La messa ‘pro eligendo Romano Pontifice‘ ha aperto ufficialmente il Conclave che eleggerà il successore di papa Francesco. Il cardinale decano Giovanni battista Re, alla guida del rito nella basilica di San Pietro, ha tracciato le aspettative nei confronti del futuro pontefice. Ha ribadito quanto sia urgente una guida capace di risvegliare coscienze e valori in un’epoca segnata da tecnologia ma anche da un allontanamento dal sacro.
La messa con i cardinali elettori: un momento di responsabilità e preghiera
Il 14 marzo 2025, nella basilica di San Pietro, si è svolta la funzione dedicata ai 133 cardinali chiamati a votare per il nuovo pontefice. L’evento ha attirato oltre 5.000 fedeli, tra cui 340 tra cardinali, vescovi e prelati. Il cardinale decano Giovanni battista Re, 91 anni, ha presieduto la cerimonia con una presenza che ha trasmesso autorità e calma. Nel suo discorso ha invitato i presenti a lasciarsi guidare dallo Spirito santo, chiedendo una scelta saggia per una chiesa che affronta un momento storico complicato.
Una responsabilità umana e ecclesiale
Re ha sottolineato la difficoltà e l’importanza di questo atto, definendolo una responsabilità sia umana sia ecclesiale. Ha chiesto che i cardinali mettano da parte interessi personali per concentrarsi solamente sul bene della chiesa e dell’umanità, con la consapevolezza che il successore di Pietro dovrà affrontare sfide non comuni. L’attenzione si è focalizzata su questo equilibrio fragile tra dovere umano e compito spirituale.
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Un papa chiamato a risvegliare le coscienze in un mondo tecnologico
Secondo il cardinale Re, il papa che serve oggi deve essere qualcuno capace di richiamare le coscienze nel profondo. Il progresso tecnologico ha portato grandi cambiamenti, ma spesso ha fatto dimenticare o almeno indebolito l’importanza di Dio nella vita quotidiana. Il futuro pontefice dovrà quindi recuperare energie morali e spirituali per restituire al credente quella centralità che la fede chiede e che la società tende a trascurare.
La liturgia del giorno, ha ricordato Re, invita all’amore fraterno, all’aiuto reciproco e all’impegno per una comunione vera, non solo formale. Questo aiuto reciproco e legame fraterno devono essere praticati tanto nella chiesa quanto tra i popoli. La missione del papa non è quella di imporre uniformità, bensì di coltivare comunione rispettando le differenze, mantenendo ferma la fedeltà al vangelo.
Mantenere l’unità della chiesa senza rinunciare alle diversità
Il cardinale ha posto l’attenzione su uno dei nodi cruciali della chiesa contemporanea: mantenere l’unità senza sacrificare le diversità. L’unità, ha spiegato, è un dono voluto da Cristo che non significa uniformità, ma una comunione profonda e stabile, che rispetti e valorizzi le differenze tra culture, popoli e visioni. Questa unità è una sfida in un mondo che spesso si frammenta, ma anche un punto fermo per una comunità religiosa chiamata a testimoniare la coesione.
Lo spirito santo come guida
Re ha aggiunto che lo Spirito santo ha guidato la chiesa negli ultimi cento anni attraverso pontefici che hanno lasciato un’impronta di santità e grandezza. Ora si attende che conceda ai cardinali un papa “secondo il cuore di Dio”, in grado cioè di condurre la chiesa e il mondo in un periodo segnato da tensioni e difficoltà.
La responsabilità della chiesa verso i valori umani e spirituali
Durante il discorso, il cardinale ha detto che la chiesa deve essere un punto di riferimento per la tutela di valori che riguardano la convivenza umana. Questi valori, di origine umana e spirituale, sono essenziali per garantire un futuro migliore alle prossime generazioni. In un’epoca dove si tende a dimenticare questi fondamenti, la figura del papa si conferma decisiva per rimettere in primo piano principi come la fraternità, il rispetto e la solidarietà.
La messa si è chiusa con una preghiera intensa perché i cardinali elettori siano illuminati nella loro scelta e agiscano in accordo, portando al funerale della fumata bianca il nome del nuovo pontefice. Lo sguardo è rivolto ad una guida che non perda mai di vista l’urgenza di sostenere l’uomo e la società, proprio mentre la complessità del mondo moderno richiede equilibrio e coraggio.