Una folta folla si è radunata davanti al municipio di Trieste il 6 agosto 2025 per commemorare l’80º anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. In piazza Unità d’Italia è stata srotolata una maxi bandiera della pace formata dall’unione di più bandiere arcobaleno, simbolo di una manifestazione anti-guerra convocata dall’Assemblea permanente contro guerre e riarmo.
La scelta di Trieste come luogo per il presidio ha richiamato l’attenzione di decine di cittadini, uniti sotto messaggi di pace e contro il riarmo nucleare. Le bandiere della Palestina si mescolavano a quelle arcobaleno, mentre i partecipanti mostravano cartelli con immagini drammatiche delle città giapponesi rase al suolo settantacinque anni prima. Al centro della mobilitazione c’è stata una forte preoccupazione per l’aumento delle tensioni internazionali: lo slogan delle organizzazioni promotrici recitava che non siamo mai stati “così vicini a un nuovo olocausto nucleare”.
Il significato della manifestazione a Trieste per l’80º anniversario di hiroshima
L’evento a Trieste ha voluto richiamare la memoria storica del bombardamento atomico del 1945, avvenuto nelle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. È una tragedia che ha segnato un punto di non ritorno nel panorama delle armi belliche e nella coscienza mondiale, con una distruzione e una perdita umana di dimensioni inimmaginabili. La commemorazione ha cercato di far riflettere sulle conseguenze delle armi nucleari e sulla necessità di un impegno concreto verso il disarmo.
I partecipanti hanno sottolineato come, nonostante il passato tragico, il mondo oggi si trovi a dover confrontarsi con nuove minacce e un aumento delle tensioni militari. Il riferimento diretto al rischio di un “nuovo olocausto nucleare” ha colpito profondamente il pubblico in piazza Unità d’Italia, luogo simbolo della città. La maxi bandiera arcobaleno distesa a terra ha simboleggiato una volontà collettiva di pace, un rifiuto alle guerre e alla corsa al riarmo che, secondo l’Assemblea, sta assumendo proporzioni inquietanti.
Tensioni globali e richieste della manifestazione contro la guerra e il riarmo
Durante la manifestazione, i promotori hanno denunciato la recrudescenza di conflitti armati negli ultimi anni, definendola “senza eguali negli ultimi decenni”. Si sono mossi contro ogni forma di guerra intesa come lotta per la spartizione del mondo e contrapposizione tra popoli. La protesta ha incluso un netto rifiuto alla corsa al riarmo, al genocidio di Gaza, agli attacchi contro l’informazione libera e a chi si impegna nell’aiuto alle popolazioni coinvolte nei conflitti.
Lo slogan “Chi ama la pace ripudia le guerre. Fermatevi! Le guerre sono una follia” e “Stop al finanziamento delle guerre” ha scandito gli interventi. Si è evidenziato come la guerra non colpisca soltanto chi combatte, ma anche civili innocenti vittime di distruzione e sofferenze. Il messaggio più chiaro ha riguardato lo stop agli investimenti nelle armi e la necessità di salvaguardare la vita e la libertà.
Richieste specifiche e interventi durante la protesta, focus su Trieste e i migranti
L’intervento di Luciano Ferluga, rappresentante del Comitato pace convivenza solidarietà e diritti Danilo Dolci, ha portato l’attenzione sulle condizioni di accoglienza dei migranti a Trieste. Ferluga ha rivolto un appello diretto al sindaco Roberto Dipiazza, invitandolo a dare segnali concreti per migliorare la situazione di chi arriva in città in cerca di protezione e assistenza. Questo aspetto ha arricchito il quadro della protesta, confermando una forte sensibilità anche sulle questioni locali di solidarietà e diritti umani.
Tra i vari messaggi esposti c’era anche uno striscione contro la militarizzazione del porto di Trieste. Lo slogan “No alle armi nei nostri porti” ha rappresentato una protesta chiara contro l’uso militare degli spazi portuali della città, di rilevanza economica e strategica. La tensione territoriale si intreccia così con la denuncia globale del pericolo bellico, accomunando questi temi in una mobilitazione ricca di segnali concreti.
La piazza di Trieste ha ospitato così una protesta che, in memoria della distruzione nucleare giapponese, ha acceso un faro sulle minacce attuali. La bandiera della pace che ha occupato la scena non è solo un simbolo ma un monito rivolto a chi governa e agli stessi cittadini, dentro una città che vuole restare ferma sulla difesa dei valori di solidarietà e rispetto della vita.
Ultimo aggiornamento il 6 Agosto 2025 da Elisa Romano