Le recenti polemiche sulla riapertura delle indagini riguardanti Andrea Sempio, accusato per il delitto di Garlasco, hanno acceso un dibattito politico e giudiziario. Il procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, ha risposto direttamente al ministro della Giustizia Carlo Nordio in seguito a un’interrogazione parlamentare che chiedeva chiarimenti sulla possibile violazione del segreto investigativo e l’eventuale apertura di procedimenti disciplinari.
La richiesta parlamentare e la risposta ufficiale della procura
Il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera, Tommaso Calderone, aveva sollecitato il ministro Nordio a verificare se durante la riapertura delle indagini su Andrea Sempio fossero state violate norme sul segreto istruttorio. Calderone puntava anche a capire se ci fossero gli estremi per procedere con sanzioni disciplinari nei confronti dei magistrati o degli operatori coinvolti.
In risposta a questa sollecitazione, Fabio Napoleone ha inviato una relazione dettagliata al ministero sottolineando che le informazioni diffuse finora non costituiscono materiale coperto da segreto. Secondo quanto riportato dal procuratore capo, i dati emersi sono noti alle parti coinvolte nel processo e ai loro difensori. Questi ultimi appaiono regolarmente in trasmissioni televisive o rilasciano interviste ai giornali senza alcun vincolo specifico imposto dalla procura.
La notizia è stata pubblicata da “La Provincia pavese”, quotidiano locale che ha seguito da vicino gli sviluppi dell’inchiesta. In base alla relazione presentata da Napoleone, il ministro Nordio ha comunicato formalmente al deputato Calderone che non sono stati rilevati elementi tali da giustificare provvedimenti disciplinari contro magistrati o altri soggetti coinvolti nelle indagini.
Le misure adottate dalla procura per tutelare il segreto istruttorio
Nel documento indirizzato al ministero della Giustizia Fabio Napoleone evidenzia come sin dall’avvio delle nuove attività investigative sia stato imposto un divieto rigoroso alla diffusione di notizie riguardanti l’indagine su Sempio. Questa direttiva era volta proprio ad evitare fughe di informazioni che potessero compromettere lo svolgimento corretto dell’attività giudiziaria.
Il procuratore spiega inoltre che nessun membro della Procura pavese né consulenti tecnici o dirigenti della polizia giudiziaria hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche o interviste relative all’indagine in corso. La stretta osservanza del divieto è confermata dalle circostanze: infatti solo dopo il rifiuto dello stesso Andrea Sempio – attualmente indagato – di fornire campioni biologici necessari all’esame del DNA e dopo l’ordine espresso dal GIP si è avuta una diffusione mediatica più ampia.
Questa nuova ondata d’attenzione pubblica è stata causata esclusivamente dalla decisione personale dell’indagato e dalle successive disposizioni giudiziarie; elementi estranei dunque all’attività comunicativa degli organi investigativi stessi. Il procuratore conclude sottolineando come tale clamore rischi invece di danneggiare lo svolgimento efficace ed efficiente delle attività investigative ancora aperte sul caso Garlasco.
Impatto mediatico e tutela delle indagini nel caso garlasco
L’inchiesta su Andrea Sempio rappresenta uno dei capitoli più delicati nella vicenda legata al delitto avvenuto anni fa a Garlasco. La ripresa degli accertamenti ha inevitabilmente attirato grande attenzione mediatica sia locale sia nazionale; attenzione amplificata dai social network ma anche dai talk show televisivi dove spesso vengono commentate le fasi processuali più recenti.
Il problema principale evidenziato dal procuratore Napoleone riguarda proprio questo aspetto: la pressione mediatica può influire negativamente sulle modalità operative degli investigatori impegnati nella raccolta prove e nell’approfondimento dei fatti contestati ad Andrea Sempio. L’equilibrio tra diritto all’informazione pubblica e necessità riservatezza durante le fasi preliminari resta quindi molto fragile soprattutto quando i protagonisti si espongono direttamente davanti alle telecamere senza filtri istituzionali.
La posizione ufficiale del ministero della Giustizia
In questo contesto si inserisce la posizione ufficiale espressa dal ministero guidato da Carlo Nordio attraverso la relazione fornita dalla Procura pavese: nessuno tra i magistrati o gli operatori impegnati nell’indagine avrebbe infranto norme interne relative alla gestione dei dati sensibili legati alle procedure penali in corso. Le accuse rivolte inizialmente sembrano quindi destituite di fondamento secondo quanto emerge dall’analisi formale condotta dagli uffici competenti.