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Il sistema di faglie attive sotto l’Etna svelato da uno studio su oltre 15.000 terremoti

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Un’indagine approfondita condotta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia insieme all’università di Catania ha ricostruito la complessa rete di faglie attive che si estende sotto il vulcano Etna. Analizzando migliaia di eventi sismici registrati in circa vent’anni, i ricercatori hanno mappato le strutture che influenzano la deformazione della crosta terrestre e la loro interazione con i movimenti del magma. Questi risultati forniscono nuove chiavi per comprendere le dinamiche interne del vulcano e migliorare le previsioni sulle eruzioni.

Analisi dei terremoti per tracciare la rete delle faglie

Lo studio si è basato sull’esame dettagliato di più di 15.000 terremoti avvenuti nell’area dell’Etna tra gli anni 2000 e 2020 circa. Attraverso questa mole enorme di dati, è stato possibile identificare una fitta rete sotterranea fatta da numerose faglie attive che regolano i movimenti della crosta nella zona vulcanica.

Queste strutture non sono isolate ma formano un sistema integrato che risponde alle sollecitazioni generate dalla pressione del magma nel sottosuolo. La ricerca ha dimostrato come questi fenomeni sismici siano distribuiti su profondità fino a trenta chilometri, indicando un’interazione profonda tra processi tettonici e attività magmatica.

I dati raccolti permettono inoltre una lettura più precisa delle condizioni prima degli eventi eruttivi maggiori, mostrando un aumento significativo dell’attività sismica nelle settimane precedenti alle esplosioni del 2018 e del 2021.

Il ruolo della pressione magmatica nella riattivazione delle faglie

Il magma in risalita esercita una spinta costante sugli strati rocciosi sovrastanti modificandone l’equilibrio interno. Questa pressione può scatenare movimenti lungo faglie anche lontane dai crateri principali, ampliando così l’area interessata dalle deformazioni durante le fasi preparatorie all’eruzione.

Luciano Scarfì, primo autore dello studio dell’INGV, sottolinea come questo processo coinvolga non solo la zona somminale ma tutto il sistema vulcanico nel suo complesso: “la pressione esercitata dal magma interferisce con diverse strutture geologiche provocando variazioni significative nella stabilità della crosta”.

L’attività sismica quindi rappresenta un indicatore diretto dei cambiamenti in corso nel cuore dell’Etna ed è fondamentale monitorarla per individuare segnali precoci prima degli episodi eruptivi.

dinamiche complesse sul fianco orientale verso il mar Ionio

Una particolare attenzione è stata dedicata al fianco orientale del vulcano noto per uno spostamento lento ma continuo verso il mar Ionio. Lo studio rivela che questo movimento non segue un unico piano ma interessa varie strutture profonde riattivate da fattori diversi: antiche fratture geologiche, pressioni generate dal magma e cedimenti superficiali dovuti alla deformazione progressiva della crosta.

Giovanni Barreca dell’università di Catania evidenzia come molte delle faglie coinvolte non corrispondano a quelle visibili sulla superficie: “la struttura interna presenta caratteristiche complesse; nel breve periodo sono soprattutto queste vecchie fratture a guidare la risposta sismotettonica”.

Questa scoperta cambia alcune prospettive sulla stabilità dei versanti etnei ed apre nuovi scenari nello studio dei rischi legati ai possibili smottamenti o crolli associati all’attività vulcanica.

Implicazioni dello studio per la valutazione del rischio vulcanico

Il gruppo composto anche dai ricercatori Carmelo Cassisi e Horst Langer ritiene che questa nuova mappa dettagliata delle faglie interne rappresenti un passo importante verso una migliore gestione dei rischi legati all’attività dell’Etna.

Conoscere con precisione dove si concentrano gli stress nella crosta permette infatti agli esperti di prevedere meglio quali aree possono essere interessate da fenomeni violenti o improvvisi durante le fasi eruttive.

Le informazioni ottenute aiutano a integrare modelli previsionali più accurati utili sia alla protezione civile sia alle comunità locali esposte al rischio diretto derivante dalle oscillazioni telluriche associate al comportamento magmatico sotto l’imponente monte siciliano.

Written by
Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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