Tra dicembre 2024 e maggio 2025, un ventiquattrenne marocchino è stato fermato dalla polizia di Milano con l’accusa di aver eseguito cinque rapine tra la metro e la zona di corso Como. Le sue azioni hanno coinvolto vittime di diverse età e professioni, e sono state documentate da telecamere di videosorveglianza e sistemi di riconoscimento facciale. L’indagine del commissariato Garibaldi Venezia, con il coordinamento del pm Francesca Crupi, ha portato al suo arresto e alla sospensione del divieto di dimora imposto dal giudice.
Dettagli degli episodi criminali accertati dagli investigatori
Il primo episodio risale alle 22.50 del primo gennaio, alla fermata Turati della linea M3. Un uomo di 63 anni, guardia giurata ivoriana, stava salendo verso il mezzanino quando è stato avvicinato da un giovane che gli ha chiesto l’ora. Nel momento in cui ha estratto il cellulare per rispondere, gli è stato sottratto il dispositivo. Subito dopo, è arrivato El Mehdi Arrahim che ha strattonato la vittima per rubargli anche lo zaino, causando una caduta violentissima e un trauma facciale con prognosi di 30 giorni.
Sistema sari e riconoscimento
Il riconoscimento dell’aggressore è stato confermato dal sistema Sari, che ha indicato una corrispondenza del 47,9% con il volto di Arrahim. Il giorno successivo, sempre alla stessa fermata, il giovane ha rapinato una donna di 39 anni che stava parlando al telefono: le ha strappato un iPhone 14 e le ha dato un colpo in faccia intimandole di allontanarsi senza chiamare aiuto. In questo frangente l’analisi dei filmati ha mostrato un volto compatibile per l’81,5% con quello del marocchino.
Altri due episodi si sono verificati più avanti nei mesi successivi. Il 22 febbraio scorso Arrahim si è spostato alla fermata Caiazzo sulla linea M2. Prima delle 17, ha infilato il braccio in una carrozza aperta e ha rubato il cellulare Huawei a un’impiegata cinquantenne, senza che lei potesse opporsi. A tradirlo è stata anche la felpa nera con la scritta “Stwd“. Nella notte seguente, infatti, gli agenti lo hanno fermato per un controllo e lo hanno identificato in Questura.
Rapine e aggressioni tra via rosales e via de cristoforis: gli ultimi colpi
La notte del 2 maggio, sotto i portici di via Rosales, Arrahim ha strappato tre collane d’oro da un collo di una donna di 28 anni, architetto di professione. Due testimoni, altri giovani nordafricani, hanno assistito alla scena e hanno deriso la vittima prima di allontanarsi con il sospettato in direzione via De Cristoforis. Stranamente, appena diciotto ore prima i tre si trovavano insieme in piazza Duca d’Aosta, secondo quanto riportato dagli investigatori.
L’azione finale che ha portato all’arresto
L’azione finale che ha portato all’arresto è avvenuta l’11 maggio, quando verso le 8 una studentessa ventenne è stata rapinata di un telefono Honor da 700 euro mentre obliterava il biglietto in uscita alla fermata Caiazzo. Arrahim, questa volta, agiva da complice: ha bloccato la vittima e minacciato un inseguimento con un coltello. Poco dopo entrambi i rapinatori sono stati fermati e portati in Questura, e il giudice ha convalidato l’arresto concedendo il divieto di dimora a Milano.
Arresto e successive denunce: il ritorno sospetto di arrahim in zona centrale
Dopo la convalida dell’arresto e il divieto, Arrahim non si è recato a Pavia, sua presunta residenza, ma è tornato in zona centrale, precisamente in via Benedetto Marcello, dove è stato rintracciato in compagnia di un connazionale. Quest’ultimo è stato denunciato per possesso di un martelletto frangivetro e una bomboletta di spray al peperoncino, entrambi strumenti utilizzati in azioni di disturbo o difesa personale nelle aree urbane.
L’attività degli investigatori del commissariato Garibaldi Venezia ha evidenziato come la costante sorveglianza, il supporto della tecnologia per il riconoscimento e le verifiche nei luoghi teatro dei fatti abbiano permesso di associare un unico responsabile a reati commessi in momenti e stazioni diverse della linea metropolitana di Milano. Il coordinamento tra polizia giudiziaria e magistratura ha portato a una sequenza di fermo che blocca un aumento della microcriminalità nelle aree centrali della città.