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Indagini chiuse sul neonato morto nella culla termica della chiesa di san giovanni battista a bari

Indagini chiuse a Bari per la morte di un neonato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, con accuse di omicidio colposo contro il parroco e il tecnico responsabile.

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La morte di un neonato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari ha portato a accuse di omicidio colposo contro il parroco e il tecnico responsabile, a causa di malfunzionamenti che hanno causato ipotermia e mancato allarme. - Unita.tv

La morte di un neonato trovato nella culla termica della chiesa di san giovanni battista a Bari ha scosso la città all’inizio del 2025. Le autorità hanno completato le indagini sulla tragica vicenda, individuando le responsabilità legate all’accaduto. Tutta la vicenda è stata ricostruita con attenzione a partire dal 2 gennaio, giorno in cui il bimbo è stato ritrovato senza vita.

Accusa di omicidio colposo contro il parroco e il tecnico che ha installato la culla

La procura di Bari ha ufficialmente chiuso le indagini sul decesso del neonato. L’accusa principale riguarda omicidio colposo nei confronti di don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di san giovanni battista, e di Vincenzo Nanocchio, tecnico incaricato dell’installazione della culla termica nel 2014 e responsabile della sostituzione dell’alimentatore lo scorso 14 dicembre. L’avviso di chiusura delle indagini è il passo che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio.

La figura del parroco è centrale perché responsabile della gestione degli spazi della chiesa. Il tecnico, invece, aveva il compito di garantire il corretto funzionamento della culla termica, un apparecchio pensato per ospitare e proteggere i neonati trovati abbandonati. Le indagini hanno accertato che la culla, così come era stata allestita e mantenuta, non ha assolto al suo scopo di tutela.

Malfunzionamenti e responsabilità tecniche

Le cause della morte accertate dagli esperti: ipotermia e malfunzionamenti della culla

Gli accertamenti effettuati dagli inquirenti, diretti dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, sono partiti dai rilievi della squadra mobile di Bari. Una delle prove decisive è stato il ritrovamento di urina nella culla, che ha indicato chiaramente che il neonato era vivo quando è stato adagiato. La sua morte è avvenuta per ipotermia nel giro di circa quattro-dieci ore dopo la deposizione.

Il punto centrale dell’inchiesta ha riguardato il malfunzionamento della culla e del locale in cui era collocata. Tra le consulenze tecniche è emerso che la culla non era idonea per proteggere un neonato in quelle condizioni. Si è inoltre scoperto che, probabilmente a causa di una perdita di gas, il climatizzatore destinato a riscaldare la stanza aveva erogato aria fredda invece che calda. Questa circostanza ha peggiorato la situazione, condannando il piccolo a condizioni di temperature letali.

Problemi con il sistema di allarme

Un altro elemento rilevante ha riguardato il sistema di allarme della culla. Normalmente, al rilevamento del peso del neonato, si sarebbe dovuto attivare una chiamata al cellulare del parroco per segnalare la presenza. Quella mattina però non è scattata nessuna chiamata. Le consulenze hanno determinato che il materassino usato come sensore non era adeguato: si trattava di un tappetino economico da uso domestico, simile a un antifurto, soggetto a frequenti malfunzionamenti. Nel passato, invece, nel 2020 e nel 2023, i rilevamenti sull’allarme avevano funzionato correttamente e avevano mandato gli alert.

L’ipotesi di abbandono di minore e le reazioni della città di bari

Nonostante la principale accusa sia quella di omicidio colposo, rimane aperta – anche se stralciata – l’ipotesi di abbandono di minore a carico di ignoti. Questo procedimento sarà probabilmente approfondito in seguito da ulteriori accertamenti, ma non è stato archiviato.

Nel frattempo, la città di Bari ha reagito con commozione. Il sindaco Vito Leccese ha voluto dare un nome simbolico al piccolo, chiamandolo ‘Angelo’. Il neonato è stato sepolto nell’area del cimitero cittadino riservata ai bambini più piccoli. Questo gesto ha voluto rappresentare un riconoscimento di dignità e rispetto verso una vita spezzata troppo presto.

Il futuro delle culle termiche e della tutela dei minori

Gli sviluppi del caso rimangono al centro dell’attenzione in Puglia, soprattutto sulla tutela dei minori e sulle responsabilità legate a strutture come la culla termica. L’inchiesta, ora, punta al processo, con la procura che dovrà chiedere il rinvio a giudizio per i responsabili indicati. Nel frattempo, si attendono chiarimenti sul futuro dell’utilizzo di questi dispositivi e sull’affidabilità dei sistemi di allarme destinati a proteggere i piccoli a rischio.