Italiani in salute tra fumo, alcol e sovrappeso: dati istat 2023 sulla salute e assistenza

Il rapporto Istat 2024 evidenzia miglioramenti nella salute degli italiani, con una diminuzione di fumo e alcol, ma segnala preoccupazioni per sovrappeso e criticità nel Servizio Sanitario Nazionale.
Il rapporto Istat per la Giornata mondiale della salute 2024 evidenzia miglioramenti nello stile di vita degli italiani, con meno fumo e alcol, ma segnala persistenti sfide legate al sovrappeso, carenze nel personale sanitario e una spesa pubblica in sanità inferiore alla media europea. - Unita.tv

L’ultimo rapporto Istat, pubblicato in occasione della Giornata mondiale della salute 2024, descrive un quadro variegato della condizione sanitaria degli italiani. Cresce la quota di chi si dichiara in buona salute, diminuiscono fumo e consumo eccessivo di alcol. Restano però sfide importanti sulla bilancia, con quasi la metà degli adulti in sovrappeso. Il testo del rapporto analizza anche le risorse del Servizio Sanitario Nazionale, il dato sulla spesa pubblica e alcune criticità nelle strutture di cura e assistenza.

L’assistenza sanitaria tra risorse e criticità

La rete di assistenza offerta dal Servizio Sanitario Nazionale si articola attraverso una varietà di strutture dedicate a diverse esigenze. Nel 2023, i posti letto per degenza ordinaria superano le 203.800 unità, di cui poco più del 20% sono gestiti da strutture private accreditate. Per ricoveri brevi sono previste 11.906 postazioni per day hospital, in larga maggioranza pubbliche , e 8.253 posti per day surgery, dove si interviene chirurgicamente ma senza il ricovero notturno, con una presenza di strutture pubbliche pari al 76,9%.

Sul fronte dell’assistenza socio-sanitaria residenziale, sono attivi 12.630 presidi che offrono complessivamente circa 412 mila posti letto, una media di sette posti ogni mille abitanti. Qui si concentra una quota importante di persone con esigenze croniche o condizioni di lunga durata, soprattutto anziani non autosufficienti. I dati mostrano anche che tra oltre 19 mila minori accolti in questi centri, quasi la metà sono stranieri senza famiglia o giovani allontanati da nuclei d’origine, un aspetto che parla delle emergenze sociali oggi legate a immigrazione e tutela dell’infanzia.

Queste strutture si trovano a operare in condizioni spesso difficili, con richieste di assistenza che aumentano rapidamente. Le risorse, anche umane, sono sotto pressione in molte zone del paese, dove la domanda cresce più della disponibilità complessiva di posti letto o personale dedicato. Tra i fattori di criticità si segnalano carenza di personale, difficoltà nell’accesso e tempi di attesa lunghi per visite e interventi specialistici.

L’allontanamento da fumo e alcol: numeri in trasformazione

Negli ultimi dieci anni, gli italiani hanno progressivamente ridotto la dipendenza dal fumo e dall’alcol. Nel 2023, il 18,7% della popolazione fuma, rispetto al 20,3% registrato nel 2013, con un calo significativo anche tra i forti fumatori. Il dato si traduce in migliaia di persone che hanno deciso di smettere o non iniziare a fumare, un cambiamento che impatta sulla salute pubblica ma che mette in luce una trasformazione culturale importante in termini di stili di vita.

Sul fronte dell’alcol, l’abitudine a consumi eccessivi coinvolge l’8,8% della popolazione, con un calo dello 0,9% rispetto a dieci anni fa. Questa riduzione riguarda principalmente la fascia adulta che limita l’assunzione giornaliera di bevande alcoliche. Ciò indica anche un maggior consapevolezza dei rischi legati al bere fuori misura, problema che negli anni aveva destato forte preoccupazione per la salute e la sicurezza nelle città italiane.

Il calo di queste abitudini nocive si accompagna a un modesto miglioramento generale dello stato di salute percepito dai cittadini. Per il 2023 emerge come il 68,7% degli italiani si dichiari in buona salute, una quota che riferisce non solo condizioni fisiche favorevoli, ma anche un rapporto più attento con il proprio corpo e le scelte quotidiane.

Inattività e sovrappeso: due luci e molte ombre

Nonostante il progressivo abbandono di fumo e alcol, restano problemi legati a uno stile di vita non sempre completamente sano. Si riduce la percentuale di sedentari, cioè chi non pratica sport né attività fisica regolare, dal 41,1% del 2013 al 35% nel 2023. Questo miglioramento coinvolge sia i bambini che gli adulti e gli anziani, ma rimane un numero consistente di persone che trascura qualsiasi forma di movimento.

A pesare notevolmente sul quadro sanitario è il grave e diffuso problema del sovrappeso. Secondo il rapporto Istat, il 46,3% degli adulti vive con un peso eccessivo, un dato che desta preoccupazione per le implicazioni che ha su malattie metaboliche, cardiovascolari e altri disturbi legati all’obesità. La condizione si riflette anche tra minori: il 26,7% dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni è in sovrappeso. Questo suggerisce condizioni alimentari, abitudini sportive e ambienti familiari che devono essere affrontati con politiche mirate e interventi concreti.

Il tasso di mortalità infantile risulta stabile e basso, pari a 2,52 per mille nati vivi, indicando un sistema di assistenza pediatrica efficace, almeno nelle prime fasi della vita. Ma i dati sul sovrappeso e sull’inattività fisica aprono una breccia verso nuove sfide sanitarie della popolazione italiana, soprattutto laddove si incrociano con disuguaglianze sociali e difficoltà economiche.

La spesa sanitaria pubblica italiana nel contesto europeo

Nel 2023, la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia si posiziona al sedicesimo posto tra 27 paesi europei facenti parte dell’Ocse. Nel contesto dei grandi paesi del G7, l’Italia si piazza ultima per investimenti pubblici in sanità su base pro-capite. Il totale della spesa sanitaria pubblica rappresenta il 6,2% del Pil nazionale, un valore inferiore rispetto alla media Ocse del 6,9% e a quella europea del 6,8%.

Questo dato rivela una pressione finanziaria significativa sul sistema sanitario italiano e mette in evidenza differenze sostanziali rispetto ad altri paesi con modelli di sanità pubblica più sostenuti economicamente. Nonostante questo, l’Italia si conferma al vertice per prestazioni e qualità assistenziale tra i paesi europei, riconoscendo il ruolo cruciale di medici, infermieri e operatori sanitari che garantiscono continuità e cura.

Il quadro segnala però la necessità di monitorare costantemente gli investimenti e le politiche di gestione delle risorse, per evitare che sottodimensionamenti finanziari compromettano la capacità di rispondere alle crescenti esigenze di salute della popolazione. Gli squilibri fra spesa, servizi e bisogni restano un tema centrale per i prossimi anni.