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la dda di reggio calabria avvia accertamenti biologici sull’omicidio del giudice scopelliti dopo 34 anni

Nuove indagini sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, ucciso nel 1991, con accertamenti biologici su tracce della sua auto e coinvolgimento di boss di Cosa nostra e ’Ndrangheta.

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La Direzione antimafia di Reggio Calabria riapre le indagini sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti con nuovi accertamenti biologici sull’auto della vittima, coinvolgendo boss di Cosa nostra e ’Ndrangheta. - Unita.tv

L’inchiesta sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto 1991 a Piale di Villa San Giovanni, torna sotto i riflettori con nuovi sviluppi. La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha disposto accertamenti tecnici non ripetibili di tipo biologico su tracce legate all’auto della vittima. Il procedimento coinvolge ancora diversi indagati di spicco fra boss di Cosa nostra e della ’Ndrangheta. Le indagini mirano a far luce su uno degli omicidi più rilevanti nella storia della criminalità italiana.

La fase attuale delle indagini e le notifiche agli indagati

Nei giorni scorsi la squadra mobile di Reggio Calabria ha notificato un avviso formale a 21 indagati nell’ambito del procedimento per l’omicidio Scopelliti. Il documento porta le firme del procuratore Giuseppe Lombardo e del sostituto Sara Parezzan. Originariamente erano 24 gli accusati, ma tre sono deceduti negli anni: Matteo Messina Denaro, boss di Castelvetrano, Giovanni Tegano da Archi, e Francesco Romeo, cognato di Benedetto Santapaola. Proprio Romeo, pur facente parte della lista, non può essere perseguito per questo caso perché assolto in un precedente processo.

I rimanenti 20 soggetti restano sotto inchiesta con l’accusa di omicidio aggravato. In questa cerchia figurano i vertici di Cosa nostra della zona catanese e alcuni tra i principali esponenti della ’Ndrangheta. Questi dati mostrano l’intreccio tra organizzazioni criminali calabresi e siciliane nella fase esecutiva di quell’agguato.

I precedenti rilievi investigativi sul fucile e la scena del crimine

Nel 2019 si era già registrata una svolta con il ritrovamento di un fucile sepolto a Belpasso, provincia di Catania. L’arma era stata portata alla luce grazie alla collaborazione di Maurizio Avola, ex appartenente a Cosa nostra poi diventato collaboratore di giustizia. Successivamente, nei primi giorni di aprile di quest’anno, la polizia ha effettuato un esperimento giudiziale sul luogo dove fu ucciso Scopelliti. Per simulare quanto accaduto nel 1991, sulla scena del crimine è stata spostata la Bmw guidata dal magistrato proprio nel momento dell’agguato. Questa manovra ha permesso di ricostruire la dinamica dell’attentato con maggior precisione a distanza di decenni.

La combinazione tra il ritrovamento materiale del fucile e la simulazione sul luogo hanno fornito una base solida per nuovi approfondimenti mirati a individuare responsabili e modalità esecutive dell’omicidio.

Gli accertamenti biologici sull’auto del giudice e il loro significato

La Procura ha disposto accertamenti di tipo biologico su tracce trovate sulla Bmw di Antonino Scopelliti, da poco posta sotto sequestro. L’auto era conservata dalla famiglia negli anni scorsi, preservata proprio come possibile fonte di prove. Si tratta di accertamenti tecnici non ripetibili: questo significa che le analisi devono essere svolte con la massima cura e trasparenza, perché non potranno essere rifatte in futuro.

Questi accertamenti mirano a confrontare le evidenze raccolte con i rilievi già effettuati sulle parti dell’auto e sulle altre prove esaminate. La data prevista per cominciare le analisi è il 30 maggio, presso il Gabinetto regionale di polizia scientifica di Reggio Calabria. Gli indagati hanno diritto a nominare consulenti tecnici che assistano alle operazioni, questo per garantire una tutela legale durante l’esame delle tracce biologiche.

Risulta centrale l’esito di queste analisi perché potrebbe contribuire a rintracciare elementi utili a confermare le ipotesi degli inquirenti e a rafforzare le prove contro i sospettati.

Quale piega assume ora il caso scopelliti nell’ambito antimafia

A distanza di oltre trent’anni dall’omicidio di un magistrato che seguiva inchieste delicate contro la mafia, arrivano queste nuove attività investigative cruciali. L’inserimento della prova biologica apre uno spiraglio per cercare di identificare con maggior chiarezza gli esecutori dell’agguato. L’impegno della Dda di Reggio Calabria si concentra su figure apicali di clan calabresi e siciliani, a testimonianza delle relazioni tra realtà mafiose diverse ma interconnesse.

Il procedimento ha risvolti importanti anche nel quadro più ampio della lotta alla criminalità organizzata in Italia. Rivedere prove materiali conservate a lungo e applicare nuove tecniche investigative fa emergere dettagli che in tempi precedenti potevano risultare irraggiungibili.

Attualmente gli accertamenti sul campo proseguono con il coinvolgimento diretto di forze dell’ordine specializzate e professionisti della polizia scientifica, mantenendo alto il livello di attenzione su una vicenda che ha segnato la storia recente delle indagini antimafia italiane.