Una vicenda di violenza domestica è emersa nel pomeriggio di ieri a Jesi, dove una giovane donna incinta di pochi mesi è stata aggredita nella propria abitazione dal marito. L’uomo, dopo l’aggressione, ha tentato di evitare l’arresto scappando dai carabinieri, ma durante la fuga è caduto da un’altezza di circa cinque metri, subendo gravi ferite.
La chiamata al pronto soccorso e la segnalazione di violenza
I fatti sono iniziati quando la donna, intorno ai 20 anni, si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani di Jesi. Il suo volto mostrava evidenti segni di percosse e lividi, sintomi di un’aggressione subita poco prima. Il personale medico, riconoscendo la situazione come emergenza di violenza domestica, ha allertato immediatamente i carabinieri attivando un codice rosso di protezione. Il codice rosso prevede un intervento tempestivo per salvaguardare la vittima, soprattutto in casi di possibili maltrattamenti in famiglia.
Questa segnalazione ha permesso alle forze dell’ordine di raggiungere rapidamente l’abitazione della coppia, dando il via a una situazione delicata e tesa tra i protagonisti. L’episodio rappresenta un grave caso di violenza ai danni di una donna incinta, una circostanza che richiede sia interventi di tutela sanitaria che misure di sicurezza immediate.
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La fuga del marito e la caduta dall’altezza di cinque metri
Una volta arrivati sul posto, i carabinieri hanno trovato l’uomo, un 25enne, probabilmente in uno stato di agitazione e consapevole del pericolo imminente. Invece di collaborare, ha deciso di scappare. Per guadagnare la fuga ha scavalcato un cancello alto, da cui è caduto da circa cinque metri. Il volo ha provocato un politrauma con vari traumi, compreso un trauma cranico, che lo hanno lasciato stordito e in gravi condizioni.
L’uomo è stato soccorso dai sanitari del 118, intervenuti prontamente sul luogo, che lo hanno stabilizzato e trasportato in ospedale con codice rosso. La caduta da quell’altezza ha aumentato la gravità dell’intervento medico necessario per le sue condizioni fisiche. La fuga disperata ha quindi peggiorato la situazione sia per lui che per chi doveva intervenire.
Le condizioni della giovane madre e il percorso sanitario seguito
La giovane donna, seppur accompagnata dall’angoscia e dai segni dell’aggressione, ha ricevuto al pronto soccorso le prime cure mediche necessarie. Dopo accertamenti, è stata dimessa con l’indicazione di un monitoraggio continuo soprattutto per le condizioni della gravidanza che, fino a questo momento, non risulta compromessa. Il personale sanitario ha insistito sull’importanza di un supporto psicologico e di misure protettive per evitarle ulteriori rischi.
Questo caso sottolinea l’impatto fisico e psicologico di una violenza in famiglia, confermando la centralità degli ospedali come punto di ascolto e intervento immediato per le vittime. L’attivazione del codice rosso ha dato un impulso fondamentale alla tempestività delle forze dell’ordine e dell’assistenza medica.
Intervento delle forze dell’ordine e azioni successive
L’intervento dei carabinieri è continuato anche dopo l’incidente del 25enne. I militari hanno aperto un’indagine per ricostruire l’aggressione e le motivazioni dietro l’atto violento. Verranno raccolte testimonianze, prove e verificati eventuali precedenti di abusi all’interno della coppia. L’uomo, ora sotto osservazione medica per le lesioni riportate nella caduta, dovrà rispondere anche del reato di aggressione domestica.
Le autorità locali hanno confermato l’attenzione sulle violenze in famiglia come priorità , e casi come questo spingono a mantenere alta la guardia e a intensificare i controlli. La vittima, intanto, è stata aiutata da servizi sociali e associazioni dedicate che si occupano di assistere le donne maltrattate.
Quanto accaduto ieri a Jesi richiama la gravità di queste situazioni, la rapidità richiesta dagli interventi e i rischi che possono derivare dalla fuga degli aggressori. Il 2025 ha visto un aumento delle segnalazioni, confermando la necessità di una rete efficace tra strutture sanitarie e forze dell’ordine per garantire sicurezza alle persone in pericolo.