Un relitto navale greco, datato tra il VI e il V secolo avanti Cristo, è stato quasi interamente portato alla luce sotto il mare di Santa Maria del Focallo, nel comune di Ispica, Sicilia. L’eccezionale ritrovamento si trova a circa sei metri di profondità ed è frutto di una campagna di archeologia subacquea condotta dall’Università di Udine in collaborazione con la Soprintendenza del mare della Regione Siciliana attraverso il progetto di ricerca denominato Kaukana Project.
Il recupero e la documentazione della nave greca a ispirca
Tra maggio e giugno 2025 i ricercatori hanno lavorato sul fondo marino con metodi che hanno consentito un recupero attento e preciso dei resti che risultavano parzialmente coperti da strati di sabbia e massi. Il relitto appartiene a una tipologia definita “a guscio” e mostra caratteristiche tecniche e strutturali molto importanti per conoscere l’evoluzione delle imbarcazioni antiche nel Mediterraneo. Le operazioni sono state eseguite utilizzando una sorbona ad acqua, strumento che ha facilitato lo scavo e permesso di estendere la trincea intorno all’imbarcazione. Questo ha portato all’individuazione di particolari come il paramezzale e una delle ruote, ovvero quel pezzo curvo che fungeva da raccordo strutturale all’interno dell’ossatura della nave.
I rilievi diretti sul posto, integrati da riprese fotogrammetriche, hanno permesso di realizzare un modello tridimensionale completo del relitto. Un aspetto rilevante emerso nel corso delle attività è il ritrovamento dell’albero della nave, un elemento difficilmente preservato nel tempo. Il coordinatore del progetto, Massimo Capulli dell’Università di Udine, ha sottolineato il valore di questo ritrovamento che aggiunge informazioni preziose sulle tecniche di costruzione navale di quel periodo storico.
Reperti significativi recuperati nel sito archeologico
Oltre alla struttura stessa del relitto, sono emersi diversi reperti che raccontano parte della vita a bordo o il suo uso commerciale e culturale. Gli archeologi hanno trovato ceramiche a figure nere, tipiche dell’arte greca classica e di grande valore per datare e comprendere i traffici marittimi antichi. Tra gli oggetti più significativi spicca un piccolo unguentario che porta incisa la parola greca “Nau”, che significa “nave”. Questo dettaglio contribuisce a chiarire le funzioni degli oggetti portati durante i viaggi e il carattere rituale o simbolico legato ai manufatti.
Un altro elemento molto conservato è un tratto di cima, probabilmente parte delle corde utilizzate per la navigazione e la gestione della vela. La presenza di questi manufatti fa capire quanto il fondo marino abbia protetto dall’usura del tempo e dagli agenti esterni una sezione dell’imbarcazione e degli oggetti connessi. Questi ritrovamenti forniscono un quadro molto vivido delle tecniche di navigazione, della vita dell’equipaggio e delle relazioni commerciali dell’epoca.
Team di ricerca e attenzione mediatica sulla scoperta
Il progetto Kaukana Project nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine e la Soprintendenza del mare della Regione Siciliana. L’equipe sul campo ha visto la partecipazione, oltre che di Massimo Capulli, anche di esperti come Fabrizio Sgroi, Dario Innocenti e Lucrezia Maghet. La presenza del team multidisciplinare ha garantito un’interpretazione accurata e dettagliata dei reperti emersi.
Parallelamente agli scavi, professionisti del campo audiovisivo, rappresentati da Sunk Costs Productions, hanno documentato le fasi di lavoro. Questo ha prodotto un docufilm intitolato “Shipwreck of Sicily”, un progetto co-prodotto da Martin Scorsese, che accompagna lo spettatore dentro le operazioni di recupero e la storia che si cela dietro al relitto. Le immagini del film mostrano anche i momenti più delicati dello scavo e il lavoro sul modello digitale, portando alla luce un pezzo di storia sommerso a lungo dimenticato.
Questa commistione tra archeologia e produzione multimediale crea una finestra diretta sul lavoro di campo, evidenziando il valore culturale del recupero nel presente e la sua capacità di conservare il passato sommerso del Mediterraneo. L’esplorazione del relitto a Santa Maria del Focallo aggiunge una pagina importante alla conoscenza delle rotte e degli scambi nel mondo antico, insieme alle tecniche di costruzione navale sviluppate dai Greci.
Ultimo aggiornamento il 16 Luglio 2025 da Administrator