La chiusura della gintoneria a milano tra droga, prostituzione e revoca della licenza nel 2025
La chiusura della gintoneria di via Napo Torriani a Milano, legata a droga e prostituzione, segna un importante intervento delle forze dell’ordine per garantire sicurezza nella movida cittadina.

La gintoneria di via Napo Torriani a Milano è stata chiusa definitivamente per attività illecite di droga e prostituzione, con il titolare Davide Lacerenza sotto processo; il caso ha sollevato un acceso dibattito su sicurezza, media e controllo dei locali notturni. - Unita.tv
La gintoneria di via Napo Torriani a Milano è stata chiusa definitivamente dopo un’indagine che ha rivelato attività illecite legate a droga e prostituzione all’interno del locale. Il titolare, Davide Lacerenza, è finito sotto processo per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e sfruttamento della prostituzione. La vicenda ha acceso il dibattito sulla sicurezza dei locali notturni in città e sul controllo delle forze dell’ordine.
La gintoneria nella movida milanese: un locale con doppia faccia
Nel cuore di Milano la gintoneria rappresentava un punto di ritrovo per molti giovani. Nato sulle ceneri del Malmaison, il locale aveva guadagnato popolarità offrendo un ambiente animato, dove musica e serate si susseguivano fino a notte fonda. L’appeal era forte tra chi cercava divertimento e socialità. Ma dietro quell’apparenza si celava un sistema illecito che ha visto emergere uso di stupefacenti e prostituzione.
La scelta della gintoneria di puntare su un pubblico giovane aveva portato a una forte frequentazione, ma proprio questo ha reso più facile l’azione degli organizzatori. Clientela attratta da serate mondane e champagne ha finito per trovarsi coinvolta in dinamiche ben più complesse. Le indagini hanno messo a nudo come il locale fosse diventato un crocevia per traffici vietati, con ripercussioni sulla sicurezza pubblica e sulla qualità della movida.
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Le accuse e il metodo operativo del titolare davide lacerenza
Le forze dell’ordine, con la Guardia di Finanza in prima linea, hanno scoperto un sistema ben strutturato dietro l’attività della gintoneria. Davide Lacerenza, 59 anni, è accusato di tenere sotto controllo una rete di spaccio e di orchestrare il reclutamento di escort per offrire servizi sessuali in cambio di denaro.
L’accusa specifica riguarda la detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e lo sfruttamento della prostituzione. Gli investigatori hanno seguito il modus operandi adottato dal titolare: le escort venivano portate nel locale per intrattenere i clienti, incoraggiandoli a ordinare champagne e alcolici a prezzi fortemente maggiorati. Questa strategia permetteva di generare grandi profitti sia dalla vendita degli alcolici sia dai rapporti sessuali a pagamento.
Oltre al danno economico, il locale è stato identificato come un luogo in cui si praticavano attività che mettevano a rischio la salute e la sicurezza delle persone. I clienti erano indotti a consumare droghe e a entrare in contatti con ragazze che lavoravano in condizioni di sfruttamento.
Revoca della licenza e chiusura definitiva del locale
Il 21 marzo 2025 il questore di Milano, Bruno Megale, ha annunciato la revoca della licenza alla gintoneria, misura motivata con la necessità di tutelare la sicurezza e l’ordine pubblico in zona. Questa decisione ha sostanzialmente sancito la fine del locale, che non sarà mai più riaperto al pubblico.
La revoca della licenza rappresenta un provvedimento drastico adottato in seguito alle numerose irregolarità accertate durante l’inchiesta. A Milano non era mai successo che un locale conosciuto e frequentato dalla movida fosse chiuso per fatti legati a droga e prostituzione su così larga scala. Le conseguenze hanno riguardato non solo il mondo della notte ma anche il quartiere, che ora dovrà fare i conti con un vuoto importante nel panorama dei locali notturni.
Le reazioni alla chiusura e le polemiche sui media
La vicenda della gintoneria non si è limitata agli aspetti giudiziari ma ha scatenato anche un acceso dibattito pubblico. La chiusura ha provocato reazioni contrastanti tra utenti, giornalisti e personaggi pubblici. Durante una trasmissione televisiva, Antonella Boralevi ha puntato il dito contro Giuseppe Cruciani, accusandolo di aver contribuito alla fama di Lacerenza tra i giovani, facendo circolare la sua immagine.
Questa critica ha riaperto la discussione su quale ruolo abbiano i media nella diffusione di certe figure, magari poco raccomandabili, all’interno del pubblico giovanile. Da una parte si evidenzia come la notorietà possa derivare anche da coperture mediatiche, dall’altra si sottolinea il valore delle inchieste giornalistiche nel mettere in luce realtà nascoste.
La questione resta molto dibattuta, perché tocca sensibilità diverse: la responsabilità individuale, quella dei media e quella delle istituzioni preposte a vigilare. Resta il fatto che la gintoneria è diventata uno dei casi più discussi negli ultimi mesi a Milano, segnando un confine chiaro tra il divertimento e l’illegalità.
I protagonisti dell’inchiesta: davide lacerenza e stefania nobile
Davide Lacerenza si trova al centro dell’inchiesta con pesanti accuse. Sottoposto a misure cautelari, ha ricevuto gli arresti domiciliari per la detenzione e lo sfruttamento delle attività illegali nella gintoneria. Lacerenza è stato considerato il promotore di un sistema che ha sfruttato persone vulnerabili, in particolare le escort coinvolte nel circuito del locale.
La vicenda si è complicata ulteriormente con l’arresto di Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, personalità nota nel mondo dello spettacolo. La sua partecipazione ha aggiunto risalto mediatico alla vicenda, confermando come la rete coinvolga anche personaggi già conosciuti dal grande pubblico. Questi sviluppi hanno ampliato la portata dell’indagine e messo in evidenza dinamiche legate alla criminalità organizzata nel contesto della movida.
L’azione della guardia di finanza contro droga e prostituzione
La Guardia di Finanza di Milano ha ricoperto un ruolo decisivo nel disvelare le attività illecite all’interno della gintoneria. Attraverso appostamenti, intercettazioni e controlli mirati sono emerse prove delle attività di spaccio e sfruttamento. Le indagini hanno accertato che il locale non era solo un punto di ritrovo ma un centro attivo nella gestione della prostituzione e del commercio di stupefacenti.
L’operazione ha richiesto un lavoro intenso e coordinato, culminato nella raccolta di elementi sufficienti per autorizzare la revoca della licenza al locale e l’avvio di procedimenti penali contro i responsabili. Le forze dell’ordine hanno sottolineato la complessità di queste situazioni, dove si intrecciano interessi economici e pressione criminale nei contesti pubblici della città.
Questioni sociali e giuridiche emerse dalla vicenda
Questo caso ha riportato in luce la fragilità di certe realtà nel mondo della notte. Le persone che hanno lavorato o frequentato la gintoneria si sono trovate spesso coinvolte in situazioni di sfruttamento e rischio. La vicenda ha mostrato l’importanza di un controllo più stringente per evitare che i locali diventino luoghi di reato.
Sul piano giuridico, la chiusura del locale certifica come le autorità siano pronte a interventi decisi quando emerge il pericolo per ordine e sicurezza pubblica. Esiste però una riflessione aperta sulla capacità di prevenire queste situazioni prima che degenerino. È necessario un presidio più attento e interventi che non si limitino a misure repressive, ma anche a prevenzione e tutela delle vittime.
La tutela delle persone più fragili, in particolare le donne coinvolte nella prostituzione, resta un tema centrale del dibattito. Questo caso ha fatto emergere quanto spesso tali dinamiche restino nascoste e quanto sia importante un intervento tempestivo delle istituzioni.
Il dibattito sulle responsabilità e il ruolo dei media
La gintoneria ha evidenziato un nodo delicato: come i media influenzino la popolarità di certe figure e locali. La polemica tra Antonella Boralevi e Giuseppe Cruciani è nata proprio da questo tema, con accuse reciproche sul peso che certi programmi televisivi hanno nell’alimentare immagini e miti legati alla movida e ai suoi protagonisti.
Il ruolo giornalistico resta quello di informare con rigore, ma la fama mediatica può anche provocare effetti imprevisti. Restano dubbi sull’equilibrio tra libertà di informazione e responsabilità nel non dare spazio a promozione indiretta di attività illecite. La vicenda della gintoneria fa riflettere sul confine sottile tra cronaca e spettacolo nella narrazione dei fatti.
L’opinione pubblica ha chiesto quindi un confronto sul come trattare certe storie e personaggi, bilanciando la necessità di denuncia con il rischio di dare loro una certa visibilità.
La chiusura della gintoneria segna una svolta per Milano, segnando un precedente importante nella lotta contro l’illegalità nei locali notturni. Le indagini hanno portato alla luce un quadro complesso e preoccupante, che ora dovrà spingere verso maggiori controlli e una revisione del modo con cui si regolano simili attività in città.