Il tribunale amministrativo regionale della Lombardia ha emesso una sentenza che blocca la caccia in quasi tutti i valichi montani della regione. Ai valichi interessati dalle rotte migratorie degli uccelli è stato imposto un divieto con effetto immediato, esteso a un raggio di mille metri attorno a ciascuno. La decisione arriva dopo anni di contenziosi e ricorsi tra associazioni ambientaliste e la Regione Lombardia, coinvolgendo anche gli organi giudiziari superiori.
La sentenza del tar lombardia sui valichi montani e il divieto di caccia
Il 6 maggio 2025 il Tar della Lombardia ha stabilito che la caccia deve essere vietata su 475 valichi montani ritenuti coinvolti nelle rotte di migrazione degli uccelli. Questo divieto si estende in un perimetro di mille metri da ciascun valico. Si tratta di una decisione senza precedenti, considerando che copre quasi tutti i punti di attraversamento montano in Lombardia. Il provvedimento arriva come misura cautelare, per garantire la tutela degli uccelli migratori lungo questi passaggi naturali.
La pronuncia della quarta sezione del tribunale segue un lungo confronto legale, che ha visto la Lega per l’Abolizione della Caccia impegnata a far rispettare due precedenti sentenze del Tar. Questi provvedimenti datati 2020 e 2023 avevano già portato all’annullamento di delibere regionali favorevoli alla caccia e ordinato la nomina di un Commissario per individuare i valichi da sottoporre a tutela.
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Il ruolo del commissario e la definizione dei valichi da proteggere
In risposta agli obblighi dettati dal tribunale, è stato nominato un Commissario, anche direttore generale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale , che ha svolto il compito di individuare i valichi montani da proteggere. La relazione finale, depositata a dicembre 2024, ha individuato solo 34 valichi meritevoli di tutela, suddivisi in 19 da mettere immediatamente sotto protezione e 15 da monitorare per almeno due anni.
Questa limitazione nelle scelte ha suscitato il malcontento della LAC, che ha ritenuto insufficiente la protezione per i valichi considerati, mentre Regione Lombardia ha espresso dubbi sull’estensione del divieto. Il tribunale ha poi richiesto chiarimenti sul metodo adottato per ridimensionare il numero di valichi tutelati, visto che la realtà lombarda presenta 475 valichi sulle rotte migratorie.
Le criticità emerse sulla relazione e il rigetto delle delibere regionali
Il Tar ha rilevato che la proposta del Commissario si basava principalmente su uno studio dell’Università dell’Insubria in collaborazione con ERSAF. Questo studio però era stato considerato dal tribunale come valido solo a livello provvisorio e non poteva giustificare una decisione definitiva. Lo studio si riferiva solo a siti già censiti nel passato senza fornire nuove evidenze scientifiche sufficienti a giustificare una riduzione del perimetro di tutela.
Secondo il tribunale, la scelta di limitare la tutela si fonda su dati insufficienti e non aggiornati, senza un’indagine approfondita sui 475 valichi effettivamente attraversati dagli uccelli migratori. La sentenza ha quindi respinto le delibere regionali che assegnavano protezione a un numero inferiore di valichi, ribadendo la necessità di estendere il divieto di caccia ai 475 valichi individuati.
Le reazioni delle associazioni e dei soggetti coinvolti
La Lega per l’Abolizione della Caccia ha accolto con favore la decisione del Tar, considerandola una vittoria per la tutela ambientale e per la salvaguardia della fauna migratoria. Le associazioni venatorie, invece, si sono schierate con Regione Lombardia, sottolineando l’impatto negativo che un divieto così esteso potrebbe avere sulle attività di caccia e gestione del territorio.
Il Consiglio di Stato aveva già confermato in passato le decisioni del Tar, respingendo i ricorsi presentati dalla Regione. Questa sentenza segna un ulteriore passo nell’applicazione di misure restrittive a tutela degli uccelli migratori, imponendo limiti più severi sulle zone di caccia e introducendo un controllo serrato su un’ampia area montana lombarda. La Regione dovrà ora adeguarsi immediatamente al blocco imposto dal tribunale, in attesa di possibili sviluppi o nuove valutazioni scientifiche.