L’investimento pubblico nel Pnrr ha permesso di far nascere numerosi centri dedicati alla ricerca applicata, in particolare nell’ambito della riabilitazione robotica. Uno di questi è il nuovo centro d’eccellenza aperto dalla Fondazione Don Gnocchi a Salerno, che fa parte della rete Fit4Med. Sono progetti nati per affrontare l’ultimo passaggio della ricerca: trasformare i risultati scientifici in soluzioni concrete e utilizzabili nella pratica clinica. Il dibattito ora si concentra sulla loro sostenibilità e sul mantenimento di capitale umano qualificato.
Il ruolo innovativo della riabilitazione robotica a salerno
A Salerno è stato inaugurato un centro che combina ricerca e assistenza clinica, con l’obiettivo di portare la riabilitazione robotica direttamente sul territorio. Maria Cristina Messa, già ministra dell’Università e della Ricerca e ora direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi, spiega che il progetto unisce competenze mediche, ingegneristiche, fisiche e digitali. Queste collaborazioni interdisciplinari permettono non solo di osservare l’efficacia degli interventi robotici, ma anche di indagare i meccanismi alla base dei miglioramenti ottenuti attraverso trial clinici.
Un modello per la campania
Il centro in Campania si propone come modello per ridurre le differenze territoriali e digitali in campo sanitario. L’intento è sviluppare soluzioni accessibili e adattabili che migliorino l’assistenza ai pazienti fuori dagli ospedali tradizionali, avvicinando la tecnologia di supporto ai cittadini che ne hanno bisogno. La ricerca continua rappresenta un pilastro fondamentale, con l’analisi dettagliata di ogni fase della riabilitazione per ottenere dati certi sull’impatto della robotica nella pratica medica.
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Garantire la continuità e ampliare l’uso dei centri post pnrr
Uno degli interrogativi principali riguarda il futuro di questi centri dopo la conclusione dei finanziamenti legati al Pnrr. Tra le strategie indicate dalla Fondazione Don Gnocchi c’è la partecipazione a bandi competitivi e l’estensione delle attività ad ambiti più ampi, come il medical fitness e il benessere dei lavoratori. Questi nuovi filoni favoriscono l’accesso alle terapie e puntano alla prevenzione, offrendo nuove prospettive per sostenere le strutture nel tempo.
La fondazione conta su quasi 300 ricercatori dislocati tra Milano, Firenze e altre sedi diffuse nel territorio, evidenziando un sistema articolato e connesso. Questo consente di mettere in campo competenze variegate e di diffondere le innovazioni in modo capillare, così da evitare concentrazioni limitate e incrementare l’efficacia degli interventi.
Ampliamento delle attività e sostenibilitÃ
La prospettiva è quella di trasformare i centri nati con il Pnrr in strutture permanenti e multifunzionali, capaci di mantenere alto il livello di innovazione e di coinvolgere un numero crescente di pazienti e professionisti.
Sfide e opportunità per il capitale umano nella ricerca italiana
Il rinnovo del personale impegnato nei progetti finanziati dal Pnrr rappresenta un nodo cruciale. A Milano, ad esempio, più di mille contratti sono prossimi alla scadenza e si rischia di perdere competenze preziose. Messa sottolinea la necessità di riconvertire e riproporre alcune iniziative già avviate, evitando così di disperdere risorse umane e risultati ottenuti con fatica.
Propone inoltre di aprire canali sia nelle università e centri di ricerca pubblici che nell’industria, favorendo il dialogo tra pubblico e privato e stimolando le start up. Un punto importante è la creazione di una politica industriale che incentivi l’assunzione dei ricercatori e renda il lavoro in ambito scientifico un’opportunità concreta e durevole, contrastando l’alto tasso di turnover.
Mentalità accademica e sfide per la ricerca in italia
La cultura della ricerca nel nostro Paese sta evolvendo, anche se in maniera irregolare. Secondo Messa, permangono ostacoli come una struttura accademica gerarchica e pesante burocrazia che frenano la libertà scientifica e scoraggiano chi rientra dall’estero o chi vorrebbe inserirsi con idee nuove. All’estero esistono uffici e servizi di supporto che aiutano il lavoro quotidiano, mentre in Italia questi snodi restano a volte carenti.
Questa rigidità si riflette anche sulla fuga di cervelli, un problema che non riguarda soltanto gli stipendi ma la capacità di offrire un ambiente stimolante e autonomo. Occorre agire sul sistema accademico per rendere più accessibili e meno frustranti le carriere scientifiche, soprattutto per chi ha sperimentato altre realtà internazionali.
Burocrazia e limiti strutturali
Il modello accademico tradizionale viene visto come un ostacolo alla piena realizzazione delle potenzialità di molti giovani ricercatori, premendo per una modernizzazione del sistema.
Milano e il suo ruolo come città della ricerca e accoglienza
Milano rimane un centro importante per la ricerca e un ambiente ricco di opportunità per i giovani. Messa però evidenzia che la città sta diventando meno accessibile a chi non dispone di risorse economiche adeguate, rischiando di escludere parte della popolazione. L’auspicio è che cresca un’attenzione maggiore all’accoglienza, per garantirne la vitalità e sostenere chi arriva con meno mezzi.
Il fatto che le donne siano oggi maggioranza ai vertici degli atenei milanesi segna un cambiamento significativo, che tuttavia non si riflette ancora del tutto ai livelli di professori ordinari. La battaglia per la parità nel mondo accademico, anche nella sua componente più alta, resta aperta e richiede controlli costanti per evitare regressioni.
La riforma dei test di medicina e l’attenzione agli infermieri
Il superamento del test di accesso a medicina apre una fase nuova per le università , impegnate a riorganizzare i corsi. Messa suggerisce di affrontare anche il tema dei profili paramedici, in particolare degli infermieri, la cui carenza è evidente nelle nuove strutture sanitarie come le case di comunità . La formazione dovrebbe includere percorsi moderni e più adatti alle diverse carriere possibili.
Un problema diffuso riguarda i salari ancora insufficienti, specie in alcune aree d’Italia dove il costo della vita li rende quasi incompatibili. Modifiche mirate ai corsi di laurea e alle condizioni di lavoro potrebbero contribuire a fronteggiare questa situazione e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria complessiva.
Un percorso tra politica e ricerca al servizio del bene pubblico
Maria Cristina Messa guarda al suo presente nella Fondazione Don Gnocchi come un luogo dove può dedicarsi alla ricerca medica applicata in un contesto privato ma senza scopo di lucro. La sua esperienza da rettrice e ministra ha lasciato un segno nella gestione di sistemi complessi e nei rapporti con diverse componenti della comunità universitaria.
Ricorda con soddisfazione il lavoro svolto nel governo Draghi, in una squadra coesa e determinata ad affrontare momenti difficili. Questi anni hanno rappresentato per lei un’occasione per esercitare una responsabilità da cui è uscita arricchita, portando i suoi nuovi impegni con lo stesso spirito di servizio e dedizione verso la ricerca applicata.