In occasione della giornata internazionale di azione dei sindacati per la pace, l’Unione Sindacale di Base di Trieste ha organizzato un presidio al varco 4 del porto cittadino. L’obiettivo era chiaro: chiedere che i porti di Trieste e Monfalcone restino esclusivamente civili e mostrare vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto in Palestina, con un’attenzione particolare a Gaza.
Usb Trieste in piazza contro l’uso militare dei porti civili
Al varco 4 del porto di Trieste, lavoratori e attivisti USB hanno srotolato striscioni e alzato bandiere per la pace. Tra gli slogan più diffusi, “Noi non lavoriamo per la guerra” ha fatto da filo conduttore, ribadendo il netto rifiuto di qualsiasi impiego militare delle infrastrutture portuali. Trieste e Monfalcone sono infatti indicati come possibili nodi logistici per operazioni militari, una prospettiva che preoccupa sindacati e cittadini, che vogliono mantenere questi porti dedicati solo al traffico civile e commerciale.
La scelta del luogo non è casuale: i porti, crocevia strategici per il commercio internazionale, possono facilmente essere usati anche per scopi militari. Per l’USB di Trieste, questo rappresenta un rischio serio per la pace e i diritti dei lavoratori portuali, che si troverebbero coinvolti in un contesto di conflitto. Sciopero e protesta hanno così un doppio scopo: bloccare l’uso militare delle banchine e riaffermare l’impegno dei sindacati per la pace, in una data simbolica che ricorda l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Solidarietà concreta per la Palestina e la Crisi Di Gaza
Durante il presidio è stata ribadita con forza la solidarietà verso il popolo palestinese, e in particolare verso la popolazione di Gaza, da tempo alle prese con una crisi umanitaria gravissima legata al conflitto in corso. Questo gesto si inserisce nel più ampio quadro di mobilitazioni di movimenti sociali e organizzazioni italiane che cercano di rompere l’isolamento di Gaza. Tra queste spicca la Global Sumud Flotilla, una missione umanitaria partita dall’Italia via mare, con l’obiettivo di portare aiuti alimentari e materiali sfidando il blocco imposto alla Striscia.
Il presidio di Trieste ha contribuito a diffondere un messaggio chiaro: la guerra provoca sofferenze che travalicano i confini e richiedono risposte immediate sul piano umanitario. La presenza dei sindacalisti ha sottolineato la volontà di unire i lavoratori contro ogni guerra e a favore della pace, con uno sguardo attento alle condizioni difficili in cui vivono i civili coinvolti nei conflitti.
Trieste, porto strategico tra commercio e tensioni militari: cosa succede?
Il porto di Trieste è uno degli scali più importanti del Mediterraneo per il traffico commerciale, ma è anche al centro di un acceso dibattito sulla sua possibile militarizzazione. Le autorità militari hanno scelto questo porto come base logistica per attività legate alla difesa, una decisione che ha sollevato molte proteste da parte di sindacati e realtà civili. Il timore è che l’uso militare cambi la natura civile del porto, creando tensioni e mettendo a rischio la sua funzione commerciale.
La manifestazione dell’USB vuole mettere in guardia sul ruolo che porti come quelli di Trieste e Monfalcone potrebbero assumere nel contesto geopolitico attuale. La richiesta è chiara: che rimangano spazi civili, dedicati al passaggio di merci e persone, senza legami con attività militari. Dietro questa battaglia ci sono questioni più ampie, legate alla sicurezza sul territorio italiano e alle rotte commerciali europee, dove trovare un equilibrio tra esigenze economiche e militari resta una sfida aperta.
L’iniziativa di USB Trieste richiama l’attenzione su un problema che coinvolge sia il settore pubblico sia quello privato, sottolineando la necessità di tutelare i lavoratori portuali e di preservare la pace in un momento segnato da tensioni internazionali. La protesta ha ribadito il rifiuto di ogni guerra e il sostegno a chi vive nei conflitti, in attesa di capire come verrà gestito il futuro di questi scali fondamentali.
Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025 da Luca Moretti