Il carcinoma della cervice uterina resta un problema sanitario senza confini, con la possibilità però di essere eliminato grazie a una strategia globale delineata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nonostante impegni internazionali e programmi nazionali, i risultati in Europa sono ancora lontani dal traguardo fissato. In Italia, dove la copertura vaccinale e la partecipazione agli screening sono modeste, gli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico potrebbero rafforzare l’azione congiunta di istituzioni e Regioni per spingere efficacemente la presa in carico preventiva.
Limiti Attuali Della Lotta al carcinoma della cervice in Europa e Italia
Il carcinoma della cervice è un tumore per il quale si è elaborata una strategia mondiale di eliminazione, ma i risultati rimangono insoddisfacenti in Europa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che si considera eliminato il cancro della cervice se i nuovi casi scendono sotto i 4 ogni 100mila donne. Alcuni Stati africani hanno compiuto progressi significativi, ma nessun Paese europeo è ancora riuscito a raggiungere questo parametro.
In Italia, la situazione è complessa. La copertura vaccinale contro il papillomavirus umano , responsabile della maggior parte dei carcinomi della cervice, è sotto il 70% nella maggior parte delle regioni. Questa soglia è lontana da quella indicata come necessaria per un’efficace protezione di massa. Inoltre, solo circa la metà delle donne eleggibili partecipano ai programmi di screening organizzato, che permetterebbero di intercettare le lesioni precancerose e intervenire tempestivamente.
La mancata adesione a vaccini e screening crea un vuoto sanitario che perpetua l’incidenza della malattia. Si tratta di un nodo critico, perché è soprattutto sulla prevenzione primaria e secondaria che gli interventi sono riusciti a ridurre le morti per carcinoma cervicale negli ultimi decenni, sia con la diffusione del vaccino sia con la diagnosi precoce.
Il ruolo potenziale degli IRCCS nella prevenzione e promozione della salute pubblica
Gli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico rappresentano in Italia un punto di riferimento importante, sia per la cura sia per la ricerca oncologica. La direttrice scientifica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, Silvia Franceschi, ha sottolineato la possibilità che gli IRCCS aumentino il proprio contributo nella lotta contro il carcinoma della cervice. Questo potrebbe avvenire attraverso la collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e le Regioni, enti che attualmente guidano le strategie di prevenzione e screening.
Gli IRCCS, disponendo di capitale umano, strutture avanzate e capacità scientifica, potrebbero offrire competenze di alto profilo per rafforzare le campagne vaccinali e sensibilizzare le popolazioni a rischio. Potrebbero inoltre sviluppare programmi mirati per raggiungere fasce della popolazione finora escluse dalle attività di screening, contribuendo a coinvolgere le donne che non hanno mai partecipato a controlli oncologici.
Franceschi ha insistito su un aspetto cruciale: ogni occasione di contatto con i servizi sanitari deve diventare un’opportunità per proporre lo screening. Questo richiede un impegno strutturato per identificare e attrarre quelle donne che non hanno mai effettuato controlli, una componente essenziale per abbattere la soglia di incidenza del tumore.
Papillomavirus e screening: nocciolo della prevenzione contro il tumore della cervice
Il papillomavirus umano si conferma come la causa principale del carcinoma cervicale, responsabile del 99% dei casi. La vaccinazione contro alcuni ceppi ad alto rischio ha rivoluzionato la prevenzione primaria, ma la sua diffusione completa trova ancora resistenze e differenze territoriali. Esistono disparità significative in Italia tra Regioni, che impattano direttamente sul numero di nuovi casi e sulla mortalità.
Lo screening, rappresentato da Pap-test e test HPV-DNA, rappresenta la seconda linea di difesa poiché consente di diagnosticare lesioni precancerose e tumori in stadi iniziali. La percentuale di donne che si sottopone regolarmente a screening rimane però troppo bassa per garantire una riduzione significativa dell’incidenza.
Il coordinamento fra Regioni, enti di ricerca e servizi sanitari può migliorare la copertura e la qualità dello screening. Tecniche più moderne e programmi più flessibili potrebbero facilitare l’adesione femminile, soprattutto tra le fasce più giovani o in situazioni di svantaggio sociale.
Proprio per questo motivo, l’allargamento del ruolo degli IRCCS sembra un’opportunità concreta per superare gli ostacoli attuali. Questi centri potrebbero supportare campagne informative efficaci, una gestione più attenta delle liste di invito e attività di prevenzione su misura.
L’obiettivo resta abbattere drasticamente i casi nuovi e portare l’incidenza del carcinoma cervicale sotto la soglia di emergenza, sul modello indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una sfida impegnativa ma non impossibile, se si combina lavoro di rete, ricerca e sanità pubblica.
Ultimo aggiornamento il 22 Luglio 2025 da Matteo Bernardi