Il nuovo scenario della farmaceutica a milano tra export, ricerca e tensioni internazionali sui prezzi
La farmaceutica in Lombardia, con oltre 260 aziende e 25mila addetti, è un settore chiave per l’economia regionale, ma affronta sfide a causa delle recenti politiche statunitensi sui prezzi dei farmaci.

La farmaceutica in Lombardia è un settore chiave dell'economia regionale, con oltre 260 aziende, 25mila addetti e un export di 9,6 miliardi di euro, che unisce innovazione, ricerca e produzione, ma affronta sfide globali legate alle politiche americane e alla competitività europea. - Unita.tv
La farmaceutica in lombardia si conferma un pilastro dell’economia regionale con oltre 260 aziende attive e 25mila addetti specializzati. L’export, che supera i 9,6 miliardi di euro, indica un settore trainante di tutto il comparto life science, capace di sostenere il 12,6% del Pil lombardo. Ogni anno si investono circa 560 milioni di euro in ricerca e sviluppo, in un contesto che lega industria, innovazione, territorio e capitale umano. Milano, in particolare, è al centro di questo sistema e ospita molte delle principali imprese farmaceutiche italiane e internazionali.
Il tessuto industriale e produttivo della farmaceutica lombarda
Milano e la sua provincia rappresentano un nodo decisivo per il settore farmaceutico nazionale. Nella città sono presenti stabilimenti e sedi di aziende rinomate come bracco, zambon, dompé, alfasigma, italfarmaco e mediolanum farmaceutici. Anche diasorin, pure se piemontese, ha a gerenzano il suo stabilimento principale in provincia di varese. Le sedi italiane dei big globali come bayer, pfizer, sanofi e astrazeneca si trovano nell’area milanese, creando un terreno fertile per collaborazioni e scambi tecnologici tra società.
La concentrazione di queste realtà fa della lombardia un bacino fondamentale per la produzione e innovazione farmaceutica. L’industria spazia dalla ricerca clinica ai processi produttivi, passando per la distribuzione, facendo da traino per l’intera filiera di life science. Il forte legame con il territorio e le università locali consente di attrarre e formare professionisti altamente specializzati, elemento determinante per mantenere competitiva la regione nel mercato globale.
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I nuovi contraccolpi degli Stati uniti sul mercato farmaceutico europeo
Le recenti mosse dell’amministrazione statunitense hanno acceso un’allerta nel settore farmaceutico lombardo. Dopo aver eliminato in parte i dazi, gli Stati Uniti hanno deciso di ridurre drasticamente i prezzi dei farmaci, tra il 30 e l’80%, in base al criterio della “nazione più favorita”. Ciò significa che i medicinali avranno un costo negli USA pari a quello più basso registrato in qualsiasi altro paese. Questa decisione rischia di compromettere il modello economico e produttivo delle aziende europee, che vedono un rischio serio di perdite e disincentivi alla produzione e innovazione.
Marcello cattani, amministratore delegato di sanofi italia e presidente di farmindustria, ha commentato che “gli Stati Uniti sono legittimati a seguire la loro strada ma che la riduzione forzata dei prezzi non è la soluzione per garantire ricerca e sicurezza.” Le misure statunitensi, secondo cattani, potrebbero rafforzare la posizione della cina che continua ad investire molto in ricerca e produzione farmaceutica, puntando a obiettivi chiari e ambiziosi.
Nonostante le preoccupazioni, cattani spera in una possibile inversione di rotta dell’amministrazione americana, come successo in passato con i dazi. Nel frattempo, invita l’Unione europea a reagire con decisione, soprattutto su temi come la proprietà intellettuale, per salvaguardare e valorizzare il comparto farmaceutico, motore fondamentale dell’economia italiana.
Le sfide europee e il ruolo strategico della lombardia nel nuovo equilibrio globale
Sergio dompé, presidente di dompé farmaceutici e vicepresidente di assolombarda con delega alle life science, considera la situazione dei dazi un’opportunità per riflettere sul futuro del settore in Italia e in Europa. Negli ultimi decenni, secondo dompé, gli Stati Uniti e la cina hanno investito con costanza e visione nella ricerca e sviluppo, mentre l’Europa ha perso terreno. Se trent’anni fa il continente generava un terzo dei farmaci innovativi, oggi la quota è scesa al 17%.
Il rapporto draghi, richiamato da dompé, indica la necessità di un vero cambio di passo europeo. Serve una strategia unitaria, strumenti decisionali più efficaci e un controllo rigoroso dei risultati raggiunti. L’interazione con gli Stati Uniti resta strategica, ma dovrà basarsi su una visione comune e stabilità, per permettere all’Europa di tornare protagonista nella farmaceutica globale.
La lombardia tra competitività industriale e autonomia strategica
Per la lombardia, che rappresenta circa un terzo del valore nazionale del settore, la posta in gioco è alta. Dompé sottolinea che il farmaceutico non è soltanto un centro produttivo di rilievo, ma un elemento chiave della competitività industriale regionale. In un contesto dove salute e autonomia strategica sono temi rilevanti, la filiera lombarda si qualifica come una infrastruttura cruciale, fondamentale per il futuro economico e sociale del paese.