Kamel Daoud, scrittore algerino noto per i suoi temi forti legati alla guerra civile e alla memoria, ha scelto di non arrivare in Italia per la presentazione del suo romanzo Urì. La vicenda ruota attorno a forti pressioni e minacce legate al contenuto del libro, che racconta una pagina dolorosa della storia algerina. La sua lettera aperta al Corriere Della Sera e la decisione di partecipare solo in videocollegamento sono un esempio chiaro delle difficoltà che la libertà d’espressione incontra in certi contesti.
La lettera aperta di Kamel Daoud : libertà a rischio tra minacce e silenzi
Daoud ha scritto una lunga lettera pubblicata sul Corriere Della Sera in cui ha espresso la fragilità della libertà e di quanto essa sia difficile da difendere. Parte da un concetto molto diretto: la libertà è qualcosa che si rischia di perdere piano piano, non sempre con atti evidenti come un rogo di libri, ma anche con l’indifferenza che cresce intorno a chi osa raccontare storie scomode.
Pressioni Invisibili , minacce tangible
Lo scrittore francese-algerino sottolinea che rinunciare a venire in Italia per presentare il suo libro rappresenta una perdita anche per i lettori Italiani, che a loro volta vedono diminuire la possibilità di incontrare punti di vista diversi. Daoud collega la sua esperienza a quella di tanti altri intellettuali che subiscono pressioni e attacchi per aver raccontato storie considerate scomode. L’indifferenza verso queste situazioni, avverte, è il vero pericolo.
Il contesto difficile di urì : guerra civile e memoria in pericolo
Urì affronta la guerra civile algerina tra il 1992 e il 2002, un tema che in Algeria resta un tabù. Una legge chiamata “legge della riconciliazione”, infatti, vieta di affrontare apertamente il bilancio di quegli anni. La legge protegge ex combattenti e non permette di approfondire certe verità, con migliaia di morti lasciati in ombra. Kamel Daoud punta il dito contro questa censura esplicita, spiegando che il suo libro è stato percepito come una provocazione.
Urì tra memoria e polemiche
Scrivere della memoria della guerra civile ha scatenato accuse dirette: alcuni gli rimproverano – oltre ai riferimenti storici – la vittoria del premio Goncourt che per un algerino ha un forte impatto politico, e la sua critica verso chi trasforma la memoria della decolonizzazione in una forma di rendita politica. In più, alcune posizioni prese da Daoud sul conflitto in Medio Oriente sono state strumentalizzate per alimentare ulteriori polemiche.
La risposta di Kamel Daoud e i prossimi appuntamenti in Italia
Nonostante tutto, Daoud garantisce che tornerà in Italia, perché il legame con questo Paese rimane forte anche se i rischi fanno scegliere momenti e modi diversi di presenza. Per ora preferisce non esporre se stesso, ma manda in scena il suo romanzo. Per lui, Urì è più di un libro: è una testimonianza di come si possa tornare alla vita dopo la morte, raccontando le storie di donne e uomini nelle lotte quotidiane per tenere viva la libertà.
In occasione dell’uscita del libro in Italia, prevista per il 17 giugno per la casa editrice la nave di Teseo, Daoud parteciperà attraverso collegamenti video in eventi significativi. Il primo sarà a Pavia il 16 giugno per la Milanesiana, poi il 17 all’Istituto francese di Milano con Alessandra Coppola, e il 18 per il festival Salerno Letteratura. Questi appuntamenti rappresentano momenti in cui il dibattito sulla memoria e sulla libertà di espressione può trovare spazio nonostante le minacce.
L’ impatto culturale di urì : lettori , editori e librai in prima linea
Riportare alla luce temi così delicati coinvolge tutta la catena che ruota intorno al libro: non solo lo scrittore, ma anche editori, librai e lettori, che in varie forme partecipano a questa battaglia. Nel caso di Urì, la presenza di una magnifica editrice – come sottolineato da Daoud – è stata fondamentale per portare avanti il progetto nonostante le pressioni.
Quando un’opera finisce sotto attacco, la catena si rischia di spezzarsi: senza editori pronti a correre rischi, senza librai che espongono certi titoli, senza lettori disposti ad ascoltare, la libertà finisce per trovarsi sempre più in affanno. Questo scenario si ripercuote non solo nel mondo della cultura, ma in ogni società che voglia davvero confrontarsi con la sua storia. La vicenda di Daoud indica quanto la memoria e la produzione culturale possano sfidare e cambiare i confini imposti, resistendo anche attraverso la parola scritta e la creatività.