Home Giovani e intelligenza artificiale: cinque installazioni per raccontare l’impatto ambientale al parco nord

Giovani e intelligenza artificiale: cinque installazioni per raccontare l’impatto ambientale al parco nord

Il festival della biodiversità presenta installazioni del Politecnico di Milano che esplorano l’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale, invitando a riflettere su sostenibilità e risorse naturali.

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Il festival della biodiversità presenta cinque installazioni realizzate da studenti del Politecnico di Milano che esplorano l’impatto ambientale nascosto dell’intelligenza artificiale, evidenziando temi come il consumo di risorse, l’inquinamento e la sostenibilità. - Unita.tv

Il festival della biodiversità ospita cinque installazioni realizzate da studenti del politecnico di milano. I lavori sono nati da un workshop dedicato a mettere in luce le conseguenze ambientali dell’uso dell’intelligenza artificiale, con un focus sulle risorse naturali e sulle dinamiche di sostenibilità spesso ignorate.

Il progetto di design intelligence e la sfida lanciata agli studenti

Il presidente di parco nord, marzio marzorati, ha presentato il risultato di una collaborazione tra il festival della biodiversità e il dipartimento di design del politecnico di milano. Cinque gruppi di studenti, guidati dalla professoressa valeria bucchetti, hanno lavorato per sviluppare installazioni capaci di raccontare in modo tangibile cosa si nasconde dietro l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Il workshop è stato organizzato per stimolare una riflessione che va oltre l’aspetto tecnologico. I ragazzi sono stati invitati a considerare i costi ambientali dell’IA, come l’elevato consumo di acqua, l’emissione di anidride carbonica e il ruolo della moda in un contesto sostenibile o di green washing. L’obiettivo era far emergere il lato nascosto di tecnologie che oggi utilizziamo tutti i giorni senza conoscerne appieno le conseguenze.

La scelta di allestire alcune installazioni alla cascina del parco nord ha permesso al pubblico e ai visitatori del festival di avvicinarsi a temi centrali e spesso trascurati. Le opere hanno fatto emergere dubbi e domande, arrivando a coinvolgere direttamente chi le osserva nel ripensare il rapporto tra innovazione e ambiente.

Smother nature: l’albero soffocato dalla plastica per parlare di anidride carbonica

Tra le installazioni più suggestive c’è “smother nature”, un albero gigante all’ingresso della cascina avvolto nella plastica. Questo progetto simboleggia la pressione che le tecnologie, come l’IA, possono esercitare sugli equilibri naturali. Una studentessa ha spiegato come un albero possa assorbire circa 21 chili di anidride carbonica all’anno, mentre l’addestramento di un singolo modello di intelligenza artificiale può emettere 300 tonnellate di CO2.

L’immagine del soffocamento dell’ecosistema intende far capire quanto il nostro utilizzo quotidiano di strumenti digitali, spesso per richieste banali, abbia un prezzo ambientale alto e poco visibile. La plastica che riveste l’albero vuole rappresentare proprio l’inquinamento nascosto, il peso delle emissioni che si accumulano senza che ce ne accorgiamo.

Questa installazione evidenzia un paradosso: “l’IA promette innovazione, ma comporta un consumo di risorse che rischia di danneggiare irreparabilmente la natura se non si interviene per ridurne gli effetti.”

Double face e la moda tra sostenibilità e green washing

Un altro lavoro presentato si chiama “double face” e affronta la questione della moda a milano, riconosciuta come capitale del settore a livello globale. Il progetto invita a riflettere sul doppio volto del mondo della moda, dove aziende e consumatori spesso si confrontano con un’immagine di sostenibilità che non sempre corrisponde alla realtà.

Si mette in luce la pratica del green washing, ovvero la comunicazione ingannevole che presenta i prodotti come ecologici senza cambiamenti concreti nella produzione o nell’uso delle risorse. Questa installazione suggerisce di guardare con più attenzione ai processi reali dietro le campagne di moda e al loro impatto ambientale.

Il lavoro consente di vedere la moda anche come un fenomeno che coinvolge direttamente le risorse naturali e che, se non governato in modo responsabile, rischia di alimentare uno sfruttamento dannoso per l’ambiente.

500ml=100 words: un futuro distopico segnato dalla scarsità d’acqua

Il terzo progetto si intitola “500ml=100 words” e immagina un mondo in cui l’acqua viene razionata o addirittura sequestrata a causa del suo utilizzo crescente da parte dei data center e della tecnologia digitale in generale. In questo scenario distopico, una mail di 100 parole comporta il consumo di mezzo litro d’acqua.

La riflessione punta a mostrare come i consumi di risorse primarie, come l’acqua, siano spesso invisibili e sottovalutati nelle nostre attività quotidiane online. Alcuni luoghi simbolo, come fontanelle nei parchi o distributori automatici, appaiono chiusi e vuoti nella rappresentazione proposta, suggerendo che la disponibilità dell’acqua potrebbe non essere garantita in futuro.

Gli autori di questo progetto, tra cui uno studente di nome alessandro, sottolineano come la mercificazione delle risorse fondamentali crei squilibri tra interessi aziendali e bisogni delle persone. I messaggi forti della campagna, tipo “non siete voi la priorità” o “dobbiamo cibarli”, richiamano l’attenzione su chi decide e chi paga i costi di tecnologie apparentemente innocue.

L’estrazione mineraria e il legame con le tecnologie digitali

Un’altra installazione richiama l’estrazione mineraria, collegandola direttamente all’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale. La studentessa che presenta questo progetto mette in evidenza un dato cruciale: molte persone non conoscono le risorse naturali necessarie per alimentare i dispositivi e le infrastrutture digitali.

Questo disinteresse o ignoranza sul tema rende difficile pretendere cambiamenti o regolamentazioni più attente. Il progetto denuncia la distanza tra chi consuma tecnologie e chi invece paga il prezzo ambientale di quella produzione.

Si invita quindi a guardare oltre lo schermo e a interrogarsi sulle materie prime, come i minerali estratti in modo intensivo, e su quello che si cela dietro ogni click o comando digitale. La consapevolezza è la prima tappa per affrontare il problema in modo concreto.

Il festival della biodiversità, con queste opere, dà voce a una generazione che vuole raccontare come tecnologia e ambiente siano strettamente legati e che, per preservare l’ambiente, bisogna prima conoscere i pesi nascosti delle ultime innovazioni.