Il festival “Sempre più Fuori” torna a Roma per la sua quinta edizione, proponendo un’esperienza artistica che supera i confini tradizionali dell’arte pubblica. Dal 7 al 18 luglio, diversi luoghi della città si trasformano in palcoscenici vivi e accessibili, dove la creatività dialoga con lo spazio urbano e le persone. L’iniziativa coinvolge istituzioni culturali, spazi monumentali e persino strutture sanitarie, offrendo un programma ricco di performance multidisciplinari che affrontano temi contemporanei come il cambiamento climatico e le tensioni sociali.
“Sempre più Fuori” non si limita a esporre opere d’arte nei classici musei o gallerie ma reinterpreta ambienti urbani spesso poco considerati come sedi culturali. Tra questi figurano l’accademia tedesca roma villa massimo, il goethe-institut rom, il cimitero monumentale del verano e persino il policlinico umberto i. Questi luoghi diventano isole culturali capaci di creare una nuova geografia cittadina dove l’arte vive nel quotidiano.
I direttori artistici antonino pirillo e giorgio andriani definiscono così questa rete diffusa: non semplicemente cornici per eventi ma contenuti vivi che interagiscono con chi li attraversa. Il festival sfida le barriere sociali, fisiche e disciplinari creando occasioni in cui pubblico ed esecutori condividono uno spazio fluido fatto di stimoli sensoriali ed emozioni.
Il cartellone propone appuntamenti molto diversi tra loro per linguaggi ed esperienze offerte. Laurie Anderson apre con “republic of love”, spettacolo in prima nazionale che affronta temi attuali quali guerre, populismi, cambiamenti climatici attraverso un’espressione artistica diretta al presente.
Rimini Protokoll guida invece gli spettatori in “remote roma”, una passeggiata metropolitana accompagnata da un’intelligenza artificiale capace di far percepire la città sotto nuove prospettive stranianti ma coinvolgenti. La fotografa Etta Scollo insieme all’attrice Isabella Ragonese rende omaggio alla poetessa Mascha Kaléko attraverso concerto performativo carico di riferimenti europei sull’esilio.
La danza assume centralità nelle creazioni firmate da Michele Di Stefano con “Bermudas”, spettacolo ispirato alla teoria del caos narrato anche tramite audiodescrizioni affidate a performer ciechi; Gioia Salvatori debutta con “avere una brutta natura”; Leonardo Manzan presenta uno spettacolo metateatrale intitolato semplicemente “uno spettacolo”. Tutte queste proposte sono pensate per essere fruibili davvero da tutti grazie all’inserimento sistematico di audiodescrizioni, lingua dei segni italiana , sovratitoli o elementi multisensoriali adatti anche a persone con disabilità visive o uditive.
“Sempre più Fuori” punta su una visione collettiva dell’arte dove nessun nome prevale sull’impianto generale della manifestazione; protagonisti sono piuttosto le relazioni create durante ogni evento. La performance “Afànisi” del gruppo Ctrl+Alt+Canc invita gli spettatori a diventare co-autori modificando così il ruolo consueto del pubblico passivo.
Anche iniziative come la cena al buio organizzata dall’Unione ciechi e ipovedenti trasformano momenti ordinari in esperienze percettive radicalmente diverse capaci di mettere alla prova sensazioni abituali risvegliando attenzione verso dimensione tattile, uditiva, olfattiva oltre quella visiva dominante nelle arti performative tradizionali.
Due immagini emblematiche sintetizzano lo spirito della rassegna: il pulmino usato nello spettacolo site-specific “Tu_Two due alla fine del mondo” firmato Bartolini/Baronio trasporta piccoli gruppi lungo itinerari intimi sospesi; mentre Christina Kubisch intercetta onde elettromagnetiche nelle basiliche romane traducendole in suoni, vibrazioni, interferenze percepibili dal pubblico come nuova forma sonora dello spazio sacro urbano.
L’organizzazione privilegia produzioni lente costruite appositamente per i singoli contesti evitando formule standardizzate tipiche delle tournée teatrali comuni ai festival generalisti. Collaborare strettamente con enti pubblici quali Fondazione Alta Mane Italia, Ministero federale degli esteri tedesco, Policlinico Umberto I, Cimitero del Verano permette inoltre agli spazi coinvolti non solo funzioni scenografiche ma ruoli attivi nella riuscita complessiva degli eventi promossi dalla manifestazione romana dedicata all’arte pubblica contemporanea sempre più fuori dagli schemi convenzionali.
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