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Infermiera di Udine confessa: tentativo ripetuto di uccidere il figlio con farmaci e insulina

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Infermiera di Udine accusata di tentato omicidio del figlio con farmaci - Unita.tv
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Una vicenda di cronaca nera ha scosso Udine: una donna di 61 anni, infermiera, ha ammesso di aver tentato di sopprimere il figlio di 35 anni con una serie di azioni drammatiche e pianificate in casa. Il racconto emerge durante l’udienza di convalida del fermo, svelando particolari agghiaccianti sulle modalità di quanto accaduto.

Il racconto choc dell’infermiera durante l’udienza

Lorena Venier, 61 anni, nel corso della sua testimonianza di fronte al giudice per le indagini preliminari ha descritto nei dettagli il suo piano per uccidere il figlio Alessandro. Ha spiegato che ha cercato di fargli perdere conoscenza con l’ingestione di farmaci, mescolando un intero blister nella limonata. Questo gesto, però, non ha sortito l’effetto sperato. Di fronte alla resistenza del figlio e al fatto che non riusciva a farlo addormentare completamente, ha quindi usato un’altra strategia: due iniezioni di insulina. Le fiale non erano un acquisto recente. Venier le aveva conservate da almeno cinque anni, prelevandole dal luogo di lavoro dove era impiegata come infermiera. Questo ultimo dettaglio è stato particolarmente significativo perché ha spiegato che originariamente le insuline erano destinate al suo intento di togliersi la vita.

Rimane il dubbio sull’evoluzione psicologica che ha portato la donna a cambiare obiettivo da un suicidio personale all’uccisione del figlio. L’episodio è al centro dell’inchiesta e il processo darà risposta a molte domande ancora aperte.

La dinamica dei fatti e il contesto familiare

Le accuse nei confronti della donna riguardano non solo l’omicidio ma anche la frammentazione del corpo della vittima. Il gesto estremo si è consumato nell’abitazione, restituendo un quadro di tensione e sofferenza intensa tra le mura domestiche. La scelta di usare metodi farmacologici mette in luce la conoscenza approfondita della vittima da parte della madre, che ha saputo sfruttare la sua professione medica per attuare un piano complesso. Quel che emerge è un rapporto segnato da conflitti gravi, al punto che la madre ha deciso di togliere la vita al figlio, con atti che hanno richiesto tempo e determinazione.

Le indagini hanno ricostruito il percorso della donna che ha preso farmaci, ha preparato le iniezioni di insulina, ha cercato di portare a termine il suo proposito nonostante le difficoltà evidenti. Non si tratta di un gesto impulsivo, ma previsto e pianificato, con elementi che fanno riflettere sulle condizioni psicologiche della madre e sul contesto familiare abbastanza difficoltoso da portare a questa tragedia.

Le implicazioni giudiziarie e il ruolo del tribunale di Udine

Il processo in corso parte dalla convalida dell’arresto di Lorena Venier. Il giudice ha ascoltato la confessione durante l’udienza, dove la donna si è assunta la responsabilità dell’atto. Il procedimento vede coinvolti avvocati e periti che si occuperanno di valutare la capacità di intendere e volere al momento del delitto, così come di accertare le dinamiche esatte dell’omicidio e le condizioni in cui è avvenuto.

Al momento resta ferma la gravità del crimine, classificato come omicidio aggravato, soprattutto per la premeditazione e la brutalità legate alla seconda fase del delitto, quella in cui il corpo viene smembrato. Tutti questi dati sono al vaglio del tribunale di Udine. Il procedimento si annuncia complesso, con approfondimenti sulla personalità di Venier e sul rapporto problematico con il figlio, ma soprattutto con l’obiettivo di fare chiarezza su tutte le circostanze che hanno portato a un epilogo così crudele e tragico.

I prossimi passi legali potrebbero portare a perizie più dettagliate e a testimonianze che aiuteranno gli inquirenti a ricostruire le fasi successive all’assassinio, completando il quadro di questa vicenda che ha lasciato sgomenta la comunità locale.

Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2025 da Matteo Bernardi

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Matteo Bernardi

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