Fulvio Camerini resta una delle figure più influenti della cardiologia a Trieste e in Italia, grazie al suo impegno nella ricerca, nella didattica e nell’organizzazione dei servizi medici. Nato nel 1925, ha segnato la cardiologia triestina con un approccio rigoroso e pragmatico che ha unito la pratica clinica a solide basi scientifiche. Il centenario dalla sua nascita ha riacceso i riflettori sulla sua eredità, sottolineando quanto il suo lavoro abbia lasciato un’impronta profonda nell’Ospedale Maggiore e negli Ospedali Riuniti di Trieste.
Il suo insegnamento resta un modello per chi opera nel campo medico, specie per la capacità di coniugare innovazione, tradizione e attenzione umana, un equilibrio raro che ha formato generazioni di medici e cardiologi. Le sue parole e le sue idee continuano a guidare anche oggi chi dirige il dipartimento cardiotoracovascolare dell’ASUGI e coordina la scuola di specializzazione in Cardiologia.
Il percorso accademico e professionale di Fulvio Camerini: da Trieste a Londra e Stoccolma
Fulvio Camerini nasce a Trieste nel 1925, un punto di partenza che segnerà la sua vita e la sua carriera. Dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1949, si sposta all’estero per approfondire le sue conoscenze e perfezionarsi. Nel 1952, ottiene una borsa di studio presso il National Heart Hospital e l’Hammersmith Hospital di Londra, due centri all’avanguardia nella cardiologia. Questa esperienza lo porta a consolidare un metodo scientifico di lavoro basato sull’osservazione, sulla precisione e sulla ricerca.
A Stoccolma, nel 1959, e a Uppsala, nel 1965, continua lo studio di malattie cardiovascolari approfondendo aspetti fisiopatologici e clinici. Il suo background anglosassone si riflette in un approccio molto pragmatico che privilegia i dati e la revisione critica, elementi fondamentali per lo sviluppo di una medicina più solida. Questi anni sono la base per l’attività successiva in Italia, dove Camerini applica le sue competenze con concretezza, dando avvio a un sistema di assistenza e ricerca che diventerà un punto di riferimento.
La sua carriera è segnata da una massima, ripetuta spesso: «Se vuoi tracciare un solco diritto, attacca il tuo aratro a una stella». Questa frase araba lo accompagna nel definire la direzione da seguire, con chiarezza e determinazione, mantenendo sempre in primo piano il malato e la necessità di mantenere una visione d’insieme, evitando la frammentazione dovuta all’eccesso di tecnologia non guidata da una cultura solida.
Fondazione e sviluppo della fisiopatologia cardiovascolare a Trieste e la didattica universitaria
Nel 1964 Camerini fonda e coordina il servizio di Fisiopatologia Cardiovascolare all’Ospedale Maggiore di Trieste, un reparto che rappresenta il primo nucleo di una nuova organizzazione clinica e di ricerca. Da qui parte un cammino che lo vede assumere dal 1971 fino al 1996 la direzione della Divisione di Cardiologia degli Ospedali Riuniti di Trieste.
L’attività dell’unità si contraddistingue per la capacità di coniugare la ricerca con la cura del paziente, un mix che ha influenzato profondamente la cardiologia locale e nazionale. La fisiopatologia diventa così una disciplina chiave, fondamentale per comprendere i meccanismi delle malattie cardiovascolari e per sviluppare strategie terapeutiche efficaci.
Particolare risalto assume l’attività didattica avviata dal 1967 all’Università di Trieste con il corso di Fisiopatologia Cardiovascolare. Camerini, sempre attento a un rapporto diretto con gli studenti, privilegia un dialogo aperto e si concentra sui problemi reali del paziente, superando l’approccio puramente teorico. Questo metodo aiuta a formare medici capaci di affrontare con competenza e umanità situazioni cliniche complesse.
Le ricerche sul cuore di Camerini spaziano dallo studio dell’infarto miocardico alle cardiomiopatie, fino allo scompenso cardiaco. Nel 1978, insieme a Luisa Mestroni, avvia un Registro per le Cardiomiopatie che diventerà fondamentale nella raccolta e nello studio di dati clinici, istopatologici e genetici. Oggi il registro, spostato poi a Cattinara e arricchito sotto la direzione di Gianfranco Sinagra dal 1999, conta più di 3.500 pazienti seguiti nel tempo, un archivio prezioso per la ricerca e la cura.
L’impatto della ricerca genetica e medica e l’impegno sociale di Camerini
Il contributo di Camerini non si limita alla sola pratica medica. A fine anni Ottanta, insieme a Arturo Falaschi, estende la ricerca alle malattie cardiovascolari su un piano genetico e molecolare, anticipando tematiche da cui dipenderanno molte scoperte future nella cardiologia.
Il ricordo che ne fa Gianfranco Sinagra evidenzia come il suo stile di lavoro rispecchiasse anche una grande cultura generale, con una scrivania spesso piena di trattati cardiologici accanto a pagine di testi classici come la “Città di Dio” di Sant’Agostino o le “Lettere di San Paolo”. Questa miscela tra scienza e umanesimo rappresenta un filo conduttore della sua vita.
Oltre all’attività scientifica, Camerini si impegna sul fronte umanitario. Durante i primi anni di conflitto nella ex Jugoslavia, assieme al pediatra Franco Panizon, promuove l’iniziativa “Medicina per la Pace”: un progetto per portare assistenza medica ai profughi nei campi vicini al confine con Trieste. Alla base di questo impegno c’è uno stile di vita che pone l’uomo e non la malattia al centro, accompagnato da competenza, ascolto e solidarietà.
Il suo servizio nella politica, come senatore dal 1996, mostra la sua determinazione nella difesa della medicina basata sull’efficacia, come testimonia il suo intervento in Aula contro metodi privi di fondamento scientifico, esempio il “metodo Di Bella”. Resta così una figura capace di unire scienza, cura e impegno civile, una guida per la cardiologia e la sanità triestina.
Ultimo aggiornamento il 17 Luglio 2025 da Davide Galli