Unipol ha affidato a Ipsos un sondaggio tra i residenti di Milano per capire come percepiscano i conflitti attuali, da quello russo-ucraino a quello tra israeliani e palestinesi. Il risultato è una fotografia dei sentimenti contrastanti tra chi convive con le tensioni globali pur vivendo in una metropoli europea. In molti puntano sulla diplomazia, ma i dati rivelano anche divisioni nette su alcune scelte strategiche come la spesa militare e la difesa comune europea.
La diplomazia resta la risposta preferita alla gran parte dei milanesi
Il 91% dei milanesi si affida alla diplomazia per chiudere i conflitti: un chiaro segno di fiducia negli strumenti negoziali. Una maggioranza significativa mostra un atteggiamento pragmatico: poco più della metà sostiene che ogni guerra debba essere giudicata caso per caso, una percentuale superiore rispetto al 44% registrato a livello nazionale. Questo indica la tendenza di molti cittadini lombardi a considerare le situazioni di conflitto senza rigidità ideologiche.
Al contrario, il 38% si definisce sempre pacifista, una quota inferiore rispetto al 43% del resto d’Italia. Molto basso, appena il 4%, è il numero di chi sostiene una posizione interventista in ogni occasione. Questi dati raccontano un quadro in cui prevalgono prudenza e realismo. Eppure, non manca un sentimento di allarme: tre milanesi su quattro mostrano preoccupazione verso le guerre in corso nel mondo.
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Timori sui principali conflitti
Tra le emergenze, la guerra in ucraina suscita maggiori timori, con il 75% degli intervistati che la considera il conflitto più pericoloso. Segue da vicino la crisi israelo-palestinese, con il 71%. Questi numeri riflettono l’attenzione verso le aree più in tensione e l’impatto che queste situazioni hanno sulla coscienza collettiva di Milano.
Una curiosità riguarda il ruolo che partiti o leader internazionali possono giocare. Un terzo degli intervistati crede che un intervento di mediazione di donald trump potrebbe aiutare a chiudere la guerra tra russia e ucraina. Questo elemento sottolinea la speranza che figure di spicco possano incidere concretamente, anche se si tratta di un’ex amministrazione statunitense ormai uscita dalla casa bianca.
Spesa militare e difesa europea: opinioni divise tra sostenitori e contrari
Il tema della spesa militare in Italia e in Europa si rivela più controverso. Contro ogni semplificazione, i milanesi sono divisi e mostrano un campo assai articolato. Il 32% considera la spesa attuale adeguata, ma c’è un 24% che la ritiene esagerata. Si nota poi una minoranza significativa, il 17%, che pensa sia troppo bassa, segno di chi vuole maggior impegno nelle armi. Infine, quasi un quarto non si pronuncia, segno di incertezza o disinteresse.
Riflessioni sull’aumento della spesa militare
Diventa ancora più esplicita la tensione sul futuro: la proposta di portare la spesa militare europea e italiana al 3% del pil suscita riflessioni distinte. Il 45% dei milanesi si oppone, mentre il 36% guarda con favore all’eventualità di un aumento. La scelta di incrementare gli investimenti nelle difese non è quindi condivisa e divide la popolazione in due blocchi vicini.
Su un altro fronte, emerge una relativa apertura verso l’ipotesi di un esercito unico europeo. Il 58% dei residenti milanesi appoggia questo progetto; un livello di consenso decisamente superiore alla media italiana, ferma al 41%. La possibilità di un corpo militare comune sembra trovare terreno fertile in una città cosmopolita e con un radicato senso europeo.
Resistente invece si mostra la divisione sulla leva obbligatoria, argomento da sempre controverso. Milano è spaccata a metà, con il 43% a favore e il 43% contro. Un 14% preferisce non intervenire. Il dato conferma che la ripresa del servizio militare obbligatorio resta nodo aperto e discusso nella società civile.
Preoccupazioni milanesi per i conflitti mondiali e aspettative sulle mediazioni
La guerra in ucraina è chiaramente il conflitto che più attanaglia la mente dei milanesi. La preoccupazione appare palpabile e coinvolge tre persone su quattro. Non solo motivo di riflessione politica ma anche elemento che impatta sul senso di sicurezza collettiva. Alla base di questa percezione c’è la portata dell’invasione russa e il sangue versato, con conseguenze drammatiche sotto gli occhi di tutti.
Il conflitto israelo-palestinese segue da vicino questa attenzione, segnando anch’esso il livello di allarme e l’interesse per scenari di tensione prolungata. Questi due dossier si impongono nel dibattito pubblico e in gran parte influenzano l’opinione sui temi bellici.
Atteggiamento verso la diplomazia e i negoziati
La fiducia nella diplomazia si traduce in massima attesa verso eventuali negoziazioni e interventi non violenti. Anche se un terzo si dice curioso o speranzoso di un possibile ruolo giocato da donald trump, è evidente che l’idea di una soluzione di pace viene percepita più come un processo lungo e complesso che non una risoluzione immediata.
Non a caso, la maggioranza si mostra cauta nell’assumere posizioni interventiste, preferendo un approccio ragionato alla gestione dei conflitti. L’incertezza sul futuro, il peso dei costi umani e la molteplicità delle alleanze spiegano questo atteggiamento cauto.
La ricerca di un equilibrio tra ruolo militare e pace diplomatica si riflette negli orientamenti dei cittadini milanesi, che si trovano a vivere in una città fortemente connessa con eventi globali ma desiderosa di sicurezza e stabilità.