funerali di teresa meneghetti a milano: la figlia chiede giustizia e cambiamenti nelle pene per i minori
Funerali di Teresa Meneghetti a Milano, la figlia Silvia Bindi chiede giustizia e pene più severe per i minorenni colpevoli di reati gravi, evidenziando la mancanza di supporto alle vittime.

A Milano si sono svolti i funerali di Teresa Meneghetti, vittima di un omicidio da parte di un minorenne. La figlia Silvia Bindi ha chiesto pene più severe per i giovani autori di reati gravi e un maggiore supporto alle vittime. - Unita.tv
A Milano, il 31 maggio 2025, si sono svolti i funerali di teresa meneghetti, vittima di un omicidio avvenuto il 14 maggio in casa. La figlia, silvia bindi, ha raccolto molte persone per un ultimo saluto, chiedendo interventi sulla giustizia e sulle pene nei confronti dei minorenni responsabili di reati gravi.
Partecipazione e solidarietà durante i funerali a santa maria liberatrice
La chiesa di santa maria liberatrice a Milano ha ospitato una cerimonia sentita, con la presenza di numerose persone, molte delle quali hanno indossato magliette con la scritta “ciao terry”, segno di affetto verso teresa meneghetti. L’invito a partecipare al funerale è stato promosso da silvia bindi, che ha voluto condividere con la comunità il dolore per la perdita.
La presenza di cittadini e conoscenti ha evidenziato la risonanza che il caso ha avuto nella città, legato alla tragica circostanza dell’uccisione ad opera di un quindicenne noto alla famiglia. L’evento ha raccolto un clima di profondo rispetto e partecipazione emotiva, riflettendo sul tema della sicurezza personale e della tutela nei confronti delle vittime di crimini violenti.
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La richiesta di silvia bindi per una giustizia più severa verso i minori
Durante l’omelia e nel corso della cerimonia, silvia bindi ha ribadito la propria posizione sulle pene applicate ai minori responsabili di gravi reati come quello che ha colpito la sua famiglia. Ha definito il quadro legislativo attuale insufficiente, sottolineando come le pene detentive per i giovani autori di reati gravi risultino troppo leggere rispetto a quelle previste per gli adulti.
Silvia ha rimarcato come, secondo la sua esperienza, i ragazzi tra i 13 e i 16 anni abbiano consapevolezza della protezione legale a cui si ritengono sottoposti e ne approfittino per commettere atti gravi senza temere conseguenze proporzionate. Ha chiesto un intervento normativo che renda le punizioni più severe e uniformi a quelle per gli adulti, per evitare che casi come questo si ripetano.
In particolare, ha evidenziato l’urgenza di fermare la percezione di impunità tra gli adolescenti, ribadendo il diritto delle vittime, in questo caso delle donne, a una tutela più decisa e concreta.
L’esperienza della famiglia dopo il crimine: mancanza di supporto psicologico
Il discorso di silvia bindi ha toccato anche le difficoltà affrontate dalla famiglia dopo l’evento tragico, soprattutto in tema di assistenza e accoglienza da parte delle istituzioni. Bindi ha raccontato che, oltre all’intervento immediato della polizia, non è stato offerto nessun tipo di aiuto psicologico né supporto concreto a lei e ai suoi familiari.
Ha espresso gratitudine nei confronti di due agenti di polizia, definendoli “angeli custodi” per il loro sostegno, ma ha denunciato l’assenza di un coinvolgimento più ampio da parte delle autorità competenti verso le vittime e i loro parenti. Questa mancanza avrebbe aggravato il dolore e la difficoltà di elaborare quanto accaduto.
La figlia di teresa meneghetti ha più volte sottolineato l’importanza di un sistema che non trascuri le vittime e le loro famiglie, garantendo loro un percorso di assistenza materiale e psicologica almeno pari alla severità della situazione in cui si trovano.
Un caso che riapre il dibattito sulla tutela delle vittime e la responsabilità dei minorenni
L’omicidio di teresa meneghetti, consumato in un contesto familiare e con un responsabile minorenne, ha riportato all’attenzione pubblica e politica la questione della giustizia minorile, in particolare per fatti gravi. La richiesta di silvia bindi si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso il ruolo della legge nel punire reati commessi da adolescenti.
Questo episodio ha avviato confronti sull’adeguatezza delle misure penali esistenti, con focus sull’equilibrio tra età, capacità di intendere e di volere, e gravità delle azioni. La domanda di applicare pene simili a quelle per adulti si confronta con approcci diversi sul trattamento dei minori nel sistema giudiziario italiano.
Nel caso di Milano, la mobilitazione di cittadini e la visibilità mediatica hanno amplificato la richiesta di cambiamenti, spingendo verso riflessioni che possono investire la normativa penale nel suo complesso e l’efficacia delle tutele per le vittime.