La corte d’assise di milano riduce la pena a 21 anni per benedetto marino nel caso dell’omicidio di paolo salvaggio

La corte d’assise di Milano riduce la pena di Benedetto Marino a 21 anni per l’omicidio di Paolo “Dum Dum” Salvaggio, eliminando l’aggravante della premeditazione nel processo.
La corte d’assise di Milano ha ridotto da ergastolo a 21 anni la pena per Benedetto Marino, accusato di concorso nell’omicidio dell’ex narcotrafficante Paolo Salvaggio, eliminando l’aggravante della premeditazione. - Unita.tv

L’appello alla corte d’assise di milano ha modificato la condanna inflitta a benedetto marino, accusato nel delitto di paolo “dum dum” salvaggio, noto ex narcotrafficante. La sentenza di secondo grado ha abbassato la pena da ergastolo a 21 anni di carcere, eliminando l’aggravante della premeditazione. Il caso, che risale all’11 ottobre 2021, ha acceso i riflettori sulla criminalità nelle province milanesi, coinvolgendo nomi legati alla malavita organizzata.

I dettagli del processo e la modifica della condanna

Benedetto marino, quarantaseienne all’epoca dei fatti, era stato condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nell’omicidio dell’ex narcotrafficante paolo salvaggio, freddato con colpi d’arma da fuoco a buccinasco nel 2021. La corte d’assise di appello ha deciso una riduzione di pena a 21 anni, togliendo quella della premeditazione che pesava come aggravante. La sostituta procuratrice generale maria saracino aveva chiesto 24 anni, tenendo conto pure delle attenuanti per il ruolo che marino avrebbe avuto nell’accaduto.

Il ruolo di marino secondo i magistrati

Secondo i magistrati, marino sarebbe stato il “palo” e l’autista della peugeot 3008, auto di proprietà della compagna, utilizzata dai killer per la fuga dopo l’agguato. Questa modifica ha cambiato la dimensione del processo, togliendo un elemento di gravità importante alle accuse, ma non ha ridotto la responsabilità riconosciuta nell’ambito del delitto.

Il contesto criminale e il profilo della vittima paolo salvaggio

Paolo salvaggio aveva 64 anni al momento dell’omicidio. Era noto come “dum dum” e appariva come figura di rilievo nel sottobosco criminale milanese. Aveva presunti legami con la ‘ndrangheta, in particolare con la cosca barbaro-papalia, e relazioni con il cosiddetto “clan dei catanesi”, legato al boss angelo epaminonda. Lo stesso ambiente ha alimentato inchieste e movimenti delle forze dell’ordine per anni.

Nonostante questo, l’inchiesta non ha mai evidenziato un movente chiaro di esecuzione per l’omicidio di salvaggio. Il fatto di esserne un elemento di spicco, non ha dato automaticamente una pista sul perché sia stato ucciso, lasciando aperti molti interrogativi sulle dinamiche che hanno portato al delitto.

La difesa di marino e la reazione alla sentenza

Gli avvocati difensori di benedetto marino, davide montani e debora squeo, hanno dichiarato che il loro assistito andrebbe assolto per mancanza di prove concrete. Hanno tuttavia espresso fiducia nel fatto che la corte di cassazione possa intervenire, magari riconoscendo le attenuanti generiche e consentendo uno sconto di pena.

Durante la lettura del verdetto, alcuni familiari di marino hanno espresso forte dissenso, urlando “vergogna”. Questa reazione sottolinea il clima di tensione e la difficoltà emotiva che circonda un processo di questa portata, soprattutto quando le vicende coinvolgono relazioni familiari.

Prime fasi dell’indagine sul luogo del delitto

L’11 ottobre 2021 paolo salvaggio, sottoposto a domiciliari per una pena con scadenza 2031, e affetto da una grave patologia, si trovava a buccinasco in un orario consentito per uscire, tra le 10 e le 12. Quel giorno, mentre pedalava in strada, è stato sorpreso da due sicari a bordo di uno scooter xmax con targa clonata, rubato mesi prima in corso como.

Uno dei due ha sparato con una pistola calibro 7.65 semiautomatica, colpendo salvaggio tre volte: al torace, alla schiena e al volto. Il motorino è stato seguito dai carabinieri per giorni e rinvenuto in via san giusto, a pochi metri da un guanto, sul quale i riscontri tecnici hanno evidenziato particelle compatibili con uno sparo. Questi elementi, insieme ai filmati di videosorveglianza, hanno permesso di identificare la peugeot utilizzata per la fuga, attribuita a marino.

L’importanza degli elementi raccolti e il ruolo di marino secondo gli inquirenti

Le indagini hanno incastrato benedetto marino nel ruolo di autista della peugeot 3008. Secondo le ricostruzioni, marino avrebbe guidato l’auto mentre uno dei complessi killer fuggiva dopo l’agguato. Non è stato contestato il ruolo di colui che ha sparato ma la sua complicità come “palo” è stata ritenuta decisiva.

La corte ha scelto di non riconoscere la premeditazione come aggravante, influenzando la riduzione della pena. Questo dettaglio rimarca come in un processo penale, anche un particolare normativo può cambiare l’entità della condanna senza però eliminare la responsabilità.

Il caso continua a svilupparsi negli uffici giudiziari di milano e il ricorso in cassazione appare quasi certo. Quel che emerge è la complessità delle dinamiche che legano persone, ambienti e reati in una vicenda che intreccia criminalità e giustizia.