Il Friuli Venezia Giulia si trova ad affrontare una fase di rallentamento economico accompagnata da una significativa contrazione demografica. Un report recente dell’osservatorio socio-economico Oseé, presentato a Udine dall’associazione RilanciaFriuli, mette in luce le difficoltà della regione rispetto al resto del paese. L’analisi parte da dati concreti che mostrano come la crescita del pil sia quasi ferma, mentre la popolazione in età lavorativa diminuisce e il mercato del lavoro resta instabile.
Analisi dell’ andamento del pil e delle dinamiche socio – economiche in Friuli Venezia Giulia dal 2002 al 2023
I numeri raccolti dall’osservatorio Oseé descrivono un quadro preoccupante per l’economia regionale. Tra il 2002 e il 2023, il pil del Friuli Venezia Giulia è cresciuto soltanto dello 0,7%, un tasso molto basso se confrontato con quello registrato nel nordest e a livello nazionale . Questo dato evidenzia una stagnazione che rallenta lo sviluppo locale.
Dal 2008 al 2023 la situazione peggiora ulteriormente: la regione ha perso circa il 3,6% della sua produzione interna lorda ed è ultima in Italia per questo indicatore dopo le regioni meridionali. Le previsioni fino al 2026 non sono incoraggianti: si stima infatti un aumento cumulato dell’1% contro un +2,8% previsto per l’intero paese.
L’esportazione rappresenta uno dei settori più critici. Il report segnala uno stallo nelle vendite estere soprattutto nella manifattura; escludendo la cantieristica navale – che mantiene qualche segnale positivo – tra il 2023 e il 2024 le esportazioni manifatturiere sono diminuite di oltre un miliardo di euro.
Mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia: aumento della precarietà e diminuzione degli occupati stabili secondo l’ osservatorio socio – economico
Il mercato occupazionale nel Friuli Venezia Giulia mostra segnali di debolezza strutturale con una forte presenza di contratti precari. Nel solo anno 2024 appena il 13,5% dei nuovi contratti attivati sarà a tempo indeterminato; oltre sette su dieci saranno invece rapporti a termine o forme intermittenti come i contratti in somministrazione.
Questa situazione ha portato ad un saldo negativo nei posti fissi pari a circa quindicimila unità ogni anno negli ultimi anni. La perdita riguarda soprattutto lavoratori giovani o in età produttiva che trovano difficoltà nel consolidare posizioni stabili sul territorio regionale.
Parallelamente si registra anche una riduzione complessiva delle persone in età lavorativa dal lontano 2002 ad oggi pari a circa cinquantottomila unità; secondo le proiezioni entro il 2034 questa cifra potrebbe salire fino a quarantasettemila persone perse dal mondo produttivo locale.
Dinamiche demografiche in Friuli Venezia Giulia: diminuzione delle nascite e crescita della popolazione anziana tra Trieste e Udine
La crisi demografica accompagna quella economica mettendo sotto pressione servizi sociali ed economia locale. La popolazione over 64 è aumentata nella regione di quasi cinquanta percento negli ultimi due decenni; contemporaneamente le nascite hanno subito una drastica riduzione pari al 34,5%.
Questo squilibrio accentua i problemi legati all’invecchiamento sociale con meno giovani disponibili sul territorio sia per partecipare alla vita lavorativa sia per sostenere consumi interni fondamentali alla ripresa economica regionale.
L’immigrazione non riesce finora a compensare queste perdite numeriche significative né ad invertire trend negativi consolidati da anni.
Ruolo marginale del turismo nel pil del Friuli Venezia Giulia nonostante incrementi rilevanti a Trieste e Udine
Secondo i dati rilevati dall’Oseé anche se c’è stata crescita nel settore turistico questa rimane insufficiente rispetto alle necessità complessive dell’economia friulana veneta giuliana. Dal 2002 le presenze turistiche sono aumentate solo del 10,2%, spinti principalmente dalla città di Trieste dove si registra addirittura +123%.
Nonostante questi incrementi locali però l’incidenza complessiva della regione sul turismo nazionale resta marginale intorno al 2,2%. In confronto più ampio, il nordest italiano contribuisce invece quasi per 39% alle presenze turistiche italiane totali.
Il settore turistico quindi appare ancora troppo limitato come fonte principale di reddito o occupazione su scala regionale rispetto ai problemi strutturali emersi nell’ambito industriale o demografico.
Articolo ripreso da ansa.it.
Ultimo aggiornamento il 14 Luglio 2025 da Luca Moretti