Un nuovo capitolo si sta aprendo per le famiglie di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, conosciuti come Fausto e Iaio, uccisi nel 1978 a Milano. La procura locale ha riaperto le indagini sull’omicidio, attirando l’attenzione su figure legate all’estrema destra italiana. A quarantotto anni di distanza dai fatti, Danila Angeli, madre di Fausto, rompe il silenzio in un’intervista a due quotidiani nazionali, raccontando la sua versione e chiedendo risposte definitive.
Il contesto storico dell’omicidio di fausto e iaio
Il 18 marzo 1978 segna una data dolorosa, non solo per la famiglia Angeli ma per tutta Milano. Fausto Tinelli, giovane studente, e il suo amico Lorenzo Iannucci, entrambi come tanti ragazzi coinvolti in un clima di tensione sociale e politica, furono assassinati in piena città. All’epoca l’Italia stava vivendo gli anni più complicati del terrorismo politico; il rapimento di Aldo Moro era ancora fresco nella memoria collettiva.
Danila Angeli descrive la situazione chiara: «fu una pista nera», cioè di matrice di estrema destra. Da sempre, secondo lei, la matrice degli esecutori non è mai stata un mistero. L’omicidio scosse profondamente la sua famiglia, ma anche la cittadinanza milanese che si interrogava su chi potesse essere coinvolto in questa morte così violenta e ingiustificata. In quegli anni la città era piena di movimenti antagonisti e di violenze ideologiche.
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Il racconto di danila angeli: il dolore e la ricerca della verità
Interrogata sui particolari della giornata dell’omicidio, Danila ricorda momenti che restano nitidi nella memoria, nonostante il tempo. Quel giorno coincideva con il suo anniversario di matrimonio. Aveva preparato la cena e attendeva i figli e gli amici, fra cui uno dei compagni di Fausto, ma nessuno arrivava all’ora prevista. La stranezza di quei ritardi faceva presagire qualcosa di insolito. Quando alla porta si presentarono diversi agenti di polizia, che iniziarono la perquisizione in casa, capì che qualcosa era successo.
Il dolore più grande arrivò quando le comunicarono la morte del figlio. Danila non riuscì nemmeno a piangere in quel momento e confida di avere ancora dentro un blocco emotivo durato quasi mezzo secolo. Ricorda di aver subito varie malattie, ma è quel dolore profondo e irrisolto che, paradossalmente, l’ha tenuta aggrappata alla vita.
I sospetti e i nomi sul caso: massimo carminati e gli ambienti dell’estrema destra
L’indagine ripresa dalla procura di Milano si concentra su personaggi noti nell’ambiente dell’estrema destra italiana degli anni Settanta e Ottanta. Fra i principali sospettati figurano Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci. Danila Angeli conferma che questi nomi non sono nuovi alle indagini e auspica che finalmente si possa arrivare alla scoperta completa dei responsabili.
La madre di Fausto sostiene che quei tre killer arrivarono da Roma incaricati di uccidere, portando con sé solo una foto del giovane. Nessuno di loro conosceva Fausto personalmente, il gesto fu, secondo Danila, una esecuzione politica vissuta come un simbolo in un periodo di alta tensione.
L’eredità di un dolore che non si spegne
Il ricordo di Fausto e Iaio continua a segnare la vita di Danila Angeli, e di chi ha vissuto quegli anni difficili. Anche se la magistratura torna a indagare, sono trascorsi quasi cinquant’anni e la verità tarda ancora a emergere completamente. L’esempio di questa famiglia riflette un pezzo della storia milanese e italiana, in cui il confine tra cronaca e politica ha lasciato tracce profonde.
Il gesto di riaprire il caso fa emergere una ferita aperta. La speranza di Danila è che emergano fatti concreti, con prove e testimonianze nella mani degli inquirenti, per chiudere finalmente il cerchio su una vicenda che ha tolto la vita a due giovani e lasciato strascichi nel tessuto sociale della città.