltre che sui rapporti umani. Attraverso il linguaggio cinematografico, i partecipanti sono stimolati a indagare la realtà con uno sguardo critico, sviluppando consapevolezza e capacità di dialogo.
Cinema per affrontare il disagio giovanile
Il progetto riconosce il cinema come strumento utile per affrontare il disagio giovanile che spesso nasce in famiglia, scuola o nel quartiere. Questo disagio può tradursi in isolamento e incomprensione, rischi che si attenuano grazie a un confronto aperto e creativo. In questo senso il laboratorio diventa uno spazio protetto dove esplorare i propri sentimenti, migliorare le relazioni e accrescere il senso di appartenenza alla comunità.
Il sostegno istituzionale e le collaborazioni per il progetto generazione lombardia
Il documentario fa parte del programma Generazione Lombardia, finanziato da Regione Lombardia che sostiene iniziative rivolte ai giovani. Il progetto si avvale della collaborazione di diverse realtà: Fondazione Aquilone, Istituto Grafico Rizzoli e ASLAM – Associazione Scuola Lavoro Alto Milanese. A garantire la supervisione e il monitoraggio è intervenuta l’Università degli Studi Milano Bicocca.
Un approccio multidisciplinare
Questo sistema di supporti ha permesso di realizzare un laboratorio con risorse e competenze, facilitando il coinvolgimento di giovani appartenenti a contesti differenti. L’approccio multidisciplinare ha favorito un dialogo tra esperienze educative, artistiche e sociali, dando corpo a un prodotto finale capace di raccontare la complessità della Milano contemporanea nella voce diretta di chi la vive ogni giorno.