Udine chiede di rinviare Italia-israele per tensioni e proteste contro la partita

Udine solleva proteste e chiede il rinvio di Italia-Israele. - Unita.tv

Rosanna Ricci

1 Settembre 2025

La partita di calcio tra Italia e Israele, prevista a Udine il 14 ottobre, sta scatenando un acceso dibattito. A preoccupare sono soprattutto i possibili problemi di ordine pubblico e le contestazioni politiche legate all’evento. Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha proposto di posticipare la gara per evitare disordini in città. Dietro a questa richiesta c’è anche una petizione con oltre 20mila firme che chiede la sospensione dell’incontro, mettendo in gioco temi che vanno ben oltre il campo da gioco.

Il sindaco di Udine: “Meglio rinviare per evitare problemi”

Alberto Felice De Toni non ha nascosto la sua preoccupazione per la partita tra Italia e Israele nel suo Comune. Intervistato dal Messaggero Veneto, ha spiegato che la richiesta di rinvio non vuole alimentare polemiche, ma nasce da un’analisi realistica dei rischi legati all’evento.

Il sindaco ha sottolineato quanto sia importante evitare tensioni e situazioni che potrebbero degenerare in disordini. Quella che doveva essere solo una partita di calcio oggi è vista come un appuntamento capace di mobilitare gruppi e attivisti pronti a protestare contro la presenza di Israele, soprattutto nel contesto del conflitto israelo-palestinese.

La proposta di De Toni trova forza anche in una petizione lanciata dalle associazioni di Possibile, che ha raccolto più di 20mila firme. Una risposta significativa da parte dei cittadini, che testimonia quanto sia acceso il clima intorno alla partita e la volontà di molti di bloccarla per motivi di sicurezza e politici. Il sindaco punta così a spostare la gara a un momento meno problematico.

Proteste e appelli contro la “normalizzazione” Di Israele nello sport

La sfida Italia-Israele ha acceso un fronte di mobilitazioni che coinvolge diverse realtà politiche e sociali italiane. Gruppi come il Comitato per la Palestina di Udine, Bds Italia e Calcio&Rivoluzione stanno organizzando manifestazioni e lanciano appelli per boicottare l’incontro.

Secondo queste organizzazioni, la partita rappresenta una forma di “normalizzazione del genocidio” attraverso la partecipazione di Israele a eventi sportivi internazionali. Denunciano un riconoscimento improprio da parte delle istituzioni sportive, soprattutto alla luce delle accuse di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani contro la popolazione palestinese.

Le proteste si traducono in presidi e campagne di sensibilizzazione con l’obiettivo di bloccare la partita. È in gioco il ruolo dello sport in contesti di conflitto internazionale, con una società divisa tra chi vede nel calcio un momento di aggregazione e chi lo considera uno strumento politico che può legittimare governi e azioni contestate globalmente.

Udine, così, si ritrova al centro di un confronto che va ben oltre il semplice evento sportivo.

Il dibattito sul doppio standard nelle sanzioni sportive

Il caso di Udine si inserisce in un dibattito più ampio sulla coerenza delle regole sportive a livello internazionale. Molti osservatori e politici italiani sottolineano un presunto doppio standard nelle sanzioni: mentre la Russia è stata esclusa da molte competizioni dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, Israele continua a partecipare senza restrizioni, nonostante le accuse legate ai territori palestinesi.

Questa disparità alimenta le critiche verso la FIGC e la FIFA, chiamate a prendere posizione. Chi sostiene il rinvio chiede che si adotti una linea più chiara, che metta in linea le decisioni sportive con il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Il confronto si fa ancora più teso in vista delle qualificazioni ai Mondiali, con la partita Italia-Israele inserita in un momento delicato per la comunità internazionale. Così, l’attenzione sulla gara supera il campo, coinvolgendo diplomazia e società civile in una tensione difficile da sciogliere.

La proposta del sindaco di Udine, sostenuta da migliaia di cittadini, è un appello alla prudenza davanti a rischi concreti di disordini e alla necessità di riflettere sul ruolo dello sport nelle questioni internazionali. Nelle prossime settimane si capirà se la partita si farà come previsto o se sarà rinviata a un momento più tranquillo dal punto di vista politico e sociale.

Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025 da Rosanna Ricci