Il consiglio regionale di milano approva la sentenza tar sul divieto di caccia in 475 valichi montani, tra divisioni e controversie interne
Il consiglio regionale della Lombardia approva l’esecuzione della sentenza del Tar che vieta la caccia in 475 valichi montani, evidenziando divisioni interne nel centrodestra e critiche dal centrosinistra.

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato, nonostante divisioni interne al centrodestra, l’esecuzione della sentenza del Tar che vieta la caccia in 475 valichi montani, segnando un importante passo nella gestione normativa regionale. - Unita.tv
Il consiglio regionale della Lombardia si è trovato a dover decidere in maniera inedita su una sentenza del Tar che vieta la caccia in 475 valichi montani. La questione ha acceso contrasti interni alla maggioranza di centrodestra durante la seduta di febbraio 2025, dopo un’intimazione dell’ufficio di presidenza dell’assemblea. La discussione ha riguardato l’adeguamento o meno della regione alle prescrizioni del tribunale amministrativo. Le tensioni sono esplose in particolare sul voto segreto che ha evidenziato divisioni profonde tra i partiti.
La reazione delle opposizioni e l’inasprirsi delle tensioni
I consiglieri del centrosinistra hanno criticato duramente la richiesta di rinvio, definendola senza senso e un modo per delegittimare l’ufficio di presidenza e poco rispettosa verso il tribunale amministrativo. Tra le firme principali ci sono Michela Palestra , Pierfrancesco Majorino e Carmela Rozza , oltre a rappresentanti di movimento 5 stelle, Italia viva e altri gruppi minori. Hanno accusato il centrodestra di evitare le responsabilità e di agire senza coraggio, paragonando la posizione al personaggio Don Abbondio per sottolineare un atteggiamento prudente e, per loro, poco serio.
Per sottolineare la trasparenza, le opposizioni hanno rinunciato al voto segreto e hanno fatto mettere a verbale il loro no al rinvio, facendo emergere con chiarezza il dissenso anche se formalmente non sarebbero state obbligate. Hanno inoltre ammonito che il rinvio poteva esporre ogni singolo consigliere regionale a problemi legali.
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Il dibattito in aula: strategie e tattiche della maggioranza
La discussione sull’atto amministrativo avrebbe dovuto aprirsi in mattinata, ma la maggioranza ha chiesto più volte di modificare l’ordine del giorno per posticipare il confronto fino al pomeriggio. Questo ha permesso ai capigruppo di incontrarsi più volte e cercare un’intesa. Durante il dibattito, la consigliera Maira Cacucci ha rappresentato la posizione prevalente tra i partiti, che proponeva di congelare il voto in attesa di chiarimenti dal Tar su come il consiglio dovesse applicare la sentenza, visto che di norma l’esecutività di simili provvedimenti spetterebbe alla giunta e non all’assemblea. Ha sottolineato inoltre che in passato non era l’ufficio di presidenza a presentare tali documenti per votazione, ma la giunta regionale, dalla quale però non è arrivata ancora alcuna richiesta ufficiale.
Nel corso del dibattito, alcuni consiglieri di maggioranza, compresi alcuni appassionati di caccia, hanno chiesto che il voto sulla proposta di rinvio avvenisse a scrutinio segreto. Questo strumento serviva a proteggerli da eventuali conseguenze legali future qualora il congelamento fosse stato considerato illecito, compreso un possibile danno erariale nei loro confronti.
La sentenza del tar e l’intervento dell’ufficio di presidenza
Il tribunale amministrativo regionale aveva imposto in via cautelare il divieto di caccia in 475 passaggi montani, una misura che ha fatto discutere in Lombardia. L’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha giudicato necessario sottoporre a votazione l’atto amministrativo per prendere atto della sentenza, imponendo di fatto il recepimento della decisione. La decisione è stata definita irrituale da più osservatori, perché solitamente non spetta a un’assemblea elettiva adottare formalmente una sentenza di primo grado. Tuttavia, la mozione approvata qualche giorno prima dal consigliere Giacomo Zamperini chiedeva invece di limitare l’adeguamento agli obblighi indicati dal tribunale, aspettando il ricorso al Consiglio di stato già depositato dalla giunta regionale. Questa contraddizione ha reso urgente un chiarimento, spingendo l’ufficio di presidenza a proporre un atto che sollecitasse l’esecuzione della sentenza Tar.
I voti segreti e la resa della maggioranza
Quando è arrivato il momento del voto a scrutinio segreto, la maggioranza non è riuscita a trovare un fronte compatto. La richiesta di sospendere il recepimento della sentenza è stata respinta con un margine stretto: 36 no, 32 sì e un astenuto. È stato evidente che almeno nove consiglieri, soprattutto di Forza Italia e Lega, non hanno seguito la linea ufficiale.
Il segnale di disgregazione della maggioranza è emerso ancora di più al secondo voto, quello decisivo, quando è stata approvata l’esecuzione immediata della sentenza Tar. A favore si sono schierati 45 consiglieri; contro solo 19 e un astenuto. Il centrodestra questa volta ha perso 18 voti tra i suoi banchi, una sconfitta pesante.
Il Consiglio regionale ha dunque approvato l’atto che recepisce la sentenza del Tar, nonostante le resistenze iniziali e i tentativi di rinviare o mettere in discussione la decisione. Il passo rappresenta un punto fermo nel dibattito sulla gestione della caccia in Lombardia e chiarisce definitivamente l’applicazione di una norma che vincola l’intera regione.