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Il carcere minorile Beccaria di Milano avrà un imam di riferimento per i giovani detenuti

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Il carcere minorile beccaria a milano introduce per la prima volta una figura religiosa islamica dedicata ai ragazzi detenuti, affiancando il ruolo tradizionale del cappellano cattolico. Questa novità nasce dall’esigenza di rispondere alle necessità di un numero crescente di minori stranieri non accompagnati, molti dei quali professano la religione musulmana. La scelta ha suscitato dibattiti politici ma rappresenta un tentativo concreto di offrire supporto spirituale e sociale all’interno dell’istituto.

L’importanza del ruolo religioso nel carcere minorile beccaria

Da anni il carcere minorile beccaria si avvale della presenza del cappellano per accompagnare i giovani durante la detenzione. Don Gino Rigoldi ha ricoperto questa funzione con continuità, ora sostenuta da Don Claudio Burgio. L’introduzione dell’imam rappresenta un ampliamento significativo: si vuole garantire una maggiore inclusività religiosa e culturale verso i detenuti stranieri musulmani che oggi costituiscono una parte consistente della popolazione carceraria.

Questi ragazzi spesso non hanno scelto consapevolmente la strada della criminalità; vivono situazioni personali e familiari difficili che li espongono a rischi elevati. Il loro percorso in carcere dovrebbe mirare soprattutto alla riabilitazione e al reinserimento nella società, come stabilito dalla Costituzione italiana che assegna alla pena questa funzione educativa più che punitiva.

Il sostegno spirituale come ponte di fiducia

L’esperienza dimostra come il sostegno spirituale possa favorire l’instaurarsi di rapporti fiduciari tra gli operatori penitenziari e i giovani detenuti. In questo contesto l’imam diventa una figura chiave per facilitare dialogo e comprensione reciproca, aiutando a superare momenti critici attraverso l’ascolto attento delle esigenze religiose ed emotive dei ragazzi.

Le reazioni politiche e sociali alla nomina dell’imam nel beccaria

La decisione del Comune di Milano ha generato discussioni soprattutto nell’ambito politico locale e nazionale. Alcuni esponenti hanno espresso dubbi sull’opportunità d’inserire una figura islamica in un istituto penale per minori, sollevando interrogativi sul possibile impatto sulla sicurezza o sull’identità culturale italiana all’interno del sistema carcerario.

L’assessore al welfare Lamberto Bertolé ha risposto sottolineando il valore pratico della scelta: “si tratta infatti di affrontare concretamente le complessità emerse negli ultimi anni al beccaria dove ormai prevalgono minori stranieri non accompagnati con background multiculturali diversi dalla tradizione cristiana italiana.”

Secondo Bertolé questa iniziativa segna un passo avanti verso modelli più inclusivi capaci d’intercettare bisogni specifici senza perdere mai lo scopo principale: favorire nei giovani detenuti processi autentici di cambiamento personale attraverso strumenti adeguati anche sul piano spirituale.

Milano pioniera nell’inclusione religiosa

Milano diventa così pioniera in italia su questo fronte; se l’esperimento dovesse dare risultati positivi potrebbe fungere da esempio replicabile in altri istituti penitenziari italiani affrontando questioni complesse legate all’immigrazione giovanile nelle carceri con approcci meno rigidamente standardizzati ma più attenti alle realtà social-culturali concrete presenti nei gruppi detentivi.

Chi è dahmand abdullah tchina, primo imam nel carcere minorile milanese

Dahmand Abdullah Tchina assume il ruolo innovativo d’imam presso il centro detentivo beccaria diventando punto riferimento diretto dei giovani musulmani rinchiusi nell’istituto lombardo. La sua presenza è pensata proprio per costruire spazi sicuri dove instaurare fiducia reciproca con i ragazzi provenienti spesso da situazioni familiari disgregate o senza rete parentale stabile.

Il suo compito non riguarda solo aspetti strettamente religiosi ma anche educativi: facilitare occasioni concrete dove questi adolescenti possano elaborare esperienze personali dolorose o conflittuali trovando motivazioni positive rispetto a scelte future diverse dalla devianza criminale.

Un modello integrativo per i minori nelle carceri italiane

Essendo milano la prima città italiana ad adottare ufficialmente questo modello integrativo dentro strutture penitenziarie dedicate ai minori, ci si aspetta che esperienze simili nascano altrove seguendo esempi pratici concreti basati su dialogo interculturale reale fra operatori, ragazzi, famiglie coinvolte.

In effetti tale iniziativa mette sotto riflettore questioni delicate come quella degli immigrati giovanili vittime talvolta d’abbandoni precoce oppure esclusioni sociali pesanti. Un imam vicino può diventare elemento prezioso contro isolamento sociale incoraggiando partecipazioni e percorsi rieducativi fondati su ascolto empatico multiforme.

La decisione prende dunque forma concreta grazie ad un protagonista capace di accompagnare step by step ogni fase difficile evitando dispersione psichiche e comportamentali tipiche di categorie così fragile e vulnerabili.

Written by
Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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