L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, continua a suscitare attenzione mediatica anche nel 2025. Negli ultimi mesi, alcune testate hanno pubblicato servizi contenenti informazioni non verificate e inesattezze che riguardano direttamente i familiari della vittima. I legali della famiglia hanno denunciato questa situazione, sottolineando come queste ricostruzioni danneggino la memoria di Chiara e ledano la dignità dei suoi cari.
Le accuse dei legali contro i falsi scoop mediatici
Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, avvocati che assistono i genitori e il fratello di Chiara Poggi, hanno espresso forte disappunto per le notizie circolate recentemente su alcuni organi d’informazione. Secondo loro non esiste alcun limite alla fantasia usata per confezionare falsi scoop sulla vicenda. Hanno evidenziato come queste informazioni errate vengano diffuse senza alcun rispetto per le persone coinvolte.
La mancata risposta della procura di pavia
I due legali lamentano anche l’assenza di interventi da parte della procura di Pavia nonostante siano state segnalate più volte tali distorsioni giornalistiche. La mancanza di azioni ufficiali alimenta un clima in cui si moltiplicano voci infondate che danneggiano ulteriormente una famiglia già provata da anni dolorosi.
Precedenti smentite e querele contro campagne diffamatorie
Non è la prima volta che gli avvocati Tizzoni e Compagna devono intervenire per difendere la famiglia Poggi dalle notizie false o tendenziose apparse sui media o sui social network. Già nei primi giorni di giugno avevano parlato apertamente di una vera campagna diffamatoria rivolta ai parenti della ragazza uccisa.
In risposta a queste situazioni sono state depositate diverse querele con l’obiettivo preciso di tutelare sia l’onore sia il diritto alla privacy dei membri della famiglia Poggi. Queste azioni giudiziarie mirano a fermare la diffusione incontrollata e dannosa delle fake news attorno al caso Garlasco.
Il peso delle notizie infondate sulla memoria della vittima
Le continue apparizioni mediatiche con dati sbagliati o interpretazioni forzate rischiano di offuscare definitivamente quanto accaduto quella tragica estate del 2007. Il caso ha segnato profondamente tutta Garlasco ma soprattutto chi ha perso una figlia e sorella in circostanze ancora oggi oggetto d’indagine.
La diffusione reiterata delle falsità provoca sofferenze aggiuntive ai familiari costretti ogni volta a dover ribadire fatti ormai consolidati nelle indagini ufficiali ma ignorati dai mezzi d’informazione meno attenti alla verifica rigorosa delle fonti.
Questa situazione mette in luce anche un problema più ampio relativo all’etica giornalistica quando si trattano casi delicati dove dietro ogni dettaglio ci sono vite umane segnate dalla tragedia.