Incontri alla procura di milano e comitato famiglie sospese: verso una possibile legge nazionale per sbloccare le case bloccate dalle inchieste
A Milano, 15mila famiglie sono bloccate da inchieste urbanistiche. Un incontro tra procura e comitato ha aperto a possibili soluzioni politiche nazionali per affrontare la crisi abitativa.

A Milano, l'inchiesta urbanistica blocca 15mila famiglie in attesa di casa; un recente incontro tra procura e comitato apre al dialogo, ma serve una legge nazionale per sbloccare la crisi abitativa. - Unita.tv
Nella città di Milano, la situazione delle famiglie in attesa di una casa bloccata da inchieste giudiziarie sull’urbanistica ha registrato un nuovo sviluppo. Un incontro durato due ore tra la procura e alcuni rappresentanti del “comitato famiglie sospese” ha aperto spiragli per una soluzione politica nazionale. Qui si parlerà dei numeri della crisi abitativa, delle dinamiche della riunione e delle prospettive che nascono da questo confronto.
Il peso delle famiglie sospese nella crisi abitativa milanese
Filippo Borsellino, presidente del comitato famiglie sospese, ha evidenziato i numeri che descrivono l’entità del problema: 15mila famiglie interessate dalle sospensioni legate alle inchieste urbanistiche, pari a circa 39mila persone che vivono in una condizione di attesa prolungata. Questi dati non riguardano solo qualche cantiere isolato, ma un vero e proprio blocco che si è consolidato dopo la pandemia, coinvolgendo nuove costruzioni e progetti edilizi. La crisi non è dunque un semplice caso isolato ma un fenomeno che incide profondamente sul tessuto sociale della città. Questa situazione prolunga l’incertezza dei cittadini e limita l’accesso alla casa, un diritto fondamentale per chi ha investito in progetti immobiliari mai conclusi. Le famiglie restano in una sorta di limbo, senza un futuro concreto e con poche risposte a disposizione.
Le inchieste hanno congelato numerosi cantieri, impossibilitando sia la conclusione che la consegna degli immobili. Tra questi, le residenze Lac rappresentano uno dei casi più emblematici. La tensione, fatta di attesa e preoccupazione, cresce ogni giorno e alimenta la mobilitazione civile attraverso il comitato che da tempo cerca di portare la questione sul tavolo delle istituzioni. Il blocco non è solo giudiziario o tecnico, ma ha un impatto umano e sociale che spinge verso la ricerca di soluzioni legislative e politiche urgenti.
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L’incontro in procura: una apertura verso soluzioni concrete
Lo scorso incontro nella procura di Milano, svoltosi al quarto piano del palazzo di giustizia, ha visto la partecipazione della procuratrice aggiunta Tiziano Siciliano e dei rappresentanti del comitato. In queste due ore di confronto sono emerse scintille di fiducia e disponibilità al dialogo che qualche mese fa sembravano impensabili. Il comunicato ufficiale emesso dopo l’incontro appare prudente ma lascia intravedere spiragli importanti: il dialogo ha spinto la procura a mostrare un atteggiamento di problem solving mai espresso prima pubblicamente. I rappresentanti del comitato hanno apprezzato la serietà dell’ascolto e una disposizione a collaborare per individuare vie d’uscita.
Il confronto non ha prodotto soluzioni immediate, ma ha rafforzato la consapevolezza che la questione non può essere risolta solo a livello locale. L’unica risposta efficace, secondo il comitato, passa per una legge nazionale che abbia carattere retroattivo e consenta di sbloccare definitivamente la situazione abitativa per le famiglie colpite. Le promesse del passato, avanzate dall’amministrazione comunale, non hanno ancora portato a risultati concreti su larga scala. Solo un intervento dal Parlamento potrebbe evitare il permanere di questo stato di stallo che mantiene migliaia di persone in attesa.
La posizione dei rappresentanti del comitato e dello scenario politico locale
L’intervento di Filippo Borsellino sottolinea che chi si limita a interventi locali rischia di affrontare solamente alcuni casi specifici, lasciando fuori la maggior parte delle famiglie coinvolte. La responsabilità delle istituzioni restano evidenti, ma serve un passo più deciso da parte della politica nazionale per stabilire un quadro normativo chiaro. Cristian Coccia, uno dei promotori del comitato, ha messo in luce come anche azioni dell’amministrazione comunale potrebbero alleggerire la situazione, ricorrendo a misure immediate per alcuni cantieri sotto sequestro. Va però riconosciuto che questa mossa non basta e riguarda soltanto una frazione del problema.
Nel contesto politico milanese anche il sindaco Giuseppe Sala ha espresso apprezzamento per il dialogo. Sala ha dichiarato che, nonostante le differenze sulle conclusioni a cui è arrivata la procura, il Comune si è adeguato per agevolare la ripresa dei cantieri. Questo permette almeno alcune famiglie di sperare in una svolta. Sul fronte sindacale, il segretario generale della Uil Lombardia, Enrico Vizza, ha criticato l’attenzione verso ipotesi come quelle di un “condono salva Milano”. La Uil ritiene importante concentrarsi sulla tutela delle famiglie che hanno acquistato casa. La richiesta è che gli operatori edili offrano garanzie serie, ad esempio fideiussioni, per proteggere chi acquista dall’incertezza. Questo aspetto tecnico-finanziario è visto come una priorità concreta e immediata, invece di introdurre nuove norme che a suo avviso non risolverebbero la questione.
Un quadro complesso per milano tra istituzioni e società civile
Questi ultimi mesi mostrano una città che cerca soluzioni tra istituzioni e società civile, ma la strada sembra lunga. Il confronto tra procura, comitato, amministrazione e sindacati porta a un punto fermo: ci vuole una legge nazionale chiara, capace di disinnescare la paralisi attuale. Ogni giorno che passa, tante famiglie attendono di poter uscire dalla lunga sospensione che blocca non solo i loro progetti immobiliari, ma la certezza di un tetto sicuro per i propri cari.