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Le telecamere che contano davvero oggi sono nelle mani di chi denuncia oppressioni nel mondo

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Telecamere al servizio di chi denuncia ingiustizie nel mondo. - Unita.tv
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Il cinema contemporaneo si trova davanti a una riflessione critica sul proprio ruolo nel raccontare le crisi sociali e politiche del nostro tempo. Céline Sciamma, regista e sceneggiatrice francese, ha sottolineato come le videocamere più importanti non appartengano alle produzioni mainstream, ma a chi documenta le ingiustizie e le violenze subite dalle vittime. Nel suo discorso al Premio Sergio Amidei all’Opera d’Autore, Sciamma ha offerto uno sguardo serrato su cinema, potere e resistenza.

Le nuove telecamere della verità sono in mano agli oppressi e ai testimoni diretti

Sciamma ha identificato come le superfici più rilevanti da cui si narrano le emergenze globali non siano più quelle del cinema tradizionale ma quelle dei testimoni diretti. In Palestina, chi filma racconta il genocidio della popolazione locale. A Calais, nei rifugi per migranti, si registra la brutalità della polizia francese che distrugge gommoni con coltelli. A Los Angeles, le telecamere raccolgono immagini dei raid dell’ICE contro i rifugiati. Questi dispositivi “in mano agli oppressi” catturano episodi che spesso sfuggono ai media comuni e sfidano narrazioni ufficiali. Così, la potenza del racconto diventa strumento di denuncia e resistenza.

Le riprese diventano prova e testimonianza, assemblando memoria visiva di violenze dimenticate o sminuite. Questo spostamento di potere verso chi vive direttamente le crisi mostra un cinema diverso: non costruito sulla finzione o l’illusione, ma sulla concretezza della realtà che si impone. Da qui, l’urgenza per il cinema ufficiale di interrogarsi su cosa significhi raccontare oggi.

Cinema di fiction, capitalismo e limiti nella rappresentazione della realtà

Nel suo intervento, Sciamma ha evidenziato come la fiction cinematografica si trovi intrappolata in un sistema nato con il capitalismo e con la produzione industriale. Questo contesto segna anche i conflitti mondiali e coloniali, rendendo difficile immaginare un racconto che sia al di fuori o contro questo ordine. In pratica, un’arte costruita all’interno di un’industria globale fatica a immaginare strade di dissenso radicale.

La regista ha sottolineato che il cinema, pur apparendo spesso come una forza resistente, si consacra in realtà a difendere un modello economico destinato a scomparire. Questa battaglia consuma le risorse e l’energia creativa, intrappolando con la necessità di convincere il mercato e il pubblico. Nel frattempo, il cinema finisce per perdere la capacità di esplorare a fondo nuove prospettive o strade di opposizione.

Sciamma ha poi portato l’attenzione sul fatto che questo limite si fa particolarmente evidente se si sceglie un modo di raccontare basato sulla “dolcezza”, ovvero su una resistenza pacifica e profondamente umana. Questo approccio rischia di essere smorzato o ignorato da un sistema che preferisce immagini più aggressive o vendibili.

Il cinema come archivio del nostro tempo e l’esempio delle autrici di fantascienza femministe

Nonostante le critiche, Sciamma ha riconosciuto al cinema il valore di archivio visivo di ciò che ha portato la società alle condizioni attuali. Anche qualora il cinema tradizionale dovesse sparire, resterebbe questo patrimonio, memoria documentale delle tensioni e dei modelli economici che ne hanno segnato la storia.

Infine, la regista ha citato alcune figure chiave della fantascienza femminista, come Mary Shelley, Octavia Butler, Ursula Le Guin, Françoise d’Eaubonne e Anna Rinonapoli. Queste autrici hanno immaginato mondi alternativi e hanno offerto visioni di ribellione e trasformazione, ma per Sciamma risultano “stranamente inadatte al cinema”. Questo fatto indica un invasivo disallineamento tra le narrazioni innovative di queste scrittrici e le possibilità reali offerte dall’industria cinematografica.

Queste riflessioni portano a interrogarsi sull’urgenza di nuovi linguaggi e forme di rappresentazione capaci di essere veramente al servizio di una narrazione che non si limiti all’illusione, bensì rifletta e sostenga le lotte reali che attraversano il mondo oggi.

Ultimo aggiornamento il 20 Luglio 2025 da Andrea Ricci

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Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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