Il governo italiano sta valutando nuove misure per proteggere chi opera in prima linea, come agenti di polizia, medici e infermieri, che si trovano a dover usare la forza o ricorrere alle armi in situazioni di pericolo. L’obiettivo è evitare l’iscrizione automatica nel registro degli indagati per questi professionisti quando agiscono nell’interesse della collettività.
Proposta di un registro speciale per gli indagati tra forze dell’ordine e categorie sensibili
Secondo quanto riportato dal Messaggero, il governo intende creare un registro degli indagati separato da quello ordinario. Questa nuova lista riguarderebbe esclusivamente chi opera in ruoli a rischio, come le forze dell’ordine e il personale sanitario. La misura dovrebbe fornire una sorte di legittima difesa permanente a chi si trova ad affrontare situazioni critiche durante il proprio lavoro.
L’idea è quella di offrire una tutela più ampia rispetto al passato, andando oltre i soli agenti impegnati nella sicurezza pubblica. Medici e infermieri potrebbero quindi beneficiare delle stesse garanzie quando sono costretti a intervenire con decisione in emergenze o contesti difficili. Le fonti governative sottolineano che non si tratterebbe però di uno scudo penale universale: alcune categorie resterebbero escluse dalla nuova normativa.
Tra queste figurano i negozianti che hanno utilizzato armi per difendere la propria attività commerciale. Questa esclusione è stata evidenziata anche dal Messaggero ricordando le posizioni espresse dalla Lega su questo tema specifico.
Confronto al viminale con sindacati e ministri sulle nuove garanzie
La discussione sulla riforma delle tutele ha avuto luogo giovedì scorso durante un incontro al ministero dell’interno . All’incontro hanno partecipato rappresentanti dei sindacati delle forze dell’ordine insieme al ministro Matteo Piantedosi e al sottosegretario Nicola Molteni, esponente della Lega.
Nel corso del confronto è stato affrontato soprattutto il cosiddetto “decreto polizia”, un provvedimento tecnico-amministrativo dedicato principalmente agli avanzamenti di carriera e ai concorsi interni nelle forze dell’ordine. Al momento questo decreto non prevede alcuno scudo penale né particolari forme di tutela specifiche per gli agenti impegnati sul campo.
Tuttavia i sindacati hanno espresso con chiarezza la necessità di maggiori garanzie legali ed operative per chi rischia ogni giorno nelle strade italiane svolgendo funzioni delicate ed esposte alla violenza o all’emergenza sanitaria.
Questioni aperte sulla copertura legale nel settore sanitario
Un punto ancora da definire riguarda l’estensione delle tutele agli operatori sanitari coinvolti nella riforma. Non è ancora stato deciso se eventuali errori commessi durante l’attività clinica potranno essere inclusi nelle protezioni previste dal nuovo sistema normativo.
Questa questione rimane delicata perché tocca aspetti diversi rispetto all’impiego della forza pubblica: mentre gli agenti possono trovarsi costretti ad azioni immediate contro minacce esterne, medici e infermieri operano spesso sotto pressione ma entro protocolli clinici complessi che richiedono responsabilità precise.
Le prossime settimane saranno decisive proprio perché bisognerà chiarire quali ambiti saranno coperti dalle nuove regole senza compromettere la necessaria responsabilità professionale nei casi concreti d’intervento medico-sanitario fuori dall’emergenza immediata o dalla difesa personale diretta.