Nel cuore della crisi umanitaria a Gaza, Caritas Gerusalemme ha riattivato le sue operazioni sanitarie interrotte per giorni a causa dell’escalation del conflitto tra Israele e Iran. Gli aiuti, cruciali per la popolazione stretta nella morsa della guerra, si concentrano sull’emergenza nutrizionale e medica, mentre la comunità internazionale continua a monitorare un contesto sempre più fragile.
Situazione nutrizionale critica per donne e bambini a gaza secondo l’onu
L’agenzia ONU per gli affari umanitari evidenzia un quadro drammatico per i civili nella Striscia. Quasi tutti i bambini con meno di due anni, il 92%, sono a rischio di malnutrizione grave, mancano calorie e micronutrienti essenziali per la crescita. Tra le fasce più vulnerabili ci sono quasi 300 mila bambini sotto i cinque anni e 150 mila donne in gravidanza o in fase di allattamento, bisognosi di integratori nutrizionali specifici.
Questa emergenza alimentare si inserisce in un contesto dove la scarsità di risorse colpisce soprattutto i più fragili. La difficoltà a garantire una dieta equilibrata compromette lo sviluppo e aumenta il rischio di complicanze mediche. Il blocco delle forniture e il controllo rigoroso delle frontiere aggravano la situazione, rendendo ancora più arduo l’accesso a cibo adatto alle necessità infantili e materne.
L’emergenza ospedaliera e il sistema sanitario parzialmente operativo a gaza
Sul fronte sanitario, la crisi si riflette nel funzionamento limitato degli ospedali. Il 47% delle strutture ospedaliere della Striscia lavora a regime ridotto; inoltre, i campi medici attivi sono solo otto, di cui tre non completamente operativi. Dei 155 centri di assistenza primaria, solo 75 sono aperti, ma 65 con servizi limitati.
Tra i pazienti che richiedono evacuazione sanitaria all’estero ci sono tra le 10.500 e le 12.500 persone, inclusi più di 4 mila bambini. La situazione diventa ancora più critica considerando che solo poche decine di queste evacuazioni sono state possibili recentemente, di cui alcune in Italia e Milano, una piccola risposta a un bisogno molto più vasto.
Questi dati testimoniano come il sistema sanitario locale sia al limite della collapsibilità, incapace di rispondere pienamente alle esigenze emergenziali. La fragilità delle infrastrutture mette a dura prova medici e operatori impegnati a fornire assistenza con risorse scarse e in condizioni difficili.
L’impegno di caritas gerusalemme attraverso unità mediche mobili e nuove strutture
Caritas Gerusalemme concentra grande parte delle sue forze sulle unità mediche mobili, dieci attualmente operative all’interno della Striscia di Gaza. Queste unità portano cure direttamente nei quartieri più colpiti, superando le difficoltà dell’accesso ai ospedali danneggiati o non funzionanti. A breve è previsto l’arrivo di un’undicesima unità, ricavata dalla “Papamobile” usata da papa Francesco nel 2014 a Betlemme, un simbolo di speranza e continuità.
Durante la tregua all’inizio del 2025, Caritas ha allestito un punto medico lungo al-Rashid Street, la principale arteria costiera di Gaza, per migliorare la distribuzione di assistenza sanitaria. Inoltre, ha riaperto la clinica ospedaliera a Gaza City, offrendo un riferimento ai pazienti che non possono allontanarsi troppo.
Questi interventi mostrano un’organizzazione capace di adattarsi a contesti difficili, mantenendo attiva la presenza medica e riducendo le distanze tra cure e malati in un momento di tensione continua.
Problemi di accesso ai materiali sanitari e sospensione temporanea delle attività protesiche
Nel settore riabilitativo, Caritas ha proseguito i servizi di fornitura di protesi e supporto fino a marzo. Ma con l’intensificazione del controllo israeliano sugli ingressi dei materiali nella Striscia, la consegna delle forniture si è bloccata. Questa restrizione ha fermato le attività di assistenza protesica, lasciando in attesa molti pazienti bisognosi di interventi.
Il blocco logistico incide negativamente sulla capacità di seguire i casi di disabilità e invalidità causate dal conflitto. Senza materiali adeguati, l’appoggio medico perde efficacia e non può affrontare un crescente numero di persone che necessitano di riabilitazione.
Questo stop temporaneo alle attività protesiche riprende un nodo cruciale: la difficoltà nel garantire continuità ai servizi sanitari essenziali in condizioni di guerra e restrizioni alle forniture.
La mobilitazione globale di caritas e la petizione per il cessate il fuoco
In risposta all’emergenza, tutta la rete Caritas si è mobilitata con appelli e iniziative. Caritas Ambrosiana e altre ramificazioni hanno diffuso la petizione online #CeaseFireNow, che ha raccolto migliaia di firme in tutto il mondo. La campagna chiede la fine immediata delle ostilità per aprire spazi umanitari e permettere l’ingresso di aiuti.
L’azione congiunta della rete Caritas riflette una pressione globale verso atti concreti per interrompere i combattimenti. La speranza è che la comunità internazionale accolga l’appello e favorisca condizioni di pace temporanea almeno per l’assistenza a chi soffre dentro la Striscia.