La consegna della perizia sul DNA al centro dell’inchiesta sull’Unabomber è stata rinviata di ulteriori due mesi. Il tribunale di Trieste ha concesso più tempo ai consulenti che stanno analizzando, con nuove tecnologie, i reperti raccolti nei diversi attentati avvenuti nel nord-est tra il 1994 e il 2006. Intanto, la decisione scatena la protesta dei legali degli indagati, che denunciano un’attesa troppo lunga.
La decisione del tribunale di Trieste per il rinvio della perizia DNA
Il GIP di Trieste ha stabilito, con un provvedimento del 23 luglio 2025, una proroga di 60 giorni per il deposito della perizia sul DNA. La decisione arriva in seguito a una nuova richiesta dei consulenti tecnici incaricati di riesaminare i reperti a disposizione degli inquirenti. L’obiettivo di queste analisi è accertare se il materiale genetico rinvenuto possa appartenere a una delle 11 persone iscritte nel registro degli indagati dopo la riapertura delle indagini sull’attività del cosiddetto Unabomber.
La complessità di queste analisi risiede non solo nella qualità dei reperti ma anche nell’applicazione di nuove tecnologie forensi che richiedono tempi più lunghi. Di fatto, i tecnici devono confrontare il DNA estratto con quello di varie persone coinvolte nell’inchiesta, rendendo il lavoro assai dettagliato e delicato. Il rinvio si aggiunge ad altri già concessi in passato, mettendo sotto pressione le scadenze originarie.
Le critiche dei legali degli indagati: una lunga attesa che pesa sui loro assistiti
Gli avvocati di alcuni indagati, tra cui Alessandra Devetag e Leopoldo Da Ros, hanno espresso forte disagio per la proroga concessa. Secondo loro si tratta di una “attesa di due anni e mezzo” dal momento in cui i consulenti hanno ricevuto l’incarico il 13 marzo 2023, con la scadenza inizialmente fissata a 90 giorni. I continui rinvii, motivati dalla complessità degli esami e dal confronto su un numero elevato di persone, prolungano la situazione di incertezza per i loro assistiti.
I legali sostengono che questa attesa prolungata crea un danno morale significativo e mette in discussione i diritti degli indagati. In particolare, sottolineano che l’udienza fissata per il 15 settembre potrebbe risultare inutile, poiché i tempi della nuova proroga non saranno terminati e quindi la perizia ancora non pronta. La loro posizione evidenzia la collisione tra necessità investigative accurate e tutela delle persone coinvolte.
Il contesto dell’inchiesta sul cosiddetto Unabomber nel nord-est
L’inchiesta riguarda una serie di attentati compiuti con ordigni esplosivi in nord-est Italia tra il 1994 e il 2006. Il criminale, soprannominato Unabomber per via del metodo di inviare pacchi bomba, ha tenuto in allarme le autorità per anni. Dopo una lunga pausa, le indagini sono state riaperte e nuove analisi forensi sono al centro delle attività investigative.
Il lavoro svolto da inquirenti e consulenti punta a stabilire con certezza l’identità del responsabile. Il DNA estratto dai reperti materiali rappresenta un elemento chiave per attribuire le responsabilità a uno degli undici indagati. Tuttavia, il procedimento si rivela tutt’altro che semplice viste le difficoltà tecniche e la quantità di materiali da esaminare.
In questo quadro, ogni rinvio del deposito della perizia pesa sullo svolgimento del procedimento giudiziario, che rischia di subire ulteriori ritardi nella fase decisiva. La gestione dei tempi e delle risposte richieste dalla giustizia assume così un rilievo cruciale per la conclusione delle indagini.
Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Matteo Bernardi