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Il Mediterraneo e la Sardegna sotto shock termico: impatti del surriscaldamento sulle specie marine protette

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Il mar Mediterraneo sta attraversando una fase di stress climatico senza precedenti, con effetti che si riflettono in modo evidente sulle sue acque e sulla biodiversità che ospita. In particolare, le coste della Sardegna sono diventate un punto critico dove il caldo estremo ha causato alterazioni significative negli ecosistemi marini protetti. Le ondate di calore si susseguono con intensità crescente, mettendo a dura prova coralli, pesci e mammiferi marini che vivono in queste zone.

Livelli preoccupanti di sbiancamento del corallo mediterraneo

Uno degli indicatori più evidenti delle conseguenze del riscaldamento globale nel Mediterraneo è lo stato del Cladocora caespitosa, il corallo tipico delle nostre acque. Questo organismo sta manifestando uno sbiancamento grave che segnala condizioni ambientali sempre più ostili. L’isola dell’Asinara ha subito ben 14 ondate di calore nel corso dell’anno appena trascorso, fenomeno eccezionale per frequenza e intensità.

Impatti sul corallo e la catena alimentare

Questi eventi termici estremi provocano stress al corallo riducendo la sua capacità di sopravvivenza e riproduzione. La perdita dei pigmenti da parte dei polipi indica danni cellulari irreversibili se le temperature elevate persistono troppo a lungo. Nel contempo, le zone marine attorno alla Sardegna come Capo Carbonara hanno registrato aumenti della temperatura media fino a +1,49°C rispetto alle medie storiche.

Questo rialzo termico non solo aggrava lo sbiancamento ma compromette l’intera catena alimentare marina legata al corallo stesso: molte specie bentoniche dipendono da questo habitat per nutrirsi o rifugiarsi durante varie fasi della loro vita. Il deterioramento del Cladocora caespitosa rappresenta dunque un segnale d’allarme per la salute degli ambienti costieri mediterranei.

Monitoraggio delle aree marine protette intorno alla sardegna

La Sardegna ospita tre importanti aree marine protette dove Greenpeace Italia conduce osservazioni regolari: Capo Carbonara , Tavolara-Punta Coda Cavallo e l’isola dell’Asinara . Queste località custodiscono numerose specie animali tutelate ma non sfuggono all’impatto negativo delle variazioni climatiche in atto.

Situazione tra tavolara e punta coda cavallo

In particolare nell’area tra Tavolara e Punta Coda Cavallo sono state identificate 48 specie bentoniche – organismi viventi sul fondale – con uno stato ecologico classificato come moderato secondo gli ultimi rilevamenti scientifici. Ciò indica una condizione compromessa rispetto agli standard ottimali previsti dalle direttive europee sulla qualità ambientale marina.

Il monitoraggio mette in luce come anche nelle zone rigorosamente controllate permangano rischi dovuti al riscaldamento progressivo delle acque oltre agli effetti combinati dell’inquinamento diffuso da plastica e altre sostanze nocive. Questi fattori contribuiscono a indebolire gli habitat marini favorendo l’insorgere di malattie o fenomeni anomali nella fauna locale.

Le stazioni dislocate lungo le coste italiane sono dodici in totale; quelle sarde rappresentano punti strategici per valutare lo stato generale dello specchio d’acqua intorno all’isola ed evidenziare i segnali più gravi generati dal cambiamento climatico su scala regionale.

Iniziative per sensibilizzare sulla tutela del mare mediterraneo

Alla vigilia della Giornata internazionale del Mar Mediterraneo prevista ogni anno l’8 luglio Greenpeace Italia ha pubblicato ‘Il Mare in Tasca’, una guida pratica rivolta ai cittadini interessati a conoscere meglio questo bacino così ricco ma fragile sotto pressione crescente. Il vademecum raccoglie informazioni utili su flora e fauna tipica compresi animali simbolo come la foca monaca o i capidogli presenti nelle tre aree monitorate sull’isola.

L’obiettivo è promuovere consapevolezza sullo stato reale degli ecosistemi marini locali invitando ad adottare comportamenti rispettosi verso questi habitat delicati spesso minacciati dall’inquinamento umano oltre che dal clima impazzito negli ultimi anni.

Chiara Campione, direttrice di Greenpeace Italia sottolinea come mappe satellitari Copernicus abbiano documentato ondate record fino a +5°C sopra la media stagionale nel Mediterraneo, cifre mai viste prima. “Nonostante ciò meno dell’1% dei mari italiani gode ancora oggi di protezione adeguata contro attività dannose quali pesca intensiva, scarichi tossici o plastica dispersa.”

Questa situazione espone migliaia di specie marine ad un rischio elevatissimo, confermando quanto urgente sia intervenire sia con misure politiche stringenti sia attraverso campagne educative rivolte alla società civile. Solo riconoscendo il valore concreto della biodiversità marina sarà possibile mantenere viva questa porzione preziosa del nostro pianeta.

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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