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Indagini sulla gestione del detenuto per femminicidio e i fatti avvenuti all’hotel berna a milano

La procura di Milano indaga sul caso di femminicidio legato a Emanuele De Maria, esaminando omissioni nel trattamento del detenuto e la concessione del lavoro esterno presso l’hotel Berna.

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La procura di Milano indaga sul percorso e sulle autorizzazioni al lavoro esterno concesso a un detenuto accusato di femminicidio, per verificare eventuali omissioni o sottovalutazioni nella sua gestione e prevenire simili tragedie future. - Unita.tv

La procura di milano ha avviato una serie di verifiche riguardo al percorso del detenuto di 35 anni accusato di femminicidio, che lo scorso fine settimana ha assassinato una collega dell’hotel berna, ha ferito un altro barista e poi si è tolto la vita. Le indagini puntano a chiarire se siano state commesse omissioni o sottovalutazioni nel suo trattamento, specialmente durante la concessione del lavoro esterno.

Accertamenti sulle relazioni del carcere di bollate e ascolto di testimoni

L’autorità giudiziaria ha già acquisito tutte le relazioni relative al fascicolo trattamentale del carcere di bollate, dove il detenuto era ristretto. Questi documenti descrivono il suo comportamento e la valutazione fatta dallo staff penitenziario sul suo percorso di recupero. Per capire meglio il quadro, la procura ha sentito anche alcuni colleghi di lavoro di emanuele de maria, nome del detenuto, per verificare eventuali segnali di pericolo non rilevati nelle carte ufficiali.

Linea di indagine e segnalazioni omesse

La linea di indagine punta a stabilire se ci sono state segnalazioni omesse o se caratteristiche rilevanti del suo stato mentale e comportamentale sono state sottovalutate. Lo scambio di testimonianze assume ancora maggiore rilievo dato che il detenuto era stato ammesso al lavoro interno in una struttura esterna, una possibilità concessa in base a precedenti valutazioni giudiziarie e amministrative.

Le accuse e l’apertura dell’inchiesta autonoma

Il pubblico ministero francesco de tommasi ha coordinato l’apertura di un fascicolo indipendente che riguarda il lavoro esterno concesso al detenuto. Il procedimento registra contestazioni per omicidio e tentato omicidio con premeditazione, ma sarà presto archiviato in seguito alla morte dell’autore dei fatti. Dal fascicolo emerge la necessità di ricostruire in dettaglio il percorso del detenuto e capire come si sia arrivati a concedere una misura così rischiosa.

Approfondimenti sulle autorizzazioni e la sorveglianza

Sono allo studio tutti gli elementi che riguardano le autorizzazioni al lavoro esterno, le modalità di sorveglianza e controllo, e ogni possibile elemento che possa chiarire se la decisione di affidare incarichi fuori dal carcere sia stata motivata da una documentazione incompleta o da valutazioni errate.

I comportamenti durante il lavoro esterno e i segnali di pericolo

Un nodo cruciale è capire se durante le ore di lavoro all’interno dell’hotel berna il detenuto abbia manifestato atteggiamenti o comportamenti ambigui o pericolosi, contrari all’immagine di “detenuto modello” descritta nelle relazioni del carcere. Gli interrogativi riguardano eventuali episodi che avrebbero potuto allertare colleghi o datori di lavoro, e se questi abbiano mai deciso di segnalare qualcosa alle autorità competenti.

Le verifiche riguardano anche contatti diretti con colleghi e responsabili dell’albergo, alcuni già sentiti, ai quali sarà chiesto un resoconto dettagliato delle ore passate in struttura. Si vuole capire se il detenuto abbia dato segnali espliciti o impliciti di disagio o minaccia e come siano stati gestiti eventuali momenti di tensione o difficoltà.

Monitoraggio e possibili carenze nel sistema penitenziario

Attorno al caso si concentra un’attenzione particolare sulla gestione del lavoro esterno per i detenuti con crimini gravi. Le autorità stanno cercando di capire se ci siano stati errori nella valutazione del detenuto dal punto di vista sanitario, psicologico o di sicurezza. L’indagine si estende alla catena di responsabilità che va dal carcere ai funzionari che hanno seguito il percorso di reinserimento lavorativo.

Le verifiche proseguono senza esclusione di colpi, anche per evitare simili tragedie in futuro. Gli spunti per riflettere sulla gestione delle misure alternative al carcere e la tutela delle persone nei luoghi di lavoro emergono con forza, mentre si attendono risposte più precise dagli atti e dalle testimonianze raccolte.