
A Milano, una maschera del Teatro alla Scala è stata licenziata per aver pronunciato "Palestina libera" durante uno spettacolo con la premier Meloni, scatenando un dibattito acceso sulla libertà di espressione, con mobilitazioni sindacali, sostegno politico e tensioni con la direzione del teatro. - Unita.tv
Un episodio che ha acceso il dibattito sulla libertà di espressione a Milano riguarda la vicenda di una maschera licenziata dalla scala dopo aver pronunciato la frase “Palestina libera” durante uno spettacolo che vedeva tra il pubblico anche la premier Giorgia Meloni. Il consigliere comunale dei Verdi, carlo monguzzi, ha annunciato la proposta di conferirle l’ambrogino d’oro, riconoscimento civico del comune di Milano, definendo il gesto della lavoratrice un merito civile. L’evento ha riattivato tensioni tra esponenti culturali, rappresentanti sindacali e la direzione del teatro, con un presidio di sostegno organizzato davanti al teatro Piermarini.
Il presidio di sostegno e la mobilitazione sindacale
Il 6 giugno 2025, di fronte al teatro alla scala si è svolto un presidio promosso dal sindacato cub, per dare visibilità alla vicenda della maschera licenziata. Hanno partecipato decine di persone portando bandiere del cub, rifondazione comunista e della Palestina, sottolineando il legame tra l’episodio al teatro e la questione palestinese. Durante la manifestazione è stato mostrato lo striscione che la lavoratrice avrebbe voluto esporre sul palco, ma che la digos aveva impedito: “Mentre noi siamo seduti su queste poltrone, il popolo palestinese subisce un genocidio”.
Obiettivi e dichiarazioni del presidio
Il presidio aveva l’obiettivo di chiedere la revoca del licenziamento e di ripristinare le condizioni lavorative della maschera. Roberto d’ambrosio del cub ha dichiarato che la decisione della scala è stata una misura esagerata e priva di procedura formale, definendola una “vergogna” per il teatro. Ha inoltre accusato la direzione di voler reprimere la libertà di espressione in un luogo di cultura così importante, specialmente in un caso legato a un tema politico così delicato.
La posizione della scala e la risposta della sovrintendenza
Dal teatro alla scala è arrivata una risposta rigida. Da fonti vicine al sovrintendente fortunato ortombina si segnala un atteggiamento di chiusura verso ogni forma di confronto dopo l’episodio del 4 maggio. Ortombina, che aveva definito il gesto della maschera una colpa, non ha inteso riaprire il dialogo con i sindacati o la lavoratrice. La direzione si trova anche di fronte a un dibattito interno, dopo un’interrogazione di consiglieri comunali e componenti del cda, che hanno sollecitato una posizione precisa, in particolare sulla conferma o meno del licenziamento.
Ruolo del sindaco di milano e aspettative politiche
Il sindaco di Milano è stato chiamato a intervenire in questo caso che intreccia cultura, politica e diritti civili. I rappresentanti sindacali e politici impegnati nel sostegno alla maschera vogliono capire se l’amministrazione locale dimostrerà attenzione alla questione culturale o preferirà un approccio più severo, influenzato dalle pressioni politiche e dalle altre priorità urbanistiche.
Reazioni pubbliche e impatto sull’opinione culturale milanese
La vicenda ha prodotto una forte eco nelle discussioni pubbliche milanesi, specialmente tra chi sostiene che la scala debba essere luogo neutrale di espressione artistica e politica. Il gesto della maschera, benché controverso, ha raccolto attestati di solidarietà da gruppi culturali e associazioni impegnate nella difesa dei diritti palestinesi e della libertà d’espressione.
Al tempo stesso, ci sono state posizioni critiche rispetto all’uso del teatro e delle sue piattaforme per messaggi politici netti, soprattutto in presenza di figure istituzionali come la premier. Il dibattito fa emergere tensioni profonde su come bilanciare sensibilità diverse e sulla funzione degli spazi culturali in contesti pubblici e istituzionali.
Il dibattito in corso sulle manifestazioni e interrogazioni politiche
Il caso ha stimolato una discussione che continua attraverso manifestazioni, interrogazioni politiche e confronti tra sindacati e direzione della scala. La proposta di carlo monguzzi di attribuire l’ambrogino d’oro alla maschera rappresenta un incentivo a valorizzare azioni considerate coraggiose in ambiti pubblici, e rimette al centro la questione della libertà d’espressione nei luoghi di lavoro culturali.