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La chiocciola di fango neozelandese invade l’Acquedotto Storico Di Trieste, allarme per l’ecosistema locale

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Chiocciola di fango neozelandese minaccia l’Acquedotto Storico di Trieste. - Unita.tv
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In un angolo nascosto di Trieste, sotto la città, un piccolo mollusco sta attirando l’attenzione degli esperti e delle autorità. La chiocciola di fango neozelandese ha fatto la sua comparsa nell’Acquedotto Teresiano, la storica infrastruttura asburgica. Questo mollusco, capace di colonizzare in massa ambienti idrici con densità di mezzo milione di esemplari per metro quadro, rischia di modificare significativamente l’ecosistema locale sottraendo nutrienti ad altre specie e creando difficoltà tecniche nelle reti di acqua sotterranea.

Una presenza imprevista nell’Acquedotto Storico Di Trieste

La scoperta della chiocciola di fango nel sistema idrico sotto Trieste ha sorpreso molti. L’Acquedotto Teresiano, costruito nel XVIII secolo durante la dominazione asburgica, non era stato associato fino ad ora con la presenza di specie esotiche invasive. Il Comune di Trieste ha suggerito una possibile origine militare del mollusco, ipotizzando che sia stato introdotto dalle truppe neozelandesi durante la liberazione della città nel corso della Seconda guerra mondiale. Questa teoria spiega in parte il motivo di un organismo neozelandese in un ambiente così particolare e lontano dalla sua origine naturale.

L’allarme è alto, soprattutto per via della capacità di questo mollusco di monopolizzare grandi quantità di nutrienti. Quando l’ambiente è favorevole, la specie può proliferare rapidamente, conquistando fino a tre quarti delle risorse disponibili e causando un declino nelle popolazioni di altri organismi acquatici. Questo effetto sulla biodiversità potrebbe portare a un’alterazione marcata dell’equilibrio biologico dell’acquedotto e degli ambienti connessi.

Caratteristiche biologiche e impatto della chiocciola di fango neozelandese

La chiocciola di fango neozelandese non è solo un piccolo mollusco qualsiasi. Può raggiungere densità molto elevate nelle acque di torrenti, laghi o sistemi sotterranei, arrivando a concentrazioni di circa 500.000 individui per metro quadro. Un simile sovraffollamento ha diverse conseguenze. Dal punto di vista ecologico, la specie sottrae grandi quantità di nutrienti fondamentali per altre forme di vita acquatica. In pratica, si impone come dominante nel suo ambiente, limitando la presenza di insetti, altri molluschi e piccoli pesci.

Questo fenomeno può incidere sul pescato locale, facendo calare la biodiversità ittica. Sul piano pratico, la chiocciola provoca problemi anche agli impianti meccanici. Le reti, le tubature e i sistemi di filtraggio rischiano di intasarsi, con ricadute negative anche sulla gestione dell’acqua potabile o delle reti di drenaggio.

Il fatto che questa specie sia un pericolo ambientale noto in diversi Paesi non è una novità, ma la sua presenza in acque sotterranee giuliane apre scenari poco documentati. Il timore principale riguarda proprio le ripercussioni ancora da misurare sulla fauna locale e sugli equilibri nei corsi d’acqua vicini.

Conferme scientifiche e indagini multidisciplinari a Trieste

La presenza della chiocciola nelle condutture sotterranee di Trieste è stata accertata da un gruppo di ricercatori slovacchi e tedeschi impegnati in un progetto sulla fauna ipogea. L’iniziativa ha coinvolto anche diversi enti italiani, come il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università locale e la Società Adriatica di Speleologia.

Questa collaborazione internazionale ha permesso di raccogliere campioni e dati sul mollusco, confermando la sua presenza nello storico acquedotto e aprendo la strada a ulteriori monitoraggi. Al momento non è chiaro quali siano con precisione gli effetti della chiocciola sulle acque sotterranee della zona, ma si auspica che nel contesto dell’acquedotto e del sottofondo urbano le condizioni estreme non favoriscano una proliferazione incontrollata.

Le istituzioni locali hanno annunciato un ampliamento delle ricerche a corsi d’acqua e ambienti acquatici circostanti, per verificare eventuali altre colonizzazioni e mappare con più precisione la diffusione della specie.

Consigli del Comune e misure di prevenzione per limitare la diffusione

Il Comune di Trieste ha manifestato preoccupazione e ha invitato la popolazione a comportamenti responsabili per evitare di contribuire alla diffusione del mollusco. In particolare, si consiglia di pulire accuratamente attrezzature, scarponi e indumenti ogni volta che si frequenta un torrente o zone d’acqua simili. Questo perché frammenti di chiocciola o uova possono aderire a superfici e provocare nuovi insediamenti in aree non contaminate.

La prevenzione è al momento l’unica arma in mano agli esperti per preservare l’ecosistema giuliano e contenere i possibili danni. Anche se non ancora misurabili con precisione, gli effetti della chiocciola di fango sono considerati una minaccia concreta per equilibri delicati e per la gestione delle riserve idriche.

Ulteriori studi sono in programma, ma l’invito a evitare il trasporto involontario di questa specie rimane fondamentale nel contrasto a questa invasione silenziosa.

Ultimo aggiornamento il 30 Luglio 2025 da Elisa Romano

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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