Le parole di Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, hanno acceso il dibattito sul ruolo delle intercettazioni e l’impegno delle forze dell’ordine. Il magistrato ha commentato le recenti dichiarazioni del ministro Nordio in merito alla gestione delle intercettazioni, mettendo in luce alcune criticità legate all’atteggiamento degli apparati giudiziari e di polizia negli ultimi anni.
Come vengono viste le intercettazioni da gratteri
Durante la presentazione del libro Una Cosa Sola, Come le mafie si sono integrate al potere, avvenuta alla rassegna Trame dedicata ai temi antimafia, Gratteri ha spiegato che le intercettazioni rappresentano più un investimento che una spesa per lo stato. Il procuratore ha richiamato un dato significativo: la procura di Napoli è la struttura che sostiene la spesa maggiore a livello nazionale, con cinque milioni di euro annui dedicati alle intercettazioni. Questo costo, ha aggiunto, si traduce in un guadagno nello svolgimento delle attività investigative e di contrasto alla criminalità organizzata.
Opinioni sul ministro nordio e il loro impatto
Gratteri ha riferito con ironia le opinioni del ministro Nordio, che qualche mese prima di assumere l’incarico aveva sollevato dubbi sull’entità della spesa per le intercettazioni. Il giudice ha sottolineato come i pedinamenti rimangano uno strumento utile, ma non si debba esagerare nel ridurre le intercettazioni perché costituiscono una componente fondamentale nell’accertamento dei fatti criminali. A suo parere, il rischio è cadere in un falso risparmio, sacrificando invece capacità operative preziose.
Cambiamenti nelle forze dell’ordine: da un impegno totale a un diverso approccio
Un altro aspetto affrontato da Gratteri riguarda il diverso approccio dei giovani operatori di polizia e magistrati nel tempo. Il procuratore ha osservato che nell’ultimo decennio le competenze tecniche e investigative sono cresciute, a testimonianza di un progressivo miglioramento nel livello professionale. Lo spirito di sacrificio e l’attaccamento alle indagini, ha detto, sembrano invece meno vivi rispetto al passato.
La perdita di entusiasmo e le conseguenze
Gratteri ha raccontato che prima i giovani aspiravano a entrare nelle squadre mobili con forte determinazione e facevano il possibile per guadagnarsi la fiducia degli ufficiali. Oggi, ha ammesso, questo entusiasmo è diminuito. Per lui, questo fenomeno rappresenta un problema interno alla cultura investigativa, con conseguenze sull’efficacia della lotta contro le organizzazioni criminali. Il magistrato ha insinuato che la mancanza di un impegno totale può consolidare malintesi e inefficienze negli apparati di giustizia.
La gestione politica e la mancanza di una visione unitaria nel contrasto alle mafie
Gratteri ha concluso con un’analisi sulla responsabilità dei governi italiani nell’affrontare i problemi legati alla criminalità organizzata. Ha raccontato che negli ultimi anni i vertici politici non hanno mostrato una pianificazione complessiva per sostenere le forze dell’ordine e la magistratura. Secondo lui, spesso chi ricopre cariche di rilievo non comprende appieno il proprio ruolo e le responsabilità ad esso connesse.
Mediocrità istituzionale e inefficienze
Il procuratore ha definito questo atteggiamento come un segno di mediocrità dilagante anche tra le figure pubbliche più importanti. Questa situazione, ha aggiunto, lascia basiti anche coloro che lavorano nei ruoli istituzionali, poiché genera inefficienze e lacune nel contrasto ai fenomeni mafiosi. Gratteri ha fatto intendere che solo una maggiore consapevolezza e dedizione da parte di tutti i livelli può migliorare le condizioni attuali.
L’attenzione del procuratore Gratteri si concentra quindi su questioni concrete, come il modo in cui vengono gestite le risorse investigative e sulla cultura del lavoro delle forze dell’ordine. Le sue considerazioni riflettono un confronto serrato con chi, a livello politico, detta le linee operative senza spesso comprenderle fino in fondo. Questi elementi restano centrali per comprendere le sfide di oggi nell’antimafia.