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La compagnia teatrale del carcere di opera porta a milano uno spettacolo contro tutte le guerre il 4 luglio

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La compagnia teatrale formata da detenuti e ex detenuti del carcere di Opera si esibisce nel cuore di Milano con uno spettacolo che affronta il tema della guerra e dell’odio in modo originale. L’appuntamento è fissato per il 4 luglio alle 19:30 nel cortile della biblioteca Sormani, all’interno della sesta edizione della rassegna Menotti in Sormani. Lo spettacolo “Noi guerra! Le meraviglie del nulla” unisce diverse forme artistiche per raccontare la complessità dei conflitti, sia esterni che interiori.

Una compagnia nata dentro le mura del carcere di opera

La compagnia Opera Liquida nasce all’interno del carcere milanese di Opera grazie alla regista Ivana Trettel, che ha dato vita a un progetto teatrale unico nel suo genere. Gli attori sono detenuti o ex detenuti che hanno trovato nella recitazione un modo per esprimersi e confrontarsi con temi profondi come la violenza, l’odio e la pace. Il lavoro collettivo sulla drammaturgia ha permesso loro di creare uno spettacolo scritto prima dello scoppio della pandemia ma oggi ancora più rilevante per i messaggi che trasmette.

Il teatro diventa così strumento per riflettere sull’assurdità dei conflitti armati ma anche sulle lotte personali vissute dentro ciascuno degli interpreti. La scelta degli artisti coinvolti riflette una volontà precisa: mostrare quanto l’esperienza carceraria possa trasformarsi in occasione culturale capace di raggiungere anche chi sta fuori dalle mura.

Linguaggi artistici intrecciati contro l’odio

“Noi guerra! Le meraviglie del nulla” non è solo testo recitato ma si sviluppa attraverso un mix variegato di linguaggi artistici diversi. Al centro dello spettacolo ci sono le “Tavole di possibilità liquide”, ideate dall’artista cinetico Giovanni Anceschi insieme a Ivana Trettel appositamente per questa messa in scena.

Queste tavole rappresentano metafore visive dell’instabilità emotiva legata al conflitto e offrono spunti interpretativi continui agli attori sul palco. La presenza delle opere cinetiche crea un dialogo diretto tra arte visiva e teatro dando vita a momenti scenici capaci di coinvolgere lo spettatore su più livelli sensoriali ed emotivi.

Il risultato è una performance corale dove parola, movimento scenico e immagine si fondono senza gerarchie apparenti mantenendo alta l’attenzione sulla denuncia contro ogni forma d’odio o violenza bellica.

Costumi ispirati al deserto realizzati dai detenuti costumisti

I costumi giocano un ruolo fondamentale nell’atmosfera dello spettacolo evocando immagini potenti legate al tema centrale dell’opera: l’aridità provocata dall’odio simboleggiata dal deserto. Il designer Salvatore Vignola ha progettato gli abiti seguendo questo filo narrativo preciso.

A confezionare i costumi sono stati direttamente i detenuti costumisti coordinati da Tommaso Massone; questo passaggio conferisce ulteriore valore umano all’intera produzione perché rende protagonisti anche coloro che abitualmente stanno dietro le quinte nella realizzazione tecnica degli eventi teatrali.

L’utilizzo dei materiali scelti richiama la durezza ambientale mentre le forme semplici rimandano alla mancanza d’acqua come metafora dello svuotamento interiore causato dalla rabbia o dal rancore verso gli altri.

Uno spazio dove l’arte e la memoria si incontrano

Lo spazio scelto per ospitare lo spettacolo è il cortile interno della biblioteca Sormani a Milano; qui pubblico e attori potranno condividere momenti intensi immersi tra libri, storie scritte spesso proprio sulle tragedie umane generate dai conflitti bellici sparsi nel mondo.

Written by
Davide Galli

Davide Galli scrive per capire, non solo per raccontare. Blogger dallo stile asciutto e riflessivo, attraversa i temi di cronaca, politica, attualità, spettacolo, cultura e salute con uno sguardo mai convenzionale. Nei suoi articoli c’è sempre una domanda aperta, un invito a leggere tra le righe e a non fermarsi alla superficie.

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