Home Il mercato nero delle armi a roma: semiautomatiche e mitragliette a portata di mano nelle periferie

Il mercato nero delle armi a roma: semiautomatiche e mitragliette a portata di mano nelle periferie

Nelle periferie di Roma, il traffico di armi illegali come semiautomatiche e mitragliette prospera a prezzi accessibili, alimentando tensioni e violenze tra bande in quartieri come Tor Bella Monaca e Casilino.

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Nelle periferie di Roma si diffonde un mercato clandestino di armi illegali, con semiautomatiche e mitragliette vendute a prezzi bassi, alimentando tensioni e violenze in quartieri come Tor Bella Monaca, Casilino e San Basilio. - Unita.tv

Nelle periferie di roma si sta diffondendo un giro inquietante di armi illegali, con semiautomatiche e mitragliette che si vendono a prezzi sorprendentemente bassi. Quartieri come tor bella monaca, casilino e san basilio sono diventati punti nevralgici per questo traffico clandestino, dove chiunque con i giusti contatti può procurarsi un arsenale da guerra senza doversi spostare lontano o passare per i canali internazionali. La facilità con cui queste armi circolano alimenta tensioni e pericoli nelle strade della capitale.

La diffusione delle armi illegali nelle periferie di roma

A roma non serve più rivolgersi a trafficanti esteri o esperti del mercato internazionale per trovare armi da fuoco. Nel cuore della città, specialmente in alcune zone periferiche, girano offerte che sembrano veri e propri listini prezzi per pistole e mitragliatrici. Con 250 euro si può portare a casa una semiautomatica. Con un investimento maggiore, si passa a mitragliette come la uzi o il kalashnikov, rispettivamente a mille e duemila euro circa. Questi quartieri, già segnalati per problemi di sicurezza, sono sempre più teatro di scambi che ricordano quello di droghe. Proprio come nelle cessioni di sostanze stupefacenti, anche il traffico di armi si svolge in maniera rapida, discreta e senza contatti diretti tra compratori e venditori.

Le zone più colpite sono tor bella monaca, casilino, quarticciolo e san basilio. Sono piazze in cui il mercato nero prospera tra disparati gruppi e bande, favorendo un clima di insicurezza che minaccia la popolazione. Le armi, infatti, non restano parcheggiate: vengono impiegate nei regolamenti di conti tra rivali o per consolidare posizioni criminali. In molti casi, il possesso è una forma di “difesa” in un contesto dove la legge del più forte regna sovrana.

Modalità e regole nel traffico clandestino di armi

Il funzionamento del mercato nero nelle periferie romane si basa su regole ben precise e semplici. Particolarmente rilevante è la distanza tra acquirente e venditore: non vi sono incontri diretti. Chi compra versa la somma richiesta in un luogo stabilito e dopo poche ore riceve indicazioni sul punto dove ritirare l’arma. Questo metodo evita contatti e quindi riduce il rischio di arresti durante le transazioni.

Un caso recente ha visto un giovane ventenne fermato nella zona del casilino con una pistola calibro 7.65 di fabbricazione spagnola. Alla domanda sull’origine dell’arma, il ragazzo ha spiegato chiaramente come funziona il giro: “basta lasciare i soldi in un posto, attendere le istruzioni per il ritiro, senza mai stringere un diretto rapporto con chi gestisce la vendita.” Questa modalità fa emergere un’organizzazione che punta a mantenere il massimo distacco per non essere individuata.

I prezzi variano in base alle condizioni e all’età dell’arma. Le pistole o i fucili “nuovi”, evidentemente più richiesti, costano molto di più. Il mercato offre però sconti per chi compra abitualmente. Chi entra in questo mondo spesso guarda all’arma come a uno strumento indispensabile per sopravvivere in una realtà di scontri tra bande. Altri invece puntano a migliorare la propria posizione criminale, aumentando il potere attraverso il possesso di armi più pericolose.

Il modello napoletano e l’espansione del mercato romano

Il modello sul quale si è innestato il commercio clandestino romano richiama quello di napoli. Qui, il mercato nero si presenta come una sorta di suk in cui tutto ha un prezzo stabilito, e il tutto si muove con rapidità e flessibilità per sfuggire alle forze dell’ordine. Questo paradigma criminale si adattato velocemente a roma, dove da qualche anno le attività illegali legate alle armi si sono intensificate.

Non a caso la domanda e l’offerta si intrecciano con quelle della droga, creando una rete coordinata di scambi che attraversa le strade delle periferie. Il commercio illegale ha saputo sfruttare quei vuoti di controllo territoriale, rafforzando le sue radici tra gruppi più o meno organizzati. Aumentano le armi circolanti e con esse il rischio di episodi violenti. Chi vive in queste zone sa bene che basta poco per scatenare una serie di ritorsioni e vendette.

Il rischio crescente e l’attività delle forze dell’ordine

Le forze dell’ordine continuano a intensificare controlli, indagini e sequestri per contenere il fenomeno. Agenti e carabinieri tengono alta la guardia nelle periferie più colpite, spesso grazie a segnalazioni e collaborazioni locali. Non sfugge però la crescita costante di questo mercato clandestino, alimentato da faide e dalla voglia di potere di chi opera al margine della legge.

Ogni arma venduta aumenta il rischio di un conflitto a fuoco ovunque in città. Gli episodi di violenza legati a queste armi, anche semiautomatiche, diventano sempre più frequenti. Restano preoccupanti le prospettive di lungo termine, visto che il mercato non accenna a rallentare. È una lotta che richiede impegno e presenza continua sul territorio per evitare che la situazione peggiori e coinvolga sempre più persone.

Le segnalazioni dei cittadini e le attività investigative dei carabinieri restano un punto di riferimento per cercare di spezzare questa catena criminale. Il quadro che emerge fotografa una realtà dura, in cui la periferia romana si confronta ogni giorno con il pericolo delle armi facili, a un prezzo da mercato nero.