Frode nel superbonus in salento: sequestri per 67 milioni di euro all’origine dell’inchiesta
Il caso di frode legato al Superbonus 110% in Salento ha portato al sequestro di beni per oltre 67 milioni di euro, rivelando gravi abusi e danni economici nel sistema degli incentivi.

Un’indagine in Salento ha smascherato una maxi frode da oltre 67 milioni di euro legata al Superbonus 110%, con sequestri e indagati per false certificazioni e lavori mai eseguiti, evidenziando gravi lacune nei controlli e un forte impatto sul territorio. - Unita.tv
Il caso di frode legato al Superbonus 110% in Salento ha svelato una complessa rete di illeciti che ha portato le autorità a confiscare beni per oltre 67 milioni di euro. Questa vicenda rappresenta uno degli episodi più rilevanti in Italia per entità e impatto. L’indagine, coordinata dalla procura di Lecce e dalla Guardia di Finanza, ha rivelato come il sistema degli incentivi abbia subito abusi significativi, provocando danni economici e creato sfiducia tra i cittadini. Nel seguito, una ricostruzione dettagliata di fatti, numeri e protagonisti del caso.
Superbonus 110% e le criticità emerse con l’uso degli incentivi
Il Superbonus 110% fu istituito nel 2020 con l’obiettivo di incentivare la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza degli edifici in Italia. Il meccanismo permetteva di detrarre il 110% delle spese per una serie di interventi, con la possibilità di cedere le detrazioni a terzi, inclusi istituti finanziari. Anche se ideato per sostenere il rilancio dell’economia e l’edilizia sostenibile, il sistema ha mostrato problemi nel controllo delle pratiche e nella verifica dell’effettiva esecuzione dei lavori.
Principali problemi riscontrati
Tra i principali problemi sono emersi casi di lavori mai realizzati, documentazioni falsificate, fatture gonfiate e certificazioni non veritiere. La complessità delle normative e la scarsa sorveglianza iniziale hanno contribuito all’espansione di frodi su scala nazionale, con il Salento che si è trovato coinvolto in episodi di frode tra i più significativi per volume e modalità.
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Questo sistema ha aperto la strada a un vasto fenomeno illecito, in cui professionisti, imprese e intermediari hanno sfruttato le falle esistenti per appropriarsi di fondi pubblici senza eseguire i lavori previsti. La situazione ha causato una forte pressione sulle istituzioni incaricate di controllare queste attività, evidenziando l’esigenza di un intervento più rigoroso fin dalle prime fasi.
Il caso salento: sequestro di beni e le figure coinvolte nell’indagine
Nel giugno del 2024, la procura della Repubblica di Lecce ha aperto una maxi indagine sulle frodi relative al Superbonus nel territorio salentino. La Guardia di Finanza ha poi eseguito sequestri di beni materiali e liquidità per un totale superiore a 67 milioni di euro, interessando vari soggetti coinvolti. Il numero degli indagati ha raggiunto 12 persone, tra professionisti dell’edilizia e operatori finanziari, accusati di aver ottenuto indebitamente fondi pubblici con certificazioni false e documenti contraffatti.
Gli elementi sequestrati includono immobili, automobili di lusso e conti correnti bancari, tutti provento dell’attività criminale. Le indagini hanno accertato la presenza di circa 1.200 fatture false, che attestavano lavori mai realizzati o sovrastimati. Inoltre, uno degli indagati ha subito un provvedimento che ne impedisce l’esercizio della professione, segno della gravità delle accuse e del ruolo che aveva nella catena fraudolenta.
Gli accertamenti si sono estesi a tutte le fasi dell’operazione – dalla produzione dei documenti alle cessioni dei crediti – coinvolgendo anche soggetti terzi che hanno favorito il sistema illecito. Le autorità hanno evidenziato la rete di responsabilità e le connessioni tra professionisti ed enti finanziari che hanno dato copertura alla truffa.
Come è stata scoperta la frode e le modalità operative
La frode è stata costruita su una rete ben organizzata che coinvolgeva più figure operanti nel settore dell’edilizia e della finanza. Professionisti tecnici rilasciavano certificati di conformità per lavori inesistenti o affidati parzialmente, mentre le imprese presentavano fatture che gonfiavano i costi reali o erano completamente inventate.
Questi crediti venivano poi ceduti a intermediari finanziari, che convertivano i crediti in denaro liquido tramite banche. Le indagini hanno mostrato come in diversi casi gli immobili non fossero mai stati interessati da miglioramenti energetici. Alcune delle abitazioni, inoltre, venivano passate di mano tra più soggetti, in modo da moltiplicare le richieste e i crediti da ottenere.
Sono inoltre emersi documenti falsi relativi alla proprietà e alla residenza degli immobili, utilizzati per legittimare le pratiche e mascherare le irregolarità. Le forze dell’ordine hanno rivelato che senza una adeguata vigilanza molte di queste operazioni sarebbero passate inosservate, comportando danni consistenti al bilancio pubblico.
Le reazioni delle istituzioni in risposta alla maxi frode
La procura di Lecce, nel corso di una recente conferenza stampa, ha messo in evidenza la gravità del danno arrecato alle casse pubbliche e al sistema di incentivi statali. Il procuratore ha definito il caso un colpo importante alla frode sui fondi destinati alla riqualificazione energetica, assicurando che le indagini non si fermano qui e che si sta lavorando per recuperare l’intera somma sottratta.
La Guardia di Finanza ha sottolineato l’impegno nel controllo fiscale e nell’attività preventiva per bloccare abusi simili, segnalando che il caso del Salento rappresenta un esempio concreto di operazioni mirate e di successo. Un portavoce ha affermato che questi risultati confermano l’attenzione delle forze dell’ordine verso la trasparenza e la tutela dei fondi pubblici.
Questi interventi vogliono anche dimostrare a cittadini e imprese corrette che esiste un’azione costante per evitare sprechi e furti nelle misure di sostegno pubbliche. Il riscontro mediatico del caso ha acceso dibattiti sulle modalità di controllo e sulla possibilità di riformare la disciplina, puntando a una maggiore chiarezza e rigore.
Dibattito e critiche sul superbonus dopo il caso salento
A seguito della maxi frode emersa in Salento, si è riaperto un confronto acceso sul Superbonus e sulle norme che lo regolano. Molti esperti e associazioni di categoria hanno espresso preoccupazione per la complessità delle procedure e per le lacune nei controlli iniziali. Il Consiglio nazionale degli ingegneri e quello degli architetti hanno richiesto interventi per aumentare la trasparenza e mettere in campo controlli più severi sulle certificazioni.
Da parte politica alcuni hanno definito la misura come un “buco nero” per le finanze pubbliche, e hanno invocato una revisione delle regole per evitare nuovi casi di abusi così rilevanti. Altri hanno mantenuto una posizione più cauta, ricordando i benefici ambientali ed economici ottenuti, ma sottolineando l’urgenza di correggere le falle emerse.
Il dibattito ha influenzato alcuni passaggi legislativi in discussione nel 2025, orientati a introdurre limiti più stringenti nelle cessioni dei crediti e a prevedere controlli più approfonditi in fase di approvazione dei lavori. L’obiettivo è evitare che la frode si possa ripetere con strumenti peggiori.
Impatti sul territorio e la fiducia dei cittadini in salento
Il danno subito dal Salento non riguarda solo la perdita economica, ma anche un clima di sfiducia diffuso verso le istituzioni e i programmi di sostegno pubblico. Le somme sottratte avrebbero dovuto finanziare interventi capaci di migliorare l’efficienza energetica e la qualità della vita nelle abitazioni, benefici estesi a famiglie e imprese locali.
Il coinvolgimento di operatori compiacenti ha alimentato un senso di ingiustizia tra gli attori onesti del territorio, che vedono ridursi le possibilità di accesso ai finanziamenti a causa di nuove restrizioni nate proprio per fronteggiare gli abusi. Le associazioni dei consumatori hanno sollecitato una maggiore tutela per gli utenti e un sistema più trasparente.
Molti imprenditori edili lamentano invece la difficoltà di operare all’interno di un quadro normativo diventato più complesso a seguito delle indagini, con iter burocratici più lunghi e controlli che rallentano i progetti di recupero e rinnovamento del patrimonio edilizio.
Scenari futuri per il recupero dei fondi e il contrasto alle frodi
Le indagini in corso in Salento non hanno ancora raggiunto il punto conclusivo e potrebbero portare a ulteriori misure cautelari o denunce. Gli inquirenti stanno analizzando documenti, flussi finanziari e interrogando i soggetti coinvolti per decifrare tutte le parti della frode e ricostruire i meccanismi finali.
L’attività giudiziaria mira a recuperare le risorse sottratte e confiscare altri beni riconducibili ai soggetti indagati. Nel frattempo il caso ha messo in luce l’esigenza di una vigilanza più capillare sui lavori finanziati con fondi pubblici e sulle cessioni dei crediti, che rappresentano ancora un settore a rischio.
Diversi enti e istituzioni stanno valutando modifiche normative per prevenire il ripetersi di questi episodi. Il caso salentino serve quindi come monito per migliorare i controlli ma anche per rafforzare la fiducia dei cittadini e degli operatori onesti che puntano sulla legalità e trasparenza nel settore edilizio e dell’efficienza energetica.