La mafia al nord non è sparita, don luigi ciotti lancia un monito ai giovani di friuli venezia giulia

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, invita i giovani del Friuli Venezia Giulia a riconoscere e combattere la mafia, anche nelle sue forme meno visibili e subdole.
Don Luigi Ciotti invita i giovani del Friuli Venezia Giulia a riconoscere e contrastare la mafia, che al nord agisce in forme meno visibili ma altrettanto pericolose, sottolineando l'importanza della memoria, della verità e della responsabilità collettiva. - Unita.tv

La percezione comune tende a considerare la mafia come un fenomeno che si manifesta solo con violenza estrema e sangue versato. Ma la criminalità organizzata esiste ancora, anche al nord, sotto forme meno cruente, che però non vanno sottovalutate. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, lo ha ricordato ieri al teatro Politeama Rossetti di Trieste, parlando davanti a 2.300 studenti friulani. Il suo appello chiama in causa la responsabilità collettiva contro l’omertà e il silenzio che spesso circondano il fenomeno mafioso, invitando soprattutto i giovani a non minimizzarne la presenza.

La mafia al nord: presenza meno visibile ma concreta

In Friuli Venezia Giulia la mafia non è radicata come in altre regioni d’Italia, ma è ancora presente con traffici e attività di transito. Il prefetto di Trieste, Pietro Signoriello, ha definito il territorio “immune” nel senso che le mafie non si sono impiantate stabilmente, ma permangono operazioni criminali che lo attraversano. Questo spostamento silenzioso ha fatto sì che molti percepiscano la mafia come un problema lontano. Non a caso, la mancanza di sangue versato ha creato una sensazione di “normalizzazione” del crimine organizzato. In realtà, come spiegato da don Ciotti, le mafie gestiscono rapporti con imprenditori e commercianti in difficoltà, diventando quasi un’agenzia di servizi che offre “aiuti” dietro compenso, aggiungendo così una dimensione nuova e subdola al controllo sociale.

Liberi dalla mafia: l’appello di don luigi ciotti ai giovani del friuli venezia giulia

Dalla platea del teatro Politeama Rossetti, don Luigi Ciotti ha ricordato momenti storici decisivi della lotta alla mafia, come la sua presenza a Gorizia con Giovanni Falcone poco prima della strage di Capaci, e la testimonianza di quegli anni a Palermo, durante gli attentati che portarono alla morte di Falcone e Borsellino. Quel passato è ancora attuale per don Ciotti, che ha voluto consegnare ai ragazzi un messaggio preciso: “Se la mafia c’è, tocca esserci anche noi”, cioè ognuno deve prendersi la propria parte di responsabilità. Uno degli ostacoli principali resta l’omertà, descritta come un muro che fa tacere la speranza. Don Ciotti ha sottolineato che l’80 per cento delle famiglie delle vittime di mafia ancora non conosce tutta la verità, segno di quante reticenze circondano ancora l’argomento. Con questo stimolo, ha invitato i giovani a essere attenti, curiosi e a non lasciare che la criminalità organizzata diventi normale.

Iniziativa culturale a trieste per promuovere la cultura della legalità

L’evento di ieri a Trieste si inserisce in una serie di iniziative organizzate per diffondere la cultura della legalità, con un’attenzione particolare ai giovani. La Prefettura, la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Trieste e l’Ufficio scolastico, hanno collaborato per portare in scena “Mafia il mondo parallelo”. Lo spettacolo di teatro danza ha coinvolto migliaia di studenti, proponendo un racconto che fa emergere la realtà della mafia, con un linguaggio accessibile alle nuove generazioni. Queste iniziative mirano a far conoscere quanto il fenomeno mafioso sia più complesso e meno visibile rispetto al passato, ma ugualmente pericoloso. Il messaggio rivolto agli studenti è chiaro: nessuna superficialità mentre si costruisce consapevolezza e cittadinanza attiva.

La memoria e la verità: strumenti per contrastare la criminalità organizzata

Don Ciotti ha richiamato spesso la memoria dei fatti tragici di quegli anni, ribadendo quanto la conoscenza della verità sia alla base della lotta contro la mafia. Molti familiari ancora aspettano risposte e giustizia. Ma la verità, spiegava, “passa nelle strade”, si respira nei territori e si costruisce con la partecipazione di tutti. Lo stop all’omertà diventa così il primo passo per impedire alla mafia di espandersi o consolidarsi. Le parole di don Ciotti sono una chiamata a reagire, a prendere posizione, anche nei piccoli gesti quotidiani. La lotta contro la criminalità organizzata non deve risolversi solo nelle inchieste giudiziarie o nelle operazioni della polizia, ma anche nella consapevolezza diffusa e nella responsabilità di ogni cittadino.

L’attenzione sulle mafie continua a essere alta e gli appelli a non sottovalutare la presenza di attività mafiose, anche quando invisibili, resta una priorità per mantenere una società libera da queste influenze criminali. Il Friuli Venezia Giulia resta un esempio di come il dialogo e la cultura possano sostenere il contrasto di fenomeni criminali.